Simone Bertanza è un giovane singer-songwriter bresciano, al debutto discografico con Rivertale Productions.
Qua possiamo ascoltare i primi due singoli dell’EP in uscita a fine Marzo.
Jammin’ on The River: https://youtu.be/NyV0kXGOTNo?si=henxWgeJ0RKrWkku
Renate: https://www.youtube.com/watch?v=a9Zk_4AgsKw
Abbiamo voluto indagare meglio tra gli ascolti e le fonti di ispirazione di questo giovane artista, per provare a capire cosa ci attende.
Ecco le scelte di Simone Bertanza.
1) HOME – John Butler
HOME è un album di John Butler uscito nel 2018, che è stato un periodo di transizione fondamentale per il mio stile musicale, ed è l’album che più di tutti mi ha fatto innamorare della chitarra folk australiana, delle accordature aperte, e che in generale mi ha aperto una porta su un mondo musicale fondamentale per l’artista che sono ad oggi.
2) Devils & Dust – Bruce Springsteen
Devils & Dust è un’album di Bruce Springsteen uscito nel 2005; lavoro di stampo prettamente acustico, in cui è centrale la crudezza degli arrangiamenti, fatti prettamente di armoniche a bocca e chitarre acustiche, a lasciare grande spazio a testi di caratura estremamente matura e riflessiva. In comune con l’album precedente si trova un tour promozionale dell’artista in modalità one-man band; è anche grazie a questi primi due album ed artisti che ho scoperto la potenzialità di questa espressione artistica sul palco.
3) Heartbreaker – Ryan Adams
Disco di debutto di uno degli artisti di cui mi sono recentemente, ma tanto profondamente innamorato. Risalente al mio anno di nascita, ovvero al 2000, Heartbreaker non me l’ha distrutto il cuore, me l’ha curato. Mi è stato regalato dal mio migliore amico Osasmuede per il mio compleanno dei 22 anni, e da li non ho più potuto farne senza. La sincerità della scrittura e dell’espressione artistica di Adams mi ha sconvolto fin dal primo istante, e questo album racchiude tutta l’essenza di un cantautore turbato, fatto per turbare, proponendo brani riflessivi dall’arrangiamento anche qui, tanto crudo ed essenziale, quanto profondo e riflessivo.
4) Last Night In The Bittersweet – Paolo Nutini
È stato il primo album di Paolo Nutini che ho ascoltato con la dovuta e doverosa attenzione, e che mi ha fatto scoprire l’essenza di questo incredibile cantautore. Ogni brano contenuto in questo album è diverso l’uno dall’altro, come fossero piccole gemme, perfette nel loro individualismo, ma che trovano la combinazione perfetta all’interno di questo disco. Un pop raffinato, espressivo e mai banale; l’esempio perfetto da seguire se si vuole fare del pop-folk, con punte di rock-blues di qualità come punto a fare io, per quanto possibile.
5) LION – Steph Strings
Torniamo in Australia, per quest’ultimo disco, che è in realtà un EP, di una talentuosissima artista emergente, one-woman band dal nome Steph Strings. Il suo suono, i suoi testi e la sua voce sono la piena espressione del nuovo folk delle coste australiane. Strings è stata ed è un’artista fondamentale per il mio percorso artistico, perché ritrovo in lei un grandissimo punto di riferimento, sia sotto il punto di vista live, esibendosi per l’appunto, da sola con chitarra, voce e armonica a bocca, sia per quanto riguarda la scrittura e la produzione. Se mi sono innamorato del folk delle coste australiane è anche grazie a questa giovanissima ed incredibile artista, con la quale spero davvero un giorno di poter condividere un palco e mostrarle tutta la mia gratitudine ed ammirazione.