“Anatomia di una colluttazione”, il disco d’esordio di Saverio D’Andrea

“Anatomia di una colluttazione”, il disco d’esordio di Saverio D’Andrea – La vita di una storia d’amore in dieci capitoli. Un sound contemporaneo, essenzialmente pop, che strizza l’occhio alle sonorità anni ‘60, passando dal surf allo swing, dalla canzone d’autore al country

Dieci brani, dieci episodi che raccontano tutte le fasi di una storia d’amore importante, fotografandone i conflitti e i momenti di crescita. E’ “Anatomia di una colluttazione”, il primo disco di Saverio D’Andrea, cantautore campano. Prodotto artisticamente da Valter Sacripanti, l’album è stato registrato tra Caserta, Napoli, Terni e soprattutto Roma ai Forward Studios ed esce per l’etichetta Isola Tobia Label.

L’idea che anima l’album è quella di una mescolanza tra vecchio e nuovo, tra passato e futuro, sia dal punto di vista concettuale che quello più strettamente legato alla scelta dei suoni. Il sound è contemporaneo, essenzialmente pop, ma strizza l’occhio alle sonoritàanni ‘60, passando dal surf allo swing, dalla canzone d’autore al country.

Il titolo “Anatomia di una colluttazione” si riferisce all’analisi (a posteriori), allo studio attento di un incidente improvviso, inaspettato, prima con l’altro e poi con noi stessi. “Alla fine di una storia importante – racconta l’autore – ci si rende conto che l’incontro-scontro con l’altro in realtà non può risolversi al meglio se non avviene il vero incontro-scontro con noi stessi. Questo disco ruota attorno a questo pensiero. Il dualismo perenne io e te / io e me stesso fa da sfondo alle riflessioni e alle storie raccontate in queste canzoni”.

Ogni brano è una fase precisa di un percorso profondo che parte da un innamoramento quasi adolescenziale, passa per momenti prima di conflitto e incomprensione e poi di separazione e allontanamento, per arrivare finalmente a una fase finale di riflessione sul proprio io. In questo senso la track list non è casuale.

La stagione musicale di Isola Tobia Label ha visto la pubblicazione degli album di Miriam Foresti, Vorianova, Jacopo Perosino e Saverio D’Andrea. In programma anche novità di Carlo Mercadante, Daniele Sarno, Gerardo Tango e hUMANOALIENO da seguire sul sito www.isolatobialabel.com

ANATOMIA DI UNA COLLUTTAZIONE” BRANO PER BRANO

  1. Hai perso la testa per un pazzo

È l’inizio. Il primo contatto, i primi segnali, le paure che derivano dalla voglia di lasciarsi andare e concedersi un sentimento forte. C’è il timore di ammettere che si è di nuovo vulnerabili, di nuovo esposti ma c’è anche la voglia di iniziare mostrandosi per come si è. Senza filtri e senza riserve.

  1. Casalingo

Una divertente fotografia in una vita matrimoniale dei giorni nostri, con una lei lavoratrice, determinata e ambiziosa e un lui disoccupato che, non per scelta, rimane a casa ad occuparsi dei figli. “Casalingo” tratta di una situazione volutamente estremizzata, quasi caricaturale, intesa come spunto ironico per una riflessione sulla difficoltà dell’accettazione dell’interscambiabilità dei ruoli uomo-donna, marito-moglie, nella quotidianità domestica. Nel testo la scelta del contrasto lessicale tra le parole “casalingo” e “vichingo” vuole ironizzare sulla presunta sfortuna di un uomo che col matrimonio, sperava di vivere una vita da “marito”, la deriva di maschio alfa rimbecillito a cui tutto era dovuto al quale il destino ha riservato un ruolo a che mai si sarebbe aspettato.

Il brano è uscito accompagnato da un divertente videoclip nato da un’idea dello stesso D’Andrea, che porta la firma del regista Enrico Pascarella. (IL VIDEOhttps://youtu.be/3jrf5w6bGs8)

  1. Superpoteri

L’amore vero non ha bisogno di artifici. Possiamo sentirci veramente liberi di amare qualcuno soltanto nel momento in cui rischiamo tutto. “Superpoteri” è una promessa d’amore eterno. Si fa pulizia di tutto il superfluo per arrivare all’essenza di un messaggio d’amore universale. “Superpoteri” racconta della voglia di seguire i propri sogni restando l’uno vicino all’altro, sempre. È una canzone che parla di sacrificio, di dedizione, di un legame che resiste al tempo e allo spazio. Ed è soprattutto una riflessione sull’accettare le proprie imperfezioni e i limiti e far pace con la nostra propria oscurità. Ancora una volta lo sguardo su sé stessi è estremamente importante per far funzionare le cose in due.

  1. Nomi cose città

“Nomi cose città” racconta una storia d’amore e d’amicizia. La voglia di crescere insieme aiutandosi a migliorare, di condividere i momenti importanti, diventano i pilastri su cui si edifica il mondo emotivo. La malinconia è forte ma è presto addolcita dalla voglia di impegnarsi. La paura del futuro fa capolino tra i ricordi ma è presto smorzata dalla certezza di non esser soli.

  1. Grammatica drammatica

Una riflessione sull’incomunicabilità che può manifestarsi in una relazione. La paura di non capire l’altro e di non riuscire a farsi capire può condizionare le cose che facciamo e che diciamo. Nonostante il sentimento predominante sia negativo, il brano propone una risoluzione positiva al conflitto. La chiave è nel volersi davvero capire, nel volersi davvero incontrare. L’approccio è scherzoso, quasi tragicomico.

Racconta di un tipo di amore che oggi sembra esser quasi in via d’estinzione. Quell’amore fatto di sacrifici, di lontananze e speranze, di continui ostacoli da superare, di dedizione profonda. “Lacuoratore” nasce dalla sintesi delle parole “lavoro” e “cuore” per raccontare la quotidianità di qualcuno che lavora per il bene di chi ama, si impegna, assume e accetta responsabilità, corre rischi, scende a compromessi, decide di combattere per qualcosa in cui crede.

  1. Soldato vagabondo

Il viaggio può essere un’occasione necessaria per provare a vedere le cose che ci fanno stare male da un altro punto di vista. Eppure si finisce col rendersi conto che non serve andare lontano per capire quali sono le cose che contano davvero, basta cambiare anche di poco la nostra prospettiva.

  1. Sola andata

E’ l’inizio della fine. La crisi è ormai maturata ed esplosa, restano solo gli ultimi tentativi disperati per salvare il salvabile o per abituarsi a stare bene da soli. Solitudine, mancanza, vendetta, rabbia e dolore vengono tritati insieme e alimentano uno stato confusionale.

Le cose vanno talmente male che fanno quasi ridere. Quando non si ha ancora lucidità e consapevolezza completa per capire cosa stia realmente accadendo spesso ci si ritrova a minimizzare o addirittura ridicolizzare quello che ci succede, forse per difendersi dall’affrontare l’inevitabile.

  1. Tua culpa

Con “Tua culpa” si tocca il fondo. Sopraggiunge la lucidità che serve per analizzare quello che è successo e si prova in tutti i modi a razionalizzare qualcosa che in realtà ha ben poco di razionale.

La tentazione di cadere nel gioco delle colpe è grande e la sfida è proprio quella di riuscire a sopravvivere a un dolore così profondo da soli, con dignità e senza ricorrere a soluzioni dannose che peggiorano le cose.

Il ribaltamento del celebre verso del Confiteor della tradizione cattolica è inteso per dar voce a due entità opposte e in conflitto di uno stesso caos interiore. “Tua culpa” per certi versi racchiude forse meglio di qualsiasi altro pezzo l’idea che è al centro dell’intero disco: se andiamo a fondo ad analizzare quello che ci è successo con qualcuno che abbiamo amato finiremo di sicuro a fare un’analisi importante su noi stessi.

  1. Le poesie sulla sedia

Si esce da un grande dolore soltanto passandoci attraverso. E dopo che si è fuori ci si solleva per fare i conti con noi stessi e ripartire da ciò che conta davvero. Per fare pulizia del superfluo per guardarsi in uno specchio riconoscendosi davvero c’è bisogno di lavorare per esclusione e focalizzare quelle poche cose e persone che fanno da pilastri alla nostra vita.

“Le poesie sulla sedia” è tornare bambini, è il ritrovarsi in un nido, è la promessa di ricostruirsi migliori, è la pace fatta con le proprie debolezze, è la dolcezza di una malinconia che finalmente ci aiuta a costruire il domani, nonostante ci sommerga.

Chi è SAVERIO D’ANDREA

Saverio D’Andrea, classe 1987, è cantautore, compositore, polistrumentista e linguista. Scrive da anni testi, anche in lingue diverse dall’italiano (come l’inglese e lo spagnolo), nella composizione di brani di musica leggera si arricchisce costantemente attraverso diverse collaborazioni, stage e seminari con esperti del settore come Riccardo Sinigallia, Enrico Pieranunzi, Francesco Gazzé, Andrea Rodini, Bugo, Pier Cortese, Mogol, Giuseppe Anastasi, Francesco Bianconi, Fausto Donato. Ha lavorato e lavora come compositore di musiche per progetti teatrali e televisivi, di musiche per mostre internazionali d’arte contemporanea e per lavori discografici di giovani interpreti. E’ Premio Mia Martini 2013 come autore del brano “Il tuo respiro” interpretato da Rosa Chiodo. Ha partecipato come autore alla finale del Festival della canzone italiana a New York 2014 con il brano “Conosco un posto”.

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