Uno.nessuno si racconta
“Allucinazioni”, nuovo singolo di Uno.nessuno, è la visione di un uomo perso nel caos di oggi, le sofferenze, le indifferenze della gente, la paura di non saper vivere in un mondo a cui non appartiene, la speranza che tutto torni alla natura vera, esso stesso vive alla ricerca di un equilibrio utopico, la ricerca di un angolo magico ,diverso, pieno di illusioni mai sopite, disposto a tutto ,anche a rinunciare a tutto ciò che ha avuto fino ad oggi, per ritrovar se stesso, il contatto perso nel mondo di oggi ,la noia del vizio che spegne i ragazzi, allora immagina un mondo che forse è scomparso ma vale la pena cercarlo.
Qual è stato il momento che ti ha fatto dire “voglio fare musica”?
Diciamo che all’età di 10 anni ho cambiato idea, da fare il pilota a fare musica, un sogno da bambini lo abbiamo avuto tutti, io vivevo praticamente solo per la musica, una passione forte, una immensa voglia di imparare ed ascoltare, c’è chi ama il calcio io ho sempre amato la musica anche da piccolo, con una estrema curiosità su come si aveva un suono, alcune cose ti colpivano a segno, dalla voce perfetta di Elvis, alla batteria degli Zeppelin io adoravo tutto questo e li adoro ancora ora.
Raccontaci “Allucinazioni” in qualche riga.
“Allucinazioni” è nata casualmente, in un momento difficile della mia vita, avevo trovato un reef di chitarra che mi turbava, un arpeggio ipnotico, poi cominciai a metterci su quello che mi veniva in testa, ed ebbe inizio una strofa, la feci ascoltare al mio amico bassista Toni Carbone, per sapere che ne pensava, mi rispose immediatamente, come sempre sincero, che lo turbava molto, a quel punto ho cominciato a fissarmi sul pezzo, anche a me portava questo, ma comunque un emozione, poi la svolta arrivò con l’inciso che portò speranza e leggerezza al brano… Registriamolo mi disse è bellissimo.
Che cosa ti manca maggiormente della vita pre-covid?
Sicuramente la libertà di fare ciò che voglio, non sono uno socialmente molto aperto alla gente, ma alla natura si, allora ho bisogno di vedere cose nuove, un viaggio, un museo mi arricchisce l’anima, più che altro questo, il resto sto bene con la mia famiglia, a casa ho un piccolo home recording, e questo mi basta, un buon compromesso, è sempre una buona soluzione.
Qual è l’aspetto della tua musica di cui vai più fiero?
In assoluto la libertà di espressione, nel comporre non mi metto mai un idolo davanti, vado libero dove mi porta la mia anima, anche nel suonare i brani siamo tutti molto liberi di ricercare, di provare, condividendo le nostre emozioni, la produzione è a cosa che amo di più in un disco, con i suoi tempi, penso che alla fine arrivi al pubblico, un po’ come si faceva negli anni 70, si prova si ascolta e poi si registra.
Qual è invece il tuo tallone d’Achille, l’aspetto su cui senti di dover migliorare?
Penso che sono troppo disordinato, e tendo sempre a passare aventi a un altro progetto, un’altra canzone, per poi tornare indietro, altra pecca è che non ricordo mai i testi, solo appena scritti. Poi dimentico tutto, ho una mente caotica, penso che questo è il problema, penso tanto, scrivo a secondo dei periodi tantissimo, ma dimentico appena qualche giorno dopo averla scritta.
Come speri di continuare la tua esperienza musicale?
Spero di produrre del materiale bello da ascoltare, di poter fare ancora ricerca in musica, di poter continuare ad essere libero, di non subire condizionamenti, di restare indipendente, mi piacerebbe un progetto elettronico-acustico, sono molto incuriosito dal legame della musica con la natura, in particolare con le piante, vedremo…