Dal 17 al 26 novembre torna la Trilogia d’Autunno. Cavalleria rusticana (17, 21 e 24), Pagliacci (18, 22 e 25) e Tosca (19, 23 e 26) all’Alighieri. Cavalleria rusticana, Pagliacci, Tosca: un manifesto del Verismo in tre capolavori conclude la XXVIII edizione di Ravenna Festival con un viaggio nel teatro in musica “sull’orlo del Novecento”. Dal 17 al 26 novembre la Trilogia d’Autunno impegnerà il Teatro Alighieri in un’appassionante maratona lirica che vedrà le tre opere alternarsi sul palcoscenico sera dopo sera. L’Alighieri si è trasformato in un’instancabile macchina produttiva, ma anche in vero e proprio laboratorio: palestra e trampolino per giovani interpreti, alcuni dei quali al proprio debutto nel ruolo, nonché luogo di sperimentazioni ad opera di un team affiatato – Cristina Mazzavillani Muti regia, Vincent Longuemare light design, David Loom visual design, Davide Broccoli video e Alessandro Lai costumi. Sul podio dell’Orchestra Giovanile Cherubini Vladimir Ovodok: il giovane direttore si è formato all’Italian Opera Academy di Riccardo Muti e guida l’Orchestra della Radiotelevisione Bielorussa. Il coro è quello del Teatro Municipale di Piacenza, preparato da Corrado Casati, mentre le voci bianche del coro Ludus Vocalis sono dirette da Elisabetta Agostini. Inoltre Cavalleria e Pagliacci remix apriranno le serate con una narrazione inaspettata, frutto dell’incontro fra ragazzi dagli 8 ai 18 anni e due opere in grado di catturare l’immaginazione anche delle generazioni più giovani. Nelle performance che precederanno l’opera vera e propria, i capolavori di Mascagni e Leoncavallo rivivranno nell’originale rilettura di giovani che si affacciano per la prima volta al mondo del teatro in musica con una curiosità pronta a trasformarsi in passione.
Dal 2012 la Trilogia ha esteso il Festival oltre i tradizionali confini estivi con trittici d’opera che hanno reso omaggio a compositori simbolo quali Verdi e Puccini. I titoli proposti quest’anno hanno segnato il tramonto di un’epoca e l’alba di nuovi tempi: è infatti al termine dell’Ottocento che il melodramma italiano ritrova nuova linfa. Nel 1890 Mascagni conquista i teatri con l’immediatezza espressiva di Cavalleria rusticana, imponendo il verismo in musica, mentre due anni dopo Pagliacci di Leoncavallo trasfigura un fatto di cronaca nelle tinte fosche di una passionalità senza scampo: così la “parola scenica” esplode e dona nuova luce a una tradizione secolare. Quella stessa luce splende sull’eroismo tragico di Tosca, nella forza drammaturgica e nella raffinatezza della partitura con cui Puccini apre il secolo.
“Per definire ambienti e tratti interpretativi la tecnologia è, come sempre, uno strumento prezioso – nota Cristina Muti – Così, in Cavalleria le proiezioni disegnano lo spazio racchiuso tra chiesa e osteria, esaltando quel codice d’onore che nella ritualità della sfida conduce alla morte e alla disperazione; mentre in Tosca le immagini virtuali vibrano al trascolorare delle luci, in chiaroscuri da cui emerge la passione politica, ancor più che quella amorosa. In Pagliacci, invece, il circo si trasfigura in un set cinematografico in bianco e nero, dove le luci inseguono i personaggi svelandone i sentimenti, perché se non esiste rito più rito del circo è anche vero che il cinema è il grande rito collettivo della modernità, inaugurato negli stessi anni in cui queste opere si impongono al pubblico”.
Oltre a rappresentare una grande celebrazione del genio operistico italiano che coinvolge tutta la città, compresi i suoi cittadini più giovani, la Trilogia si conferma anche un motivo d’attrazione per l’incoming turistico fuori stagione: numerosi gruppi da Francia, Gran Bretagna, Finlandia, Israele, Olanda e Germania hanno infatti scelto il Teatro Alighieri e la città di Ravenna per una tre giorni all’insegna dell’opera lirica. “La risposta del pubblico, anche straniero, alla Trilogia è un riconoscimento importante – sottolinea il Sovrintendente del Festival Antonio De Rosa – perché conferma che conciliare qualità interpretativa e strategie produttive che tengono conto di economie di scala rese possibili da allestimenti funzionali e innovativi, è la strada giusta per lo sviluppo dell’opera lirica nei Teatri di tradizione. Tre opere che si alternano tutte le sere: un’impresa titanica resa possibile da una parte dalla trascinante visione registica di Cristina Muti, dall’altra dal prezioso apporto del foltissimo pubblico e di tutti i sostenitori della Trilogia: la Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, BPER Banca, Cooperativa Muratori e Cementisti CMC, Poderi dal Nespoli, Unipol Banca e Morina, nonché dei nostri partner istituzionali Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Comune di Ravenna, Regione Emilia Romagna e APT”. Per i gruppi stranieri, come per tutti gli spettatori della Trilogia, sarà disponibile l’app gratuita e multilingue Lyri, che sostituisce i sovratitoli con la sincronizzazione in tempo reale del libretto d’opera sul proprio smartphone o tablet. L’app ha debuttato nel 2015 proprio al Teatro Alighieri e da allora è stata scelta da vari teatri in Italia e in Europa – da Parma a La Fenice di Venezia, fino a Copenaghen.
Giovani energie creative per ravenna festival
Cavalleria rusticana e Pagliacci remix
La Trilogia d’Autunno 2017 si arricchisce dello sguardo dei più giovani, da una parte con il coinvolgimento delle Giovani Energie Creative per Ravenna Festival nelle riletture Cavalleria rusticana e Pagliacci remix che apriranno le serate a teatro; dall’altra con il contributo grafico e comunicativo degli studenti dell’Istituto Morigia-Perdisa di Ravenna, impegnati in un progetto di alternanza scuola-lavoro, e con quello di giovani fotografi chiamati a documentare l’intenso percorso di prove di quest’autunno, così rinnovando l’esperienza di VerdiWeb che aveva accompagnato le prime trilogie verdiane.
E se l’opera non fosse poi così distante per le nuove generazioni? Se le porte del teatro potessero schiudersi e rivelare che la magia di quel mondo apparentemente esclusivo, indecifrabile, spesso inaccessibile, può parlare anche ai più giovani? Un invito – a salire sul palco, a prendere posto in platea, a spiare fra le quinte – ed ecco che l’opera si svela come il luogo dove l’inspiegabile, il fantastico, il tragico, l’appassionato, l’assurdo accadono. Un luogo che può includere i ragazzi piuttosto che escluderli e chiamarli a esplorare, inventare, condividere nuovi punti di vista sull’universo musicale e sentimentale di capolavori come quelli presentati in questo nuovo trittico d’autunno.
“Lo sguardo dei più giovani, privo com’è di preconcetti e di falsi pudori, ha la capacità di rivelare prospettive sorprendenti: se prestiamo loro ascolto convenzioni e convinzioni non possono che trasformarsi e rinnovarsi,” ricorda Cristina Muti. “Questa consapevolezza ha da sempre conferito alle mie produzioni un’atmosfera di laboratorio, dove le sperimentazioni alla regia, alle luci, ai video, al suono si sono accompagnate al desiderio di restituire il Teatro Alighieri, questo spazio magnifico e immaginifico che appartiene a tutti, anche ai più giovani, permettendo loro di farne esperienza e mettersi in gioco in prima persona.”
L’appuntamento a teatro si impreziosisce infatti di Cavalleria rusticana e Pagliacci remix, che apriranno le serate d’opera con un racconto originale e inaspettato, nel quale le amatissime storie rivivranno nel talento di ragazzi che si affacciano al mondo del teatro in musica con una curiosità pronta a trasformarsi in passione. Un sorprendente incontro fra tanti giovani dagli 8 ai 18 anni e due opere italiane già ultracentenarie, eppure in grado di catturare il cuore e l’immaginazione di generazioni di spettatori: a disposizione dei ragazzi un teatro ottocentesco, dove gli incanti dell’opera si rinnovano anche grazie alle tecnologie più avanzate, e la libertà di mettere alla prova le proprie energie creative.
Proprio quelle energie che già a maggio li avevano guidati nel percorso di audizioni, promosso dalla stessa Cristina Muti, per il quale il Teatro Alighieri ha accolto oltre 150 giovani in un inedito censimento dei sogni e del potenziale della Romagna. In occasione di questa Trilogia, molti di questi ragazzi si sono misurati con un remix delle due opere, una libera rilettura dal punto di vista drammaturgico e musicale: ora su un ritmo rap, ora sulle note di un sax o di una batteria, hanno ricostruito storie ed emozioni nel canto, nella danza, al piano o sui pattini a rotelle, ma anche con la capacità e il coraggio di scrivere e comporre, intrecciando una tradizione per loro tutta da scoprire alle invenzioni e ai linguaggi della loro generazione.
È invece con i linguaggi e gli strumenti della grafica e della comunicazione web che gli studenti della III A dell’Istituto Tecnico Morigia – Perdisa incontrano la Trilogia d’Autunno. Una collaborazione nata nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro e già trasformatasi in una serie di lezioni che ha visto lo staff di Ravenna Festival condividere le proprie competenze ed esperienze con i ragazzi: sui banchi di scuola e al computer, ma anche al Teatro Alighieri, per scoprire le tre nuove produzioni e riflettere sulle strategie di comunicazione applicate alla sfera culturale. Il percorso per gli studenti del Morigia, i primi ad affrontare il nuovo triennio di specializzazione in grafica offerto dall’Istituto e che al Festival vivono la propria prima esperienza con un’azienda, si concluderà con il progetto delle brochure dedicate a Cavalleria rusticana e Pagliacci – remix.
Proprio i ragazzi sono quindi chiamati a parlare di altre giovani energie; denominatore comune anche al coinvolgimento di tre fotografi – Luca Concas, Jenny Carboni e Martina Zanzani – che prosegue idealmente quanto iniziato nel 2012 e 2013 con VerdiWeb, il progetto che ha permesso a giovani appassionati di scrittura, video e fotografia di seguire e documentare in tempo reale le produzioni delle opere verdiane all’Alighieri per le prime due edizioni della Trilogia d’Autunno e, in qualche caso, di cominciare a trasformare la loro passione in professione. A distanza di qualche anno, alcuni di loro sono tornati a varcare la soglia dell’Alighieri, armati di macchina fotografica e dello stesso entusiasmo acceso da quella prima esperienza. I loro scatti costituiranno l’apparato di immagini tanto del libretto di sala delle tre opere quanto delle brochure sugli appuntamenti remix.