Quattro chiacchiere con il cantautore Syrio

“Il mondo non va via” è un brano che racconta il punto di vista di Syrio riguardo la fine della relazione di una sua carissima amica che sta attraversando un momento di tristezza. La frase “rialzati da terra, il mondo non va via” vuole trasmettere la volontà di passare sopra all’amara delusione subita volgendo lo sguardo verso il mondo che è sempre li ad aspettarci, ad aspettare il nostro grido di libertà e di voglia di vivere a fondo tutti i piaceri nascosti. Abbiamo a disposizione del tempo prezioso e non va sprecato per passarlo ad essere tristi. Da ogni fallimento, da ogni insuccesso e da ogni delusione sentimentale che sia, c’è sempre qualcosa da imparare e una nuova porta da aprire. Amate la preziosa vita che ci è stata donata così com’è. Tanto il mondo mica se ne va.

Come è iniziata la tua avventura nel mondo della musica?

Ero molto piccolo, ho iniziato con il rap per poi evolvere negli anni. i primi lavori, ricordo, furono un disastro in metrica e parole. Poi con gli anni grazie anche alle persone che mi hanno dato i loro parere in maniera costruttiva sono mutato fino ad oggi.

C’è stato un momento decisivo in cui hai detto “questa è la mia strada”?

Si, ero nello studio di Andrea Madeccia, la MadHouse Recording, stavamo lavorando per un pezzo nuovo, era il 2015, Agosto precisamente. Ci venne l’idea di fare un pezzo leggermente diverso. Un mix tra rap e pop sfruttando di più il cantato. Ecco, quello è stato il momento in cui tra me e me ho detto “Ecco, questa è la strada giusta”. Poi negli anni sono cambiato ancora ma non allontanandomi troppo da quel genere.

Come hai superato le sfide che hai incontrato e cosa hai imparato da esse?

L’abitudine di sbattere la faccia a terra non l’ho persa, ma al giorno d’oggi ho imparato che posso cadere altre 100.000 volte, la forza di rialzarmi ce l’avrò sempre.

Ho imparato a difendere i miei sogni e a lavorare sodo per raggiungerli. Ho un sacco di ferite ma sono tutte cicatrici che guardandole, mi ricordano da dove sono partito e qual è lo scopo del mio percorso.

Come hai visto evolvere il tuo stile musicale e artistico nel corso degli anni?

Sinceramente non me ne sono mai accorto. La consapevolezza è arrivata quando abbiamo messo a confronto un lavoro del 2015 con un lavoro del 2019 e uno del 2024. Ho mutato in automatico (se ciò si può dire) e questo mi fa capire quanto sono maturato anche a livello musicale.

C’è un messaggio o un’emozione che speri di trasmettere attraverso questo singolo?

La speranza. La luce nel buio. Voglio che ascoltando i miei pezzi, nelle persone, si accendi la speranza. La speranza di un successo, di un amore, di una vita, di un sorriso.

Le mie canzoni sono intime per la maggiore, raccontano di me, le mie storie ma anche storie degli altri come in questo caso. E vorrei che trasparisse questo messaggio di speranza. La vita è tanto bella e tanto corta per passarla tristi. La speranza ci aiuta a credere sempre in un futuro migliore.

Hai intenzione di esplorare nuovi generi musicali nei tuoi prossimi progetti?

Sono molto attratto dalla Trap, devo essere sincero, ma in caso dovessi farla, sicuramente la farei a modo mio e chissà cosa ne uscirà?! Lo scopriremo solo vivendo o suonando.

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