Sulle rotte del mondo, al via la quarta edizione

Sulle rotte del mondo, al via la quarta edizione – E’ l’Europa la protagonista di questa quarta edizione delle Rotte del Mondo, manifestazione promossa dalla Provincia autonoma di Trento e dall’Arcidiocesi di Trento che “riporta a casa” i suoi missionari, per mettere a disposizione il loro grande patrimonio di esperienze e di spiritualità a tutta la popolazione. Da oggi e fino a domenica si alterneranno momenti di confronto e di dibattito, con la partecipazione anche di esperti ed esponenti del mondo del volontariato, a cui faranno da contrappunto mostre fotografiche, incontri dedicati alla letteratura dei paesi toccati quest’anno dalle Rotte, musica, via via fino alla Veglia missionaria di sabato e alla chiusura affidata ad un premio nobel per la pace, Rigoberta Menchu. Un viaggio attraverso un Continente nel quale operano oggi una quarantina di missionari trentini – degli oltre cinquecento sparsi per il mondo – , un continente che rappresenta uno straordinario giacimento di valori ma che è anche attraversato da grandi lacerazioni, basti pensare alla storia recente dell’Europa orientale.

Presenti alla cerimonia di inaugurazione di stamani nella sala Depero della Provincia, introdotta dal capufficio stampa della Provincia autonoma di Trento Giampaolo Pedrotti e dalla cantante rumena Lenuta Constantinesc, o Lily, dell’associazione Arta-A, l’assessore provinciale alla solidarietà internazionale e convivenza Lia Giovanazzi Beltrami, l’arcivescovo di Trento mons. Luigi Bressan, ed inoltre alcuni degli ospiti della settimana: suor Rosetta Benedetti, nata a Segonzano nel 1950, educatrice e direttrice di scuola materna, dal 1992 in Romania e dal 2009 in Moldavia, mons. Angelo Massafra, dell’ordine dei Frati Minori, di origine arberesh (italo-albanese), dal 1993 in Albania, consacrato vescovo della diocesi di Rreshen nel 1997 da Giovanni Paolo II, poi nel 1998 nominato arcivescovo metropolita della diocesi di Scutari e quindi della diocesi di Scutari-Pult, dal 2000 al 2006 presidente della Conferenza episcopale albanese, Leonora Zefi, albanese di origine italiana dal 1992, mediatrice culturale, presidente dell’Associazione donne albanesi in Trentino e membro della consulta Migrantes della Diocesi di Trento, giornalista in lingua albanese per Telepace, e infine come testimonial d’eccezione Radostin Stoytchev, allenatore dell’Itas Volley e della nazionale bulgara maschile.
“Cinque gli spunti che questa manifestazione ci ha dato in questi anni – ha detto in apertura l’assessore Beltrami, che ha portato anche i saluti del presidente Lorenzo Dellai – : innanzitutto ci ha fatto conoscere, o a volte riscoprire, i nostri missionari, e attraverso di essi un pezzo importante della storia dello stesso Trentino, assieme a quella dei paesi terre di missione. Inoltre ha messo in contatto i missionari con le tante associazioni di volontariato presenti sul nostro territorio. In quarto luogo, ha facilitato la realizzazione di molti progetti e ne ha avviati di nuovi. Infine, ci ha permesso di coinvolgere e fare partecipi anche le associazioni di ‘nuovi trentini’, quelle create dalle comunità di immigrati nella nostra terra.”
L’edizione di quest’anno è in questo senso particolarmente significativa, considerati i tanti immigrati provenienti dai paesi dell’Europa orientale e balcanica. Ad essi l’assessore ha chiesto un rinnovato impegno anche in favore della terra che li ospita, specie in questo momenti di crisi, un impegno che già diverse associazioni stanno concretizzando. Ai missionari l’assessore Beltrami ha chiesto di “essere testimoni dei nostri valori più belli, quando siete all’estero, in terra di missione, e anche qui, nella vostra terra di origine, per tenere davvero viva la fiamma della solidarietà.”
L’arcivescovo di Trento mons. Bressan ha ricordato come la radice del pensiero solidarista nasca proprio in Europa, nel corso del’Ottocento, quasi contemporaneamente negli ambienti cristiani e socialisti. “In questa occasione non possiamo non ricordare il grande contributo dato dai nostri sacerdoti, alcuni dei quali sono nostri ospiti oggi, agli emigrati trentini e italiani nei diversi paesi dell’Europa che li hanno accolti in passato. La storia dei nostri missionari, in questo Continente, è molto ricca, specie in paesi come l’Albania, la Turchia, la Russia. Sacerdoti che si sono distinti per il loro operato anche nei momenti più difficili, come il primo genocidio degli Armeni, e per l’impegno in favore dei poveri, degli oppressi. Ma anche in favore dell’ecumenismo, ad esempio nei confronti della Chiesa Russa, come cercheremo di approfondire nel corso dei lavori di questa settimana.”
Suor Rosetta ha detto come le varie edizioni delle Rotte siano state preziose per tutti i missionari, “a cui hanno trasmesso nuovo slancio, assieme all’orgoglio di appartenere alla terra trentina. Siamo lieti di poter trasmettere alla popolazione il senso e il valore del nostro impegno.Sono orgogliosa delle mie radici e in ogni occasione parlo del Trentino con molto affetto. Questa terra ci sostiene ed è qui che è maturata la nostra vocazione. Oggi siamo tutti missionari, tutti siamo chiamati, ovunque, a dare il nostro impegno. Per quanto riguarda la mia personale esperienza, sia in Romania che in Moldavia è in atto un grande processo di modernizzazione, ma noto con amarezza come spesso questo processo sia interpretato alla rovescia, distruggendo i valori fondanti del popolo e il senso della sua storia. Il nostro progetto in campo scolastico, realizzato con la collaborazione della Provincia autonoma di Trento, ci ha consentito di dar vita ad un a realtà che punta anche all’integrazione delle varie etnie e alla formazione ‘del cuore’. Qualcuno dice: chi apre una scuola chiude un carcere. Ed è esattamente così. La scuola, infatti, forma persone sane, attive nella società.”
Mons. Massafra è “rientrato” in Albania dall’Italia, dove era cresciuto, dopo la caduta del comunismo. “Avete un gran numero di missionari in ogni parte del mondo, anche in Albania, che svolgono un lavoro prezioso, in condizioni molto difficili. Spesso siamo visti semplicemente come operatori sociali. Non è così; noi siamo chiamati a promuovere il Vangelo e l’uomo nella sua integrità. Il mondo ha bisogno di profeti e testimoni, e il profeta trasmette anche senza parlare. Questo penso siete voi. Profeti che brillano nella luce di Dio. Nei primi tempi operare in Albania è stato molto difficile; a volte ci siamo sentito scoraggiati, come Geremia. Ma come Geremia abbiamo perseverato. E dobbiamo continuare a farlo. Oggi in Albania abbiamo sei diocesi. E’ una Chiesa vivace, bella, che in passato è stata perseguitata, ma che non è mai morta, nonostante ciò che aveva decretato il dittatore Enver Hoxha. Una Chiesa che è risorta.”
Radostin Stoytchev, bulgaro di nascita, in Trentino dal 2007, testimonia di come l’emigrazione non sia solo quella che a volte ci presenta la cronaca nera. I tempi sono cambiati, le sfide sono sempre più impegnative, i “nuovi trentini” come l’allenatore dell’Itas, danno oggi un contributo importante alla terra che li ospita. “Quando è iniziata la mia avventura qui – ha detto – venivo da una esperienza in Russia. Poi la Trentino Volley mi ha chiamato, spinta dal desiderio di aprire un nuovo ciclo. Con molti sacrifici, sono arrivati i risultati: abbiamo vinto lo scudetto nel 2008, la Champions league nel 2009, il trofeo più importante, poi Coppe Italia, altri scudetti e altre Champions league. In tutto sono stati 11 i trofei vinti in questi anni fra cui tre campionati del mondo. Nella nostra squadra abbiamo giocatori da tutto il mondo, italiani, brasiliani, canadesi. Abbiamo dovuto imparare a convivere. Io stesso ho dovuto abituarmi alla realtà italiana. A Trento ho trovato un ambiente fantastico, che mi ha fatto sentire subito a casa. I miei figli frequentano la scuola italiana e ormai conoscono meglio l’italiano del bulgaro. Per quanto mi riguarda l’integrazione mia e dei miei cari è ottima. Il merito va in primo luogo alla città di Trento, che rappresenta un ambiente ideale dove vivere. Io credo però che ci si possa sentire a casa ovunque nel mondo, se si rispettano le regole proprie del luogo e ci si comporta in maniera retta e onesta.”
Leonora Zefi, di origini albanesi, ha rivolto a sua volta un affettuoso “bentornati a casa”, in varie lingue, ai missionari che animeranno questa edizione delle Rotte. “Se racconto a qualcuno quanti missionari e quanti trentini ci sono in Albania, e quello che fanno, spesso trovo incredulità. L’unica università cattolica del paese è retta da un trentino, il liceo di Scutari ha avuto nel suo staff un altro trentino, ultracentenario, e l’elenco potrebbe continuare a lungo, fra missionari, professori, dottori, semplici cittadini. L’occasione di questa settimana, per noi che siamo venuti qui, è preziosa, per farci conoscere e per fare conoscere i
paesi nei quali operiamo, con le loro contraddizioni ma anche con i sogni che coltivano.”

Nel pomeriggio in Seminario Maggiore l’apertura dei lavori di gruppo dei missionari, i cui esiti saranno presentati venerdì nel corso di una conferenza stampa, alle 16 l’apertura degli stand delle associazioni di volontariato presso la casa-base delle Rotte in piazza Duomo, e quindi due eventi pubblici: l’incontro sui giovani dell’Est Europa alle 17 in Sala Depero e quello sulla vita e sul rispetto delle donne (e delle minoranze) in Kosovo alle 20.30 allo spazio archeologico sotterraneo del Sass, in piazza Battisti. Alle 18.30, sempre in casa-base, anche il primo degli “Incontri con l’autore”, che avrà per protagonista Ognjen Spahic con il suo libro “I figli di Hansen” (Zandonai). (mp)

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