Generazione ’68. Sociologia, Trento, il mondo, la mostra presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale di Trento

Generazione ’68. Sociologia, Trento, il mondo, la mostra presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale di Trento – Lunedì 14 maggio alle ore 18.00 presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale di Trento si inaugura un’esposizione dedicata alla generazione del ’68 e al fermento degli anni anni Sessanta. Linguaggi, stili e miti dell’epoca entrano in mostra per indagare le radici del movimento studentesco, tra il contesto trentino e quello internazionale. Le tre sezioni, divise su tre piani dell’edificio, esplorano “il ’68 dei giovani”, con un’esplosione di colori e suoni, “il ’68 dei movimenti”, con i simboli delle proteste studentesche e dei cambiamenti internazionali, e “il ’68 di Sociologia”, con le tappe fondamentali della storia della facoltà. «Una mostra che contribuisca a superare alcuni luoghi comuni sul ’68 e a rileggere quel tempo in una prospettiva meno nostalgica e più critica», è quanto auspica Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione Museo storico del Trentino.

«Ed è da quando son tornato che mi sento così… è un continuo impulso ad essere villano, mi capisci sì? Vedi, è come se partecipassi ad un gioco con delle regole che per me non hanno senso… perché le ha fatte della gente sbagliata. No anzi… non le ha fatte nessuno, sembra che si facciano da se stesse». Così si racconta Ben (Dustin Hoffman) nel film “Il laureato” del 1967. In poche frasi condensa il modo di essere dei giovani, il loro essere contro le regole e l’autorità. C’è un’epoca in cui una generazione ha fatto di questa sensazione, di questa transitoria condizione esistenziale, il denominatore comune verso cui far confluire simboli, costumi, linguaggi. Si tratta ovviamente degli anni ’60, culminati nel 1968.

Il percorso espositivo, promosso dalla Fondazione Museo storico del Trentino con la collaborazione dell’Università degli Studi di Trento, racconta quegli anni, tra contesto trentino e panorama internazionale, tra movimento studentesco e immaginario culturale.

«Il ’68 è un’occasione di riflessione per la collettività su un fenomeno che ha generato un cambiamento della nostra società. Un momento di discontinuità che – sostiene il rettore dell’Università di Trento Paolo Collini – vogliamo contribuire a raccontare per parole e immagini in una narrazione ricostruita grazie alla collaborazione tra il nostro Ateneo e la Fondazione Museo storico. È anche un’occasione per interrogarci, dentro ad un dibattito che coinvolge molti attori, sull’eredità che ha lasciato nelle generazioni a venire, a distanza di cinquant’anni».

“Generazione ’68. Sociologia, Trento, il mondo” sarà inaugurata lunedì 14 maggio alle ore 18.00 presso quello che è stato il simbolo del ’68 trentino, la facoltà di Sociologia, oggi Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale di Trento e resterà aperta fino al 15 dicembre 2018.

«A distanza di cinquant’anni il ’68 continua a suscitare forti passioni», sottolinea Mario Diani, direttore del Dipartimento che ospita la mostra. «Sarebbe ingenuo attribuire agli eventi di quell’anno la responsabilità, in positivo o in negativo, per le trasformazioni che abbiamo vissuto, nella sfera privata come in quella pubblica, nei decenni successivi. La storia segue, ovviamente, dinamiche più complesse. Ma sarebbe altrettanto ingenuo ignorare che il nostro modo di guardare al mondo è profondamente cambiato dopo quell’anno. Anche per questa ragione, il Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento è lieto di collaborare con la Fondazione Museo storico del Trentino nell’organizzazione della mostra che ripercorre alcuni aspetti salienti di un anno straordinario».

La mostra, curata da Michele Toss e Sara Zanatta e allestita dallo Studio doc office for communication and design – Bolzano, è rivolta a chi abbia voglia di “vedere” il ’68 attraverso la lente di una generazione che si definì prima di tutto “anti-autoritaria”; è anche un invito agli studenti e alle studentesse a scoprire il fermento intellettuale e politico che cinquant’anni fa ha animato i corridoi di Sociologia.

Per consentire ai visitatori di entrare nel clima di quegli anni, l’esposizione prende in prestito linguaggi e modi che allora emersero con prepotenza. Non può quindi mancare la musica, con playlist scelte da alcuni giovani del ’68 e diffuse attraverso megafoni posizionati nei giardini esterni del Dipartimento. Ma non possono mancare nemmeno il cinema, con la sua capacità di parlare alle masse, e il costume, con le mode, i riti e le nuove libertà. Anche questi “modi” di essere entrano in mostra nell’installazione al pianterreno che ospita slogan, simboli, suggestioni di quegli anni.

“Generazione ’68. Sociologia, Trento, il mondo” si pone però anche l’obiettivo di raccontare quel periodo uscendo dai luoghi comuni che hanno fatto del ’68 un evento monolitico e auto-evidente. Per farlo, si è lavorato in due direzioni. Da una parte, la ricerca si è concentrata sull’idea del ’68 come fenomeno esplosivo ma non improvviso: tutti gli anni ’60 sono stati anni ribollenti, e queste “radici” sono una parte importante della mostra. Dall’altra, l’allargamento cronologico è stato affiancato da un ampliamento della geografia del ’68: non solo Trento e non solo la contestazione studentesca.

I tre livelli tematici in cui si articola il percorso espositivo sono divisi su tre piani dell’edificio. Si parte dal piano terra dove l’ampia corte interna e i giardini invitano a entrare nell’epoca della cultura giovanile targata anni Sessanta, a sostare nello spazio della controcultura, a rileggere brani musicali e stralci di poesie, a ripercorrere mode e miti. Questa esplosione di colori e di suoni fa da snodo tra il piano interrato e il primo piano, fra Trento e il mondo. Scendendo di un livello troviamo la storia di Sociologia: è lo spazio più esteso della mostra e racconta le tappe principali della facoltà a partire dal 1962, quando è stato fondato l’Istituto superiore di scienze sociali, fino all’anno accademico 1968/1969. Si parla dell’arrivo dei primi studenti a Trento, delle materie studiate nella prima facoltà di sociologia d’Italia, delle occupazioni e dell’affermazione del movimento studentesco, dell’esperienza (forse irripetibile) dell’università critica; ma anche di qualche passo falso e delle diverse reazioni alla contestazione. Il movimento studentesco trentino però non è trattato come un fatto semplicemente locale, ma diventa parte di un discorso globale. Al primo piano scopriamo come già dai primi anni Sessanta ci fosse un intero mondo in movimento, non solo nelle università e nelle scuole ma anche nella politica, nei diritti civili, nella religione, nei costumi. Attraverso un richiamo visivo ai simboli della protesta, viene offerto un affresco di alcune esperienze studentesche connesse a Trento, come Berkeley e Torino, e dei principali avvenimenti internazionali, dai movimenti per i diritti civili all’opposizione alla guerra del Vietnam, dalla primavera di Praga alla rivoluzione culturale cinese.

Il percorso allestitivo farà da cornice a un calendario di iniziative che accompagneranno i sei mesi di apertura: seminari, visite guidate, presentazione di libri e molti altri eventi, i primi dei quali si terranno tra la fine di maggio e i primi di giugno 2018. La Fondazione ha inoltre avviato una collaborazione con i rappresentanti degli studenti e delle studentesse del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale per un’attività formativa finalizzata alla realizzazione di visite guidate. A partire da settembre è previsto un ciclo di incontri per la formazione di operatori e operatrici in grado di condurre le visite in autonomia e l’organizzazione di un cineforum, curato e organizzato dall’Unione degli Universitari di Trento.

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