Habitus – Performance di Barbara Lalle. A cura di Michela Becchis e Roberta Melasecca a Santa Marinella, Roma

HABITUS 

Performance di

Barbara Lalle

A cura di Michela Becchis e Roberta Melasecca 

18 dicembre 2021 dalle ore 11.00 fino al tramonto
Spiaggia della Passeggiata di Santa Marinella
Via Aurelia – Santa Marinella (RM)

Sabato 18 dicembre 2021 dalle ore 11.00, presso la spiaggia antistante alla Passeggiata di Santa Marinella, Barbara Lalle presenta la performance Habitus, a cura di Michela Becchis e Roberta Melasecca. L’evento è patrocinato dalla Città di Santa Marinella, promosso da Interno 14 next in collaborazione con la TAG Tevere Art Gallery e blowart, e si inserisce all’interno del progetto “Dante 700” della Biblioteca Civica A. Capotosti realizzato con il sostegno della Regione Lazio per Biblioteche, Musei e Archivi – Piano Annuale 20-21 L.R. 24/2019. 

Dalle ore 11.00 di sabato mattina fino al tramonto, Barbara Lalle darà vita ad una durational performance a cui si potrà assistere dall’alto della Passeggiata e che sarà trasmessa anche in diretta streaming attraverso i canali social. La performance diventerà anche progetto fotografico realizzato attraverso gli scatti di Marco Marassi.

Alle ore 12.00 interverranno il Sindaco Avv. Pietro Tidei, la Consigliera comunale Dott.ssa Maura Chegia e la direttrice della Biblioteca Dott.ssa Cristina Perini; seguiranno letture di alcuni canti della Divina Commedia eseguite da Francesca Antonelli e Alessio De Persio, altra iniziativa organizzata dalla Biblioteca Comunale e curata dall’ITFF International Tour Film Festival. 

[…] La performance di Barbara Lalle è una riflessione che dialoga, in un calibratissimo quotidiano, con un pensiero che non condannò l’eccedente come elemento visibile di un eccesso negli stili di vita, ma ne sottolineò lo statuto di convenzione, consuetudine atta a frapporsi con la libertà di dire, quella che nel mondo greco era la παρρησία. Una libertà di dire che spesso vede il suo riverbero spento dagli oggetti che più ci appartengono, che più sono parte di noi: gli abiti. […] Se il più influente e cogente concetto di habitus del secolo scorso, quello di Piere Bordieu, identificava in quella parola attività e pratiche che concorrono a far sì che un individuo si renda parte di un gruppo, realizzi la sua quotidianità, entri a far parte di un “inconscio collettivo” di classe, si può provare a far scivolare nella materialità degli abiti affidati al fuoco da Lalle questa nozione. Quegli abiti dentro cui ci si ritrova, che ci rendono riconoscibili oppure, più o meno consapevolmente, omologati, dentro cui decidiamo la nostra appartenenza, vanno senz’altro trattati con cura, tenuti da conto perché parte di una vita, di scelte, di affetti ed emozioni che ci hanno connotati e tuttavia, questo dice il gesto silenzioso dell’artista, è necessario far perdere loro la caratteristica dell’oggetto per trasformarli in esperienza. Un’esperienza che disvela, che concede proprio la parresìa, la libertà di dire. Ma quale libertà prende corpo nella consegna al fuoco degli abiti? Non solo la libertà individuale di privarsi dell’habitus, ma quella collettiva di riconoscimento reciproco nelle proprie essenzialità, spogliati di ciò che impaccia, di ciò che nel vissuto di ciascuno, nelle emozioni, nelle gioie, nelle fatiche, nel confronto lascia una sorta di residuo, di peso specifico che irrigidisce e costruisce, produce l’isolamento che la performance disperde come la cenere.” (dal testo critico di Michela Becchis)

La performance Habitus di Barbara Lalle non è un’accusa contro il consumismo e l’accumulo compulsivo, né una denuncia al materialismo, né l’avallo di una cultura dell’infinitamente poco. È, invece, una riflessione non istantanea sulla pura e semplice ricerca della felicità. Spinti dai desideri, mossi dai sogni, quanto più cerchiamo, più ci allontaniamo da quello che spesso confondiamo e identifichiamo con bisogni e necessità. […] La ricerca della felicità è ricerca senza termine, senza il finale raggiungimento di quanto bramato, utopicamente voluta e inconsciamente desiderata. La felicità è, dunque, concetto temporale che può assumere diversificate forme e aspetti: nostalgia, utopia, illusione, disincanto, astrazione; e nella ricerca della felicità proiettiamo tali sembianze materializzandole in un flusso continuo di oggetti e spazi che si accumulano di pari passo alle esperienze. Barbara Lalle tenta un percorso inverso: la sua ricerca della felicità è l’incarnazione di un singolo momento felice -di tanti e susseguenti momenti felici- nel quale riconsiderare l’essere nella relazione con gli altri esseri animati e inanimati. Ogni azione ed ogni movimento diventano gesti sacrali dell’intimo e sguardi amorosi del fuori che, reiterati in un tempo lungo, si misurano nel corpo del singolo e in quello della comunità. E così ogni abito, prima debitamente e accuratamente ripiegato, diviene testimone di memorie passate e vissute, di felicità esigue e passeggere o indelebili e perenni; ogni abito, vestito e spogliato, è l’invenzione di vite, creatore di felicità che permangono e rimangono insite nella storia personale. Ogni abito è e non è più; è nel presente che immediatamente si tramuta in passato e proiezione del futuro in un sistema ciclico aperto e indeterminato. Ogni abito trasfigura il suo significante, se ne spoglia infondendolo totalmente allo spirito di chi lo possiede e appare, dopo tale procedimento, cosa morta, non più vitale, destinata alla scomparsa della sua materialità. Rimane la pura felicità dell’essere stato e dell’essere ora, il solito di sempre ma casualmente diverso.” (dal testo critico di Roberta Melasecca)

Barbara Lalle, terapista per la riabilitazione neurologica post‐traumatica e docente impegnata quotidianamente nell’integrazione delle disabilità gravi, mossa da una “emergenza di dire”, come artista, attraverso le varie forme delle arti visive (pittura, fotografia, video, ecc) e della performance, esplora le modalità in cui disagio, deprivazione, dolore possano essere compresi, narrati, superati. Sperimenta da anni le diverse modalità di arte partecipata, coinvolgendo altri artisti e le comunità locali dove opera. Finalista Premio Adrenalina 2012; finalista Premio Cascella 2015; Premio Città di Soriano 2015; menzione speciale Bridge Art 2018. Performance: 2015. L’arte dell’errore giudiziarioIl labirinto di Icaro involato, MAXXI; Esodi, MACRO. 2016 Rilevazione-Rivelazione; ContattoNon è area per voi, RM; Logos in progress, RM. 2017. M-UNO Interno 14, MACRO; Bautta, Millepiani RM; APRIR-SI, Case Romane del Celio RM; 2018. Burning Home, Tevere Art Gallery; Buck up and cry!, MACRO; Realtà Istantanee, MACRO; Punto di Partenza, portici di Piazza Vittorio Emanuele II Roma; Più forte, T.A.G. Roma; Stauros performance itinerante Roma, Ring Giardini di Colle Oppio Roma, Tre cose vuole il campo, Roma.

Immagine in copertina: ph @Marco Marassi

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