Andrea Gail, il drink cinema ispirato a “La Tempesta Perfetta”, di Dario Paolucci

Andrea Gail, il drink cinema ispirato a “La Tempesta Perfetta”, di Dario Paolucci, bar manager del Wisdomless Club di Roma

DRINK: ANDREA GAIL
(ispirato al film “La Tempesta Perfetta”, di Wolfgang Petersen, 2000)

BARMAN: Dario Paolucci, bar manager del Wisdomless Club di Roma

INGREDIENTI:

4 cl bourbon Jefferson’s Ocean Aged at Sea
2 cl whiskey Teeling
Float di whisky Laphroaig Lore
Zucchero
Bitter al cardamomo
Gocce di soluzione salina

Bicchiere: Old Fashioned
Garnish: scorza di limone

PREPARAZIONE:
In un bicchiere Old Fashioned, sciogliere mezza zolletta di zucchero nel bitter al cardamomo e soluzione salina, aggiungere il bourbon Jefferson’s Ocean invecchiato in mare e il whiskey Teeling e mescolare su ghiaccio. Versare un piccolo strato di whisky scozzese torbato sulla superficie del drink e guarnire con scorza di limone.

ISPIRAZIONE:
Drink ispirato alla vicenda del peschereccio Andrea Gail, che alla fine dell’ottobre del 1991, spingendosi fino a Flemish Cap, a est di Terranova, si trovò al centro di quella che poi venne definita come “La Tempesta perfetta”, che causò la morte di tutti i membri dell’equipaggio e che ha ispirato l’omonimo film con George Clooney. Due tempeste, una proveniente da sud e l’altra da nord-ovest, andarono a unirsi all’uragano Grace, che si era formato il 27 ottobre da un sistema subtropicale. L’Oceano si scatenò con una furia senza precedenti e le onde si trasformarono in terribili pareti verticali d’acqua. Queste tempeste sono rappresentate dai tre spirits del drink, uno americano, uno scozzese, uno irlandese, a simboleggiare i confini dell’Oceano Atlantico e i differenti caratteri che si incontrano e si scontrano all’interno del bicchiere. Il tutto creato da Dario Paolucci, bar manager del Wisdomless Club, in Via Sora, 2 a Roma, a due passi da Largo Argentina – www.wisdomlessclub.com. Senza giudizio, o anche con leggerezza. Questo è il significato di Wisdomless. Che non rappresenta necessariamente qualcosa di sbagliato. Ispirati tanto da Eichendorff che nel suo racconto Vita di un perdigiorno narra avventure fiabesche e passeggiate nella natura, quanto dai surrealisti francesi degli Anni Venti che organizzavano le passeggiate banali e disorientanti dei flâneurs parigini, i gentiluomini di fortuna di Wisdomless sembrano usciti dalle chine di Hugo Pratt. Eleganti, tatuati, bons vivants, raccontano di pellegrini dalle braccia tatuate e di Wunderkammer sospese nel tempo, in un luogo incantevole, la Foresteria dei Boncompagni, Duchi di Sora, nel Rione Parione a Roma. Un posto pieno di meraviglie: un incrocio tra un’invenzione di Jules Verne e un gabinetto delle curiosità, in cui tra ossa e alligatori, incisioni antiche e pugnali del lontano Oriente, ci si tatua, si bevono cocktails classici e originali, si sogna e si viaggia nelle sale del Club. Un po’, come Xavier de Maistre viaggiava attorno alla sua stanza oppure come De Selby, il personaggio creato da Flann O’Brien, viaggiava con il suo pensiero, costituendo una sfida alle convenzioni comuni, uno squarcio nella tela delle credenze assodate, una sfida per i paradigmi scientifici e sociali dominanti. Proprio come Wisdomless, senza giudizio e con leggerezza.

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