La Dorothy Circus Gallery di Roma presenta la doppia personale Jungle Boogie del cileno Victor Castillo e Full of Emptiness dell’Italiano Paolo Pedroni.
Uniti da un profondo spirito critico nei confronti della tendenza all’iper-consumo della società capitalista occidentale, Castillo e Pedroni presentano in questa occasione due serie inedite ed ispirate dalla reciproca urgenza di veicolare un comune dissenso rispetto alla schiavitù del consumismo che, se nella prospettiva del pittore italiano “ci rende tutti vittime”, dal punto di vista del cileno Castillo comporta una vera e propria “perdita totale di coscienza dettata da un reale indottrinamento causato dall’interferenza dei mass media”.
Cresciuto sotto un regime totalitario, la cui influenza ha profondamente pesato su Castillo che autodenuncia la propria ricerca artistica come ispirata anche alle opere letterarie dell’intellettuale dissidente cileno Roberto Bolaño, il pittore individua il leitmotiv concettuale del corpus di Jungle Boogie nell’ambivalenza dettata da un lato dalla chiara ispirazione cartoon e occidentale di alcune tra le figure pop più famose dello scorso secolo – come i Looney Tunes – e dall’altra dalla forte critica nei confronti della spinta globalizzante e globalizzata guidata dai mercati economici, che soffocano le culture dei singoli paesi in favore di un appiattimento e uno sciacallaggio di usi e costumi.

Particolare attenzione da parte di Pedroni anche e soprattutto al tema dei Social Networks, che se da un lato sono ormai universalmente riconosciuti come strumenti potentissimi di veicolazione di messaggi molto positivi, si pensi agli americani Black Lives Matters e MeToo o all’argentino Ni Una Menos, dall’altro sono ormai diventati portatori di sofferenze dettate dal confronto nell’arena sociale, forieri di depressione e auto-isolamento e in special modo canali privilegiati per la trasmissione velocissima di notizie inquietanti e inquinate, ormai alla luce del sole ben prima della denuncia di The Social Dilemma. Una lente di ingrandimento sull’emergenza della dipendenza da tutti i devices della nostra quotidianità (specialmente a danno dei giovanissimi), quindi, viene posta dal pittore italiano, che sviscera attraverso le sue tele le problematicità della nostra sovraesposizione alla tecnologia notificando la presenza del marcio in Danimarca, per dirla con l’Amleto.
Una deriva che ci lascia inermi e lobotomizzati, dunque, quella sottolineata dai due artisti in quest’occasione, che declinano la spietatezza dell’economia globale attraverso le proprie tele ad olio e acrilico, il cui spirito Kawai per Pedroni (molto influenzato dal figurativo contemporaneo orientale) e cartoon per Castillo, si reificano in due serie profondamente pop e surrealiste, ugualmente irridenti ed introspettive com’è tipico dei movimenti legati alle avanguardie.
Una maestria tecnica, la denuncia sociale, la psichedelica palette di colori e l’influenza di alcuni dei nomi più importanti dell’arte su scala internazionale, tra i quali si annoverano Federico Fellini, David Lynch, Ennio Morricone, Camille Rose Garcia, Hayao Miyazaki, Haruki Murakami, Isabel Allende, Fyodor Dostoevsky, Francisco Goya, Miss Van, Mark Ryden, Sergio Leone e Pier Paolo Pasolini, sono solo alcuni degli ingredienti di questa doppia personale, che si prospetta essere la conclusione speciale di un anno che di certo verrà a lungo ricordato tra le generazioni a venire.
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