Monte San Martino nel Lomaso, un sito di interesse Europeo

Monte San Martino nel Lomaso, un sito di interesse Europeo – Sede di ricerca archeologica, da alcuni anni il sito di monte san Martino nel Lomaso accoglie studenti e laureati italiani e stranieri. Quest’anno l’attività di scavo, sostenuta dalla Soprintendenza per i Beni librari archivistici e archeologici della Provincia autonoma di Trento, ha preso avvio nel mese di luglio e si sta concludendo in questi giorni. Oltre una ventina gli studenti universitari e i ricercatori giunti sul monte da diverse regioni italiane (Trentino, Friuli, Veneto, Lombardia) e dalle Università di Friburgo e di Francoforte. A questi si è aggiunta una rappresentanza slovacca dell’Università di Trnava, coinvolta nel progetto dalla Commissione archeologica dell’Accademia delle Scienze bavarese, partner del progetto di ricerca nel Trentino. Il sito è stato visitato nei giorni scorsi da Sebastian Sommer, responsabile della Soprintendenza archeologica della Baviera, da Bianca Marzocca, segretario generale dell’Accademia bavarese e da Volker Bierbrauer, direttore della Commissione archeologica delle medesima Accademia.

Si è trattato di un importante momento di verifica da parte del prestigioso ente culturale tedesco di quanto attuato a fronte degli impegni e degli investimenti assunti nel progetto archeologico in corso nel Lomaso dall’Accademia, partner anche finanziario assieme alla Provincia autonoma di Trento e al Comune di Comano Terme. Il giudizio espresso dal segretario generale al termine della visita è stato di viva soddisfazione a riconoscimento del valore delle ricerche condotte assieme agli archeologi trentini in questo straordinario luogo, per quanto è stato possibile dimostrare a livello di contenuto e di testimonianze conservate sul posto. Un’assicurazione quindi della volontà di proseguire nel sostegno finanziario per garantire agli scavi la partecipazione dei propri ricercatori, coordinati da Marcus Zagermann che per conto delle Commissione archeologica tedesca affianca Enrico Cavada, archeologo della Soprintendenza trentina e responsabile degli scavi avviati sette anni fa.

 

Nelle passate stagioni sono stati riportati in luce ampi tratti delle mura costruite attorno alla sommità e documentati diversi edifici, fra cui spiccano i resti di un magazzino servito per la custodia di ingenti quantità di cereali e di altre derrate distrutto da un violento incendio sul finire del VI secolo. E’ inoltre emerso un oratorio-mausoleo funerario eretto in età gota e quindi servito nel medioevo da base per l’impianto della chiesa di San Martino (anch’essa ritrovata dopo la sua totale scomparsa verso la metà del secolo scorso).

 

In questi ultimi tre mesi gli scavi hanno appurato gli ulteriori sviluppi del sistema difensivo andando a riportare alla luce, perfettamente conservato, l’antico ingresso posto in corrispondenza del lato settentrionale del monte, quello che guarda verso le Giudicarie e la val di Non. Lo indicano il tratto della ripida strada d’accesso, il fronte continuo della cinta che la sovrasta, l’andito d’accesso verso il portone d’ingresso, riquadrato da due contrafforti laterali e protetto da due torri quadrangolari ai lati. In un’area esterna prossima al perimetro meridionale delle mura, è stato altresì ritrovato un edificio ottimamente conservato, le cui parti superstiti rivelano l’intervento di maestranze molto preparate, così come è avvenuto per le altre strutture edilizie.

 

Molto ancora rimane sepolto, individuato solo da analisi di fotografie dall’alto e da anomalie del terreno e questo rappresenta la sfida futura per i ricercatori in relazione alla concreta possibilità di indagare in maniera estensiva e completa un insediamento giunto integro così come è stato abbandonato. Un insediamento  nato e predisposto per ragioni di sicurezza nel cuore delle Alpi, baluardo a difesa dell’ultimo lembo di mondo romano su una linea avanzata che dalla Vallagarina raggiungeva le pendici delle Dolomiti di Brenta. Il tutto per fermare i barbari e poi, mutato lo scenario, per mantenere aperte le Alpi verso il cuore della pianura Padana e verso Roma agli imperatori, ai mercanti e ai pellegrini del Sacro Romano Impero.

Informazioni
Provincia autonoma di Trento
Soprintendenza per i Beni librari archivistici e archeologici
Via Aosta, 1 – 38122 Trento
www.trentinocultura.net/archeologia.asp

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