Storia di un panico con Elio Pandolci a Palazzo Santa Chiara di Roma – Dal 2 al 4 marzo 2012 a Palazzo Santa Chiara di Roma
«Credo fosse nel maggio del 1902 quando feci una passeggiata nei pressi di Ravello» annota E. M. Forster. Infatti, lo scrittore inglese e sua madre Lily si recarono in vacanza a Ravello, ospiti della Pensione Palumbo, in una camera che aveva “una vista splendida” (non dimentichiamo che Forster è tra gli scrittori anglosassoni più obsessed dalla vista).
Il giovane Morgan rimane affascinato dall’atmosfera e dal luogo, così tanto da scrivere The story of a panic, Storia di un panico.
«Mi sedetti in una valle, a poche miglia dal paesino e, d’un tratto, il primo capitolo di un racconto mi invase la mente come se stesse aspettando in quel posto proprio me. L’ho preso e sono scappato in albergo dove l’ho scritto immediatamente.»
Il racconto venne pubblicato in Gran Bretagna solo nel 1911 suscitando – come temeva l’autore – la reazione negativa della madre che, dopo averlo letto, svenne e le ci vollero diversi giorni per riprendersi.
Motivo per cui, il racconto subì una battuta d’arresto a livello di pubblicazioni; e Forster cercò, in seguito, sempre di nascondere la sua omosessualità sia nella vita che nella produzione letteraria.
Il legame tra E. M. Forster e il genius loci ravellese è speciale. Non si tratta solo di ispirazione creativa ma di identificazione erotica. In altre parole, Ravello è stato per Forster il suo spartiacque sessuale. Il Sud dell’Italia ha dato il via a quel lento processo di conoscenza del suo vero essere, ossia di auto-conoscenza; e i suoi romanzi hanno portato a compimento tale processo. Non è dunque un azzardo sostenere che senza quell’aiuto, Forster avrebbe impiegato molto più tempo a intraprendere un percorso di conoscenza di se stesso e sarebbe stato, probabilmente, uno scrittore meno precoce di quanto sia stato.
Il Sud con le sue immagini, i colori, la carnagione brunita dal sole, ha rivelato allo scrittore inglese – e a numerosi suoi compatrioti artisti e intellettuali – la forza della sensualità, come scoperta del sé e come coraggio di vivere i propri sentimenti.
Storia di un panico va intesa come il racconto di una iniziazione, è senza dubbio uno scritto “coraggioso” per i contenuti allusivi che strizzano l’occhio al pubblico che si trova immerso in un’atmosfera mitica e al contempo realistica.
La lettura interpretativa di Elio Pandolfi di Storia di un panico ricrea tale atmosfera; gli intermezzi musicali del maestro Marco Scolastra – che esegue anche brani di Edward William Elgar e Benjamin Britten – contribuiscono alla creazione di una performance originale, briosa e sognante.
SINOSSI
1902. In una giornata d’estate a Ravello – scrive E. M. Forster – un medico e una comitiva di inglesi della quale fa parte il timido e introverso giovane Eustace decidono di recarsi a Vallone Fontana Caruso per un picnic.
Dopo aver mangiato, mentre il ragazzo intaglia uno zufolo dal legno, viene rimproverato dalla vecchia zia: «il dio Pan ha lasciato per sempre la sua dimora per colpa di quelli che, come te, non hanno rispetto per i boschi».
Pan! Quel nome sembra aver innescato una magia… segue un assoluto silenzio, rotto dal fischio dello zufolo e da un colpo di vento, simile a un ululato.
Paura! Il gruppo scappa ma nel panico generale, nessuno pensa a Eustace che sembra scomparso. Inghiottito dal mistero.
Solo in seguito, le zie lo troveranno svenuto, circondato da sinistre orme di zoccoli caprini.
Il comportamento di Eustace, una volta ripresosi, è diverso: corre, gioca, canta, ride e soprattutto insiste a voler incontrare un tal Gennarino, un pastore del luogo.
Nonostante i continui rimproveri, gli entusiasmi di Eustace non si placano nemmeno durante la cena e le sue urla tengono sveglia la comitiva per tutta la notte.
Il medico parla con Gennarino, l’unico che sembra sapere cosa sia accaduto a Eustace. Il pastorello risponde laconico: «Eustace, ora, appartiene solo al bosco».
Quella stessa notte, Eustace fugge dalla finestra. E scompare nuovamente senza lasciare traccia. L’unica speranza di ritrovarlo è affidarsi a Gennarino che, in cambio di dieci lire, accetta l’incarico. In realtà, non ha nessuna intenzione di trovare Eustace, appena intascati i soldi fugge ma si ferisce a morte.
Alle prime luci dell’alba la comitiva britannica si ritrova a vegliare il corpo esamine di Gennarino.
Mentre dal bosco circostante giungono le risate mefistofeliche di Eustace.
PALAZZO SANTA CHIARA
dal 2 al 4 marzo 2012
Piazza di Santa Chiara, 14 Roma – tel. 06 6875579
orari spettacoli: dal Venerdì al Sabato ore 21, Domenica ore 18
Costo del biglietto da € 22 a € 18