Avete mai sentito il rap in Friulano?

Un mese fa su tutti i distributori digitali e in formato cd è uscito il primo album solista di Dj Tubet, il rapper e freestyler noto per l’uso della lingua friulana nel panorama della black-music.

Il disco, pubblicato dall’etichetta “Centedischi”, si intitola “Fin Cumò” è una raccolta dei migliori singoli usciti tra il 2011 e 2020 in un percorso vario tra, lingue, culture, e tradizioni apportate dalle collaborazioni recenti con altri artisti europei ed extraeuropei.

Ci racconti com’è iniziato il tuo amore per la musica rap/reggae, e perché ami declinarla in lingua friulana?

Ho iniziato ad allenarmi nell’improvvisazione rap nel 1998, tutto è capitato in modo naturale nei primi anni delle superiori annunciando la fine delle lezioni ai compagni di classe in rima.

Canto nella mia lingua madre (il friulano) perché sonoricamente suona molto in linea con l’inglese americano, o il giamaicano e ritmicamente rende molto bene.

C’è anche un amore per la mia gente, la ruralità e la vita di provincia che adoro rappresentare attraverso questa lingua minoritaria a rischio di estinzione…

Quali altri lingue è possibile ascoltare nel ultimo album?

Oltre alla lingua friulana e italiana le lingue coinvolte dalle collaborazioni sono: tedesco, sloveno, inglese, inglese americano, francese, persiano, amarico, slovacco, calabrese, mandinka, fulah e patois giamaicano.

In questo mix linguistico, la presenza femminile e maschile è ben bilanciata grazie all’apporto dei featurings.

In copertina disegni una F con le mani perché?

E’ una sorta di traduzione friulana dei “gang signs” americani, dove gli artisti mostrano con la fierezza dei loro gesti la propria zona di appartenenza, un modo per reinterpretare alcuni stilemi della cultura hip hop all’interno della veste grafica del disco con design “Friûlpoint“

Da una ricerca in rete ti vediamo spesso attivo nelle scuole, raccontaci di queste esperienze con i ragazzi

Si è vero, sono conosciuto per aver portato il freestyle e la lingua friulana, nei concerti jazz, nei live con orchestre, nelle dance-hall reggae o in grossi festival come ad esempio il Rototom Sunsplash o il Sziget, ma anche nelle scuole e nei contesti educativi.

Sono uno tra i pionieri in Italia di pedagogia hip hop, ed ho sperimentato come il rap e il reggae possano essere utili, con i giovani e giovanissimi, come strumenti per veicolare cultura creando al contempo un approccio positivo alla vita.

E’ possibile ascoltare il disco in rete sul profilo Spotify dell’artista

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