Paul Gilbert alla Casa del Jazz di Roma

Mercoledì 16 novembre alla Casa del Jazz alle 21, riprende la rassegna “Guitar Legends” con la  live masterclass con Paul Gilbert, una connessione tra una classica masterclass e un concerto. Paul Gilbert alternerà la parte didattica alla esecuzione di brani  accompagnato da una band.

Paul Brandon Gilbert (Carbondale, 6 novembre 1966) è un chitarrista heavy metal statunitense. Noto per la sua velocità e tecnica chitarristica, iniziò la sua carriera con i Racer X, per poi approdare nei Mr Big ed intraprendere una carriera solista. È stato inserito al 4º posto da GuitarOne nella lista dei più grandi shredders di tutti i tempi[1], mentre Guitar World lo ha menzionato tra i 50 chitarristi più veloci di tutti i tempi.

Gli esordi

Inizia ad ascoltare musica sin dalla tenera età grazie all’influsso di un’imponente raccolta di dischi nella casa paterna. Il piccolo Paul prende la sua prima chitarra in mano quando ha appena sette anni ma abbandona temporaneamente, per riprendere alcuni anni più tardi. Egli ha modo di crearsi una buona cultura musicale che spazia fra i più disparati generi. All’età di dieci anni ascolta con diletto Beatles, Pink Floyd, e arriva ad ammirare persino la musica dei Jackson 5, per non parlare del suo amore per la musica classica, che lo affascinerà per diversi anni.

A 13 anni ha già formato una band con cui suona cover (di Rush, Van Halen, U.F.O. e altri) e pezzi propri. A sedici anni invia un nastro della propria band al talent scout Mike Varney, fondatore dell’etichetta Shrapnel Records, specializzata in virtuosi della chitarra. Varney, che da poco aveva scoperto Yngwie Malmsteen, lo pubblica sulla rivista Guitar World. L’anno seguente si trasferisce a Los Angeles per studiare al GIT – Guitar Institute of Technology, dove si diploma diciannovenne, nel 1985, divenendo anche insegnante di chitarra nella stessa scuola. Nello stesso anno, partecipa, non accreditato, all’album Trouble In The Streets dei Black Sheep di Willie Basse, dove suona in cinque pezzi (The Day Of The Kids, Stick To My Guns, Love Warrior, Eyes On Love e Trouble In The Streets). Trova anche il tempo di farsi costruire una chitarra da Wayne Charvel, allora titolare di uno dei più famosi custom shop dell’area di Los Angeles.

Racer X

Nel tempo trascorso al GIT conosce gli studenti John Alderete, virtuoso bassista, e Harry Gschoesser, batterista austriaco, nonché il cantante Jeff Martin, trasferitosi da Phoenix a Los Angeles dopo aver lasciato la sua band, i Surgical Steel. I quattro cominciano a suonare insieme al GIT (alle sette di mattina perché solo allora le sale erano libere) e compongono diversi pezzi, dandosi nome Racer X. Sempre nel 1985 i quattro si recano nella California del nord per registrare il loro primo album, Street Lethal. Per le registrazioni Paul ricorda di aver usato la sua Charvel custom made e una Squier Stratocaster avuta in prestito. Subito dopo la realizzazione del disco Gschoesser lascia la band e, dal momento che gli è scaduto il visto da studente, torna in Austria.

L’anno successivo Paul ha come studente Bruce Bouillet, e ne nota la bravura alla chitarra. Dopo aver provato qualche fraseggio suonato in armonia durante le lezioni, decide di domandargli se vuole unirsi ai Racer X. Bruce accetta e la nuova formazione, ora con Scott Travis alla batteria, comincia a suonare nei club di Los Angeles (Roxy Theater, Troubador), collezionando il tutto esaurito già dopo alcuni mesi. Intanto il gruppo sta sviluppando il sound che lo renderà famoso: i complicati fraseggi suonati ad elevata velocità dalle due chitarre in armonia fra di loro. Tale sviluppo è bene evidente nel secondo album, Second Heat, del 1987, in cui è contenuto anche il brano più rappresentativo dello stile dei Racer X, lo strumentale “Scarified”. Nel 1988 la band registra un concerto al Country Club di Los Angeles, che diverrà il disco dal vivo Live Extreme Volume, forse il live con più tecnica strumentale mai registrato. Nello stesso anno, però, Paul lascia la band, resosi conto dell’impossibilità di portare la fama dei Racer X ad una platea più ampia di quella dei musicisti, attratti dalla strabiliante tecnica strumentale dei componenti, e tentato dall’offerta di suonare insieme fattagli dall’ottimo bassista Billy Sheehan.

Mr Big

I Mr. Big nascono nel 1988 dall’incontro tra Paul e Billy Sheehan, già membro fondatore dei Talas ed ex-bassista della band solista di David Lee Roth. I due si propongono di sviluppare un sound rock ma al tempo stesso melodico e accessibile ad una platea più ampia di quella degli strumentisti, in cui la tecnica fosse al servizio della canzone e non viceversa. Per fare ciò, Gilbert e Sheehan reclutano Eric Martin alla voce, che si era già fatto un nome negli ambienti AOR di Los Angeles incidendo un paio di album a proprio nome e il turnista Pat Torpey alla batteria, forte di diverse collaborazioni ad alto livello, in primis con l’ex bassista dei Led Zeppelin John Paul Jones. Ottenuto quasi subito un contratto con l’etichetta Atlantic Records,i quattro incidono il disco di debutto, l’omonimo Mr. Big, nel 1989. L’album, che contiene, fra le altre, le canzoni “Addicted To That Rush” (in cui chitarrista e bassista fanno sfoggio della loro notevole abilità strumentale) e “Had Enough”, riscuote buoni consensi negli Stati Uniti ma, soprattutto, in Giappone, dove i Mr. Big divengono rapidamente uno dei gruppi più noti su scala nazionale. Nel 1991 esce il secondo disco, Lean Into It, ed è con questo che la band ottiene uno strepitoso successo planetario: la traccia d’apertura “Daddy, Brother, Lover, Little Boy”, vede Paul e Billy che suonano scale armonizzate con l’aiuto di un trapano, mentre la canzone che chiude l’album, la ballata acustica “To Be With You” diventa un singolo di proporzioni gigantesche, installandosi in testa alle classifiche di tredici Paesi. Il terzo capitolo, Bump Ahead, vede la luce nel 1993, in un nuovo clima musicale: l’heavy metal più leggero e commerciale che aveva dominato le classifiche negli anni Ottanta è ormai passato di moda in favore del grunge, e molti vecchi fan hanno cambiato gusti, facendo ridurre nettamente le vendite di gruppi che, fino ad un paio di anni prima, le misuravano in milioni di copie. Bump Ahead, pur essendo un buon album (da segnalare gli episodi Colorado Bulldog e la cover di Cat Stevens “Wild World”), risente di tutto ciò; inoltre, accentua il lato più pop della musica dei Mr. Big, a descapito di quello rock, alienandosi così ulteriori consensi e mantenendo un alto profilo solo in Giappone, dove la band continua ad essere popolarissima. Nel 1996 il gruppo licenzia anche Hey Man!, ma il clima musicale è ormai completamente avverso e il disco passa quasi sotto silenzio in Occidente (non così nel Paese del Sol Levante). Nel 1996 Paul abbandona i Mr. Big (che recluteranno il degno sostituto Richie Kotzen, ex membro dei Poison) per dedicarsi alla carriera solista.

Tempi recenti

Dopo la sua esperienza con i Mr. Big (sostituito da Richie Kotzen) riprende quella con i Racer X. Nel frattempo si dedica anche ad album solisti di notevole spessore artistico come Burning Organ, King Of Clubs, Gilbert Hotel, Tribute to Jimi Hendrix, Raw Blues Power (suonato con lo zio Jimi Kidd), Space Ship One e Alligator Farm inserendo talvolta brani di musica classica di Bach, Mozart, Ludwig Van Beethoven eseguiti con grande maestria. Oltre a numerosi album, la sua produzione comprende anche video didattici in cui mostra le varie tecniche chitarristiche come Terrifying Guitar Trip, Intense Rock I, Intense Rock II e Guitar From Mars. Nel 2006 pubblica il suo primo album completamente strumentale, Get Out Of My Yard. Nel 2007 partecipa al G3 con Joe Satriani e John Petrucci, chitarrista dei Dream Theater. Nel marzo 2009 si riunisce con la formazione originale dei Mr.Big per una serie di concerti in Giappone. La collaborazione prosegue ancora oggi, hanno suonato a Roma da poco tempo.

Strumentazione

Paul Gilbert suona esclusivamente chitarre Ibanez, live e in studio, dal 1988. Nel 1990, Ibanez produce un modello signature PGM100 (Paul Gilbert Model) su base RG con pickups DiMarzio. Negli anni, il modello PGM subisce diverse variazioni, sia nella forma che nelle caratteristiche (legni, pickups, ponti fissi ecc), per un totale di sedici di fabbricazione Giapponese, uno di fabbricazione coreana (PGM3), e un modello acustico, la PGA1000. Nel solo 2009 Ibanez produce ben tre modelli, la PGM401, la PGM100RE (Reissue) e la PGMFRM1 (FireMan), e per il 2010 è prevista l’uscita di un altro Reissue, la PGM300RE, vincitrice di una votazione online indetta da Ibanez. Oltre ai suoi modelli signature, Paul usa alcuni modelli custom costruiti su sue specifiche dal Custom Shop Ibanez, e una serie di modelli Ibanez “vintage” che colleziona, in special modo le copie di Flying-V e i modelli Artist. Negli anni Ottanta Paul usava preamplificatori ADA MP1 e finali Metaltronix. Dagli anni Novanta fino al 2005 ha usato amplificatori Laney per poi passare definitivamente a Marshall.

Tecnica Strumentale

Paul Gilbert è ad oggi considerato uno dei migliori chitarristi del mondo. Il suo stile si è molto modificato col passare degli anni. Agli inizi e nel periodo dei Racer X il suo vocabolario sonoro si può essenzialmente ricondurre ad una base metal tipica degli anni Ottanta, periodo in cui l’ultratecnicismo virtuosisitico era una sorta di prerequisito per accedere al genere: spezzoni di scale suonate con plettrata alternata ad altissima velocità, fraseggi neoclassici (basati prevalentemente sull’utilizzo della scala minore armonica e degli arpeggi semidiminuiti), sweep picking, tapping, dive bombs. Nel periodo dei Mr. Big gli elementi già acquisiti non scompaiono del tutto (a titolo di conferma si vedano “Addicted To That Rush” e “Daddy, Brother, Lover, Little Boy”), ma sono affiancati in maniera crescente da tecniche e sonorità tipiche del pop-rock propriamente detto: maggiore attenzione per la melodia nelle parti soliste, utilizzo di accordi completi (in opposizione ai power chord del “periodo metal”) e della chitarra acustica. Gli anni della carriera solista vedono Paul approdare ad una più versatile scelta stilistica, che incorpora anche blues, ritmi latinoamericani e power pop di scuola Cheap Trick. Rimane comunque prevalente, nel fraseggio di Gilbert, la preferenza per la plettrata alternata con sapiente uso del legato, economy picking e string skipping in luogo di altre tecniche come lo sweep picking o il fingerpicking che comunque padroneggia superbamente (vedere i video “Paul Gilbert Flamenco” e “Paul Gilbert Solo Live in San Francisco” per farsene un’idea). 

Casa del Jazz: viale di Porta Ardeatina, 55 Roma

Info: 06/704731

Ingresso  15 euro

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