Riprende la ricerca archeologica sul monte di San Martino

Riprende la ricerca archeologica sul monte di San Martino – Sono riprese in questi giorni le indagini archeologiche sulla sommità del monte di san Martino nel Lomaso, solitario sperone di roccia sulle creste tra l’Altogarda e le Giudicarie. Si tratta di uno straordinario, in gran parte ancora inesplorato sito abitato, sopravvissuto nel suo stato di secolare abbandono. Raggiungibile in un’ora e mezzo di cammino da Lundo, lo scavo archeologico sta riportando alla luce un’antica fortezza dimenticata dalla storia, estesa su un’area di oltre 15.000 mq e predisposta al tramonto dell’impero romano per fermare i barbari e passata nelle mani di Goti, Bizantini e Longobardi.

 

Sabato 23 luglio il monte di san Martino ospita “Il Cavaliere e la Fortezza”, giornata dedicata all’arte nello suggestivo scenario dei ruderi dell’antica fortezza con lo sfondo delle vette del Brenta. L’iniziativa, curata dall’ApT Terme di Comano-Dolomiti di Brenta, dall’Ecomuseo della Judicaria e dal Comune di Comano Terme, prevede il ritrovo alle 13.30 nella piazza di Lundo e un’escursione al monte di san Martino condotta dagli Accompagnatori di Territorio.

 

Alle ore 16.30, nel sito archeologico, si terrà “Concerto nella fortezza”, appuntamento della rassegna “Musicomania. Musicando per chiese, borghi e castelli”, proposto dalla Scuola Musicale delle Giudicarie con Y. Filosi, F. Crivellari e M. Parolari che presenteranno un repertorio di musiche jazz. Prima e dopo il concerto i Servizi Educativi della Soprintendenza terranno visite guidate con illustrazione da parte dei ricercatori e degli archeologi impegnati nel progetto di ricerca dei risultati raggiunti e del significato di questo insediamento sul piano storico e culturale (informazioni A.p.T. Terme di Comano tel.800111171, www.visitacomano.it).

Inoltre, fino al 30 settembre, da lunedì a sabato, chi raggiunge il monte San Martino ha la possibilità non solo di trovarvi i ricercatori, ma anche di ricevere informazioni sugli scavi in corso e su quanto il luogo conserva.
Il progetto di ricerca

Il sito di monte san Martino è al centro di un progetto di ricerca, iniziato nel 2004, che vede capofila la Soprintendenza per i Beni librari archivistici e archeologici della Provincia autonoma di Trento e al quale partecipano il comune di Comano Terme e la Commissione archeologica dell’Accademia delle Scienze della Baviera (Bayerische Akademie der Wissenschaften).

 

Il programma della campagna di ricerca 2011 prevede un intervento della durata di quasi  tre mesi con attività di scavo e di documentazione supportati dalla presenza e dalla partecipazione attiva di una trentina di allievi e giovani ricercatori provenienti da varie università italiane (Venezia, Padova, Trento, Pavia, Milano) e straniere (Francoforte, Friburgo, Monaco in Germania e Trnava nella Repubblica Slovacca). Nomi che si aggiungono a quanti già sono stati impegnati nelle ricerche negli anni scorsi: oltre un centinaio provenienti da una decina di regioni italiane e da sei diversi Paesi europei. Base logistica resta l’abitato di Lundo, il più vicino all’area degli scavi, e la formula è quella consolidata del “campus” estivo che ottempera a ricerca e formazione archeologica, supportate da tutor dedicati.

Fino ad ottobre l’area si rianima di voci. Raggiungerlo in questo periodo é aggiungere al piacere di un’escursione all’ombra di secolari faggi la straordinaria opportunità di incontro con i protagonisti della ricerca dentro un paesaggio straordinario, di natura e di testimonianze, messaggio di ciò che qui è stato, ma anche dimenticato. Un mondo inaspettato, che premia la salita. Una volta sulla cima i segni dell’uomo risultano chiari, grazie anche al loro notevole stato di conservazione dopo che sono stati liberati da ciò che per secoli li ha coperti e celati. Antica la loro origine che corrisponde alla crisi dell’impero romano e all’alba dell’Europa delle nazioni.

A sette anni di distanza dall’avvio del progetto, della fortezza si leggono i tratti fondamentali: una possente e munita cinta irrobustita da massicci contrafforti e dotata di torri la cui tecnica di costruzione rivela suggerimenti che sono stati propri dell’ingegneria militare posta a difesa dell’ultimo brandello di Roma rimasto in Occidente dopo l’incursione di Attila. All’interno diversi i caseggiati dei quali si riesce a ripercorrere il perimetro. Dominanti e centrali infine i ruderi della chiesa che in alto chiudono il paesaggio delle rovine. L’edificio, consacrato al Santo vescovo protettore dei Franchi (ma non solo), scoperchiato e progressivamente scomparso nelle seconda metà del secolo scorso, è stato sapientemente recuperato ed è tornato ad essere luogo di incontro nel segno di una tradizione secolare, mai tramontata.

Meta della gente di Vigo Lomaso, ma anche di molti altri moderni viandanti e pellegrini che quasi giornalmente giungono ai ruderi della chiesa per curiosità, per devozione, per pratica erede di un’antichissima tradizione. Una chiesa  rimasta per secoli celata sotto le pietre del pavimento con le spoglie di coloro che ne sono stati i promotori, sepolti nel momento in cui – sullo scenario della storia – si alternano, si incontrano e anche si scontrano violentemente Goti, Bizantini e Longobardi. Attorno altro ancora rimane a livello d’indizio. Su questo opererà quest’anno la ricerca, aprendo dei nuovi settori. Da questa attività d’indagine i responsabili scientifici del progetto attendono molto, anche per verificare e stabilire forme, modi e strategie di prossimi interventi, posto che per la prosecuzione delle attività di scavo archeologico nel sito molto dipende dai risultati di questa nuova stagione di ricerca.

Informazioni

Provincia autonoma di Trento
Soprintendenza per i Beni librari archivistici e archeologici
sopr.librariarchivisticiarcheologici@provincia.tn.it
www.trentinocultura.net/archeologia.asp

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