Souvlaki e la sua “Continued Survival”. La nostra intervista

Souvlaki ha pubblicato un EP intitolato “Continued Survival” all’inizio del 2021, anticipato da due singoli intriganti, che davano già un assaggio della poliedricità della produzione.
Abbiamo parlato con Nicola, in arte Souvlaki, per approfondire il discorso su questa nuova uscita.

Ascolta l’EP: https://souvlakimusic.bandcamp.com/album/continued-survival

1) Come nasce un brano di Souvlaki? Il processo creativo di “Continued Survival” differisce in qualche modo dai lavori svolti precedentemente?

Il processo creativo è rimasto invariato, diciamo che questo ultimo disco l’ho scritto in un lasso di tempo breve rispetto a tutte le produzioni precedenti, quindi percepisco un’uniformità maggiore rispetto al passato. Ascoltando la track list mi sembra che ci sia un filo conduttore emotivo tra tutte le canzoni. I brani di solito li compongo in ufficio al computer durante la pausa pranzo e/o la sera prima di tornare a casa. Scrivo sempre da solo e poi eventualmente collaboro (con Deborah principalmente) per aggiungere le linee vocali. Per quanto riguarda poi il lavoro in studio, collaboro da sempre con Simone (La Buca Recording Club) con cui spesso lavoro anche sulla parte di produzione artistica dei brani prima di procedere con il mixaggio.

2) L’EP è variegato e racchiude accenni a sonorità disparate, forse difficili da circoscrivere. Quali sono i generi ai quali vorresti essere accostato? E quali invece pensi non siano affatto adeguati come etichette per il tuo sound, all’interno del mondo della musica elettronica?

Effettivamente ho sempre avuto il problema di definire il mio genere musicale, Simone durante le sessioni di studio per questo ultimo disco l’ha definito “Souvlakata”! Io sento techno, ambient e down tempo. Però mi sono sentito dire di tutto riguardo al mio stile musicale quindi… boh! Sicuramente non sono né un DJ né un produttore nel senso che si intende nel mondo della musica elettronica. Faccio semplicemente musica da solo, usando il computer.

3) Hai pubblicato due singoli da questo EP, “7LUNGS”, per il quale hai coinvolto Slim Gong e “Isolation”, che vede Deborah Grandi alla voce. Due brani estremamente diversi. Quali sono gli elementi comuni e gli elementi di discordanza tra questi due pezzi?

In comune avevano la necessità di aggiungere una linea vocale! Anche perché poi i brani tra di loro sono profondamente diversi. “7LUNGS” mi ha sempre dato l’impressione di essere incompleta ed è rimasta senza linea vocale fino a pochi giorni prima di andare in studio. Ho conosciuto Slim e sentito le sue barre il giorno stesso, poco prima di registrare. La linea vocale di “Isolation” invece Deborah l’ha scritta di getto in sala prove al primo ascolto, in una versione tra l’altro abbastanza diversa da quella finale.

4) In questo periodo senza live, parliamo di live: come funziona una performance dal vivo di Soulvaki? Come riesci a riprodurre la tua musica fuori dallo studio?

La formazione dal vivo è cambiata abbastanza nel tempo, l’unica presenza fissa è Deborah che è con me fin dal primo concerto. All’inizio facevamo un concerto misto, cominciavamo con le sue canzoni (folk in italiano) e poi piano piano aggiungevamo l’elettronica fino a sfociare nei miei pezzi. Era un buon piano perché così potevamo riempire una serata intera e dividevamo spese e incassi. Per un breve periodo c’è stato Emanuele (che ha collaborato anche alla produzione di Tracks) che mi aiutava a gestire la parte elettronica, ma alla fine non riuscivamo più ad incastrare gli impegni personali, abbiamo anche provato con un batterista ma non ha funzionato del tutto. Da qualche anno poi c’è Luca che si occupa della gestione delle videoproiezioni, cosa fondamentale per coinvolgere il pubblico, visto che comunque lo stile musicale dal vivo può risultare un po’ freddo. E proprio di recente, anche se in questo periodo non facciamo le prove, si è unito anche Nicola (un mio vecchio amico) per riprendere il ruolo che aveva Emanuele in passato. Diciamo che dal vivo cerchiamo comunque di arricchire il più possibile le canzoni, aggiungendo linee vocali, parti di chitarra e cerchiamo di suonare tutte le parti strumentali più importanti.

5) Quali sono gli artisti che maggiormente di ispirano? Con chi ti piacerebbe poter collaborare in futuro?
Uh, questa domanda mi perseguita! Io non so cosa mi ispira sinceramente, mi piace un po’ di tutto e da sempre cerco di non avere idoli. Sicuramente però l’aspetto tecnico non è un metro con cui valuto gli artisti, trovo più importante la spontaneità. Di recente mi sento musicalmente perseguitato da IDLES e Kanye West. Collaborerei con chiunque che possa portare un miglioramento alle mie canzoni, ho molti pregiudizi verso molta gente, ma me li tengo per me.

6) Il video di “Isolation” è caratterizzato da un forte impatto comunicativo, adeguatissimo al contenuto emotivo della canzone. In questo anno in cui l’”Isolamento” è stato un tema purtroppo ricorrente, come è cambiato il tuo rapporto con questa tematica?

Mi fa veramente piacere che il video via sia piaciuto, soprattutto perché non avevo mai realizzato un video prima e la scelta dello stop-motion è stata una grande scommessa. Il mio rapporto con l’isolamento è arrivato al limite, sono stufo, vorrei che tutto finisse. Siamo arrivati al punto in cui sono felice di andare a lavorare perché là c’è il giardino e faccio un po’ di kilometri in macchina. Inoltre, il pensiero che mi perseguita è che i ristori per il tempo andato ancora non esistano.

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