Psicourbanistica della citta ideale di Ivan Battista

Ivan Battista è l’autore di Psicourbanistica della città ideale (104 pag. Rubbettino editore). Il libro sarà presentato a Roma, presso lo store di interior design, COCO-MAT di via Leonida Bissolati, 56, il 24 marzo dalle 17.

Come da stile di SBS Comunicazione, agenzia di servizi per la promozione editoriale, anche l’evento del 24 marzo è occasione per creare un dibattito su un argomento particolarmente scottante nella capitale: urbanistica, cementificazione e trasporti.

Oltre all’autore, Ivan Battista, Psicologo e Psicoterapeuta, partecipano l’Architetto Emanuela Bonfili e Alessandro Bianchi, urbanista, già Ministro dei Trasporti e titolare della cattedra di urbanistica presso la facoltà di Architettura dell’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria. A moderare il dibattito Sheyla Bobba, direttore di SenzaBarcode e Promotore letterario con SBS Comunicazione.  

Ecco la nostra intervista esclusiva per Oltre le colonne all’autore di Psicourbanistica della città ideale.

È un piacere averla nostra ospite, dottor Battista. Cominciamo con una domanda che forse si è sentito rivolgere migliaia di volte: ma abbiamo bisogno di psicoanalizzare anche l’urbanistica? (O forse gli urbanisti?!). A parte gli scherzi, in che modo la sua materia può dare un contributo in questo campo?

Quando si parla dell’Essere Umano e delle sue attività in ogni campo non è possibile
eludere la sua dimensione psicologica. In particolare, le attività creative e “artistiche” sono espressione della sua psiche come ci insegnano testi fondamentali quali “Film come arte” e “Arte e percezione visiva” del longevo psicologo gestaltista Rudolf Arnheim.

Nel mio testo Psicourbanistica della città ideale io sostengo un principio tanto semplice quanto intuitivo: “L’ambiente influisce molto sulla psiche dell’Uomo e, in particolare, sul suo stato umorale.” Provi a immaginare di dover vivere in un quartiere sciatto, sporco e senza particolari riferimenti architettonico/urbanistici che l’aiutino ad orientarsi nello spazio e la facciano sentire bene (niente verde, niente ornamenti, niente piazzette per l’incontro con i suoi simili, niente musei, niente teatri etc.), soltanto casermoni anonimi uno attaccato all’altro o lunghi edifici a parallelepipedo dove è ammassata troppa gente con servizi quasi inesistenti. Poi, immagini un quartiere con parchi, giardini, servizi efficienti, fontane, statue, costruzioni eleganti con ornamenti che le distinguono etc. e immagini di poter scegliere dove vivere, che risposta mi darebbe? E perché?

Quando e perché ha pensato che la psicologia fosse una prospettiva possibile per la costruzione delle nostre città?

Da quando ho avuto la possibilità di esprimere una critica nei confronti dei luoghi in cui ho vissuto. In particolare, con i miei studi universitari di psicologia ho corroborato la mia visione di luoghi quali matrici di stati psicologici importanti. Ancora oggi che ho raggiunto l’età della pensione mi occupo del mio quartiere con un intervento diretto oltre che culturale urbanistico. Faccio parte del Comitato di quartiere e curo, insieme con alcuni amici iscritti, le vie di un quadrante in particolare, piantando alberi nelle postazioni dove sono morti, pulendo i marciapiedi, svolgendo opera di educazione all’ambiente nei confronti degli abitanti che, devo dire, per la maggior parte, rispondono in modo entusiastico.

Purtroppo, basta il comportamento di poche persone ignoranti e maleducate a rovinare tutto. Però, il Comitato e i suoi iscritti non demordono e continuano la loro opera educativa con interventi diretti e con segnalazioni alla Autorità municipali competenti per territorio, le quali lo hanno riconosciuto ufficialmente come interlocutore valido e rappresentativo.
Esiste la città ideale o è solo un concetto astratto?

La città ideale è sempre stato un concetto presente fin dai tempi dei primi insediamenti
umani dalla Polis greca (con il suo principio di isonomia) alle città contemporanee, passando per i comuni medievali e le città umanistico/rinascimentali. Nell’umanesimo e nel rinascimento, specificatamente, è stato un tema molto importante per alcuni grandi studiosi e intellettuali quali Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, Rossellino e addirittura anche Leonardo da Vinci. Le città ideali, salvo qualche rara eccezione quali ad esempio
Palmanova e Pienza da noi in Italia, non sono mai state costruite e sono rimaste
espressione di un ragionamento progettuale rimasto sulla carta.

Forse, alcuni quartieri di alcune città nel mondo sono stati costruiti con intelligenza e lungimiranza, ma la maggior parte dei luoghi urbanistici sono espressione di una visione mondiale economico/finanziaria di saccheggio fondiario che si è soltanto preoccupata di speculare sull’ettaro o sul metro quadro da sfruttare. Condizionato da una politica prezzolata e subordinata ai voleri degli speculatori edilizi che sono stati capaci di eludere qualsiasi piano regolatore urbanistico, il risultato è stato catastrofico per le città italiane in particolare. Città che sono state “sventrate” e offese da una realizzazione urbanistica scellerata dalla quale è difficile che si riprenderanno mai.

Lei è romano, se dovesse trovarsi sul lettino dello psicologo Roma, quale sarebbe la diagnosi?

Io non sono romano di nascita, ma lo sono d’adozione, come molti abitanti della città eterna. Pensi che in età augustea, come è scritto sui fianchi dell’Ara pacis, la popolazione di Roma si aggirava intorno al milione di abitanti di cui i quattro quinti erano forestieri, compreso l’imperatore Augusto che era nato a Velletri e non a Roma. Se dovessi trovarmi ad esprimere una diagnosi psicologica per Roma direi che sia sofferente da una ferita da umiliazione. Una delle più gravi sofferenze “psicologiche” della quale un organismo vivente possa mai patire. La città di Roma, come tante altre belle città italiane, sono state umiliate da una voracità speculativa edilizia che ha lascito delle cicatrici difficilmente occultabili o recuperabili.

A Roma sono stati costruiti quartieri come la Magliana, il Tuscolano dopo porta Furba, la Bufalotta, Corviale etc. che sono la vergogna della progettazione urbanistica. In questi quartieri si vive male e, non a caso, l’incidenza della piccola criminalità (ma a volte
anche di quella grande) è molto elevata. Dove gli spazi urbanistici non prevedono altro che un ammasso di popolazione troppo elevato per gli spazi utili, con scarsità endemica di servizi, l’aggressività aumenta, aumenta l’intolleranza e l’incomprensione verso il prossimo, come tantissimi studi psicologici sul comportamento umano (ma anche animale) hanno avuto modo di rilevare.

La cura che potrei prescrivere per Roma, come per tante altre città italiane e non italiane, è quella di attuare un recupero, ove possibile, di situazioni urbane degradate e “dimenticate” con un intervento progettuale riqualificativo che tenga presente le necessità della psiche umana oltre che le sue esigenze “materiali”.

Quindi piantumare essenze arboricole in ogni dove, recuperare anche piccoli spazi a giardino con panchine e aiuole fiorite (mai sottovalutare la potenza di un fiore), realizzare piste ciclabili per un trasporto locale alternativo a quello “motorizzato”, creare, ove ci fosse la possibilità, servizi culturali quali musei, teatri, biblioteche in grado di spargere la cultura del bello e del rispetto dei luoghi pubblici. Ciò che è esterno alle nostre abitazioni deve essere inteso come una prosecuzione del nostro spazio privato. Così come curiamo le nostre case così dobbiamo curare i nostri luoghi pubblici. La convinzione che ciò che è pubblico è di tutti quindi di nessuno e posso maltrattarlo e oltraggiarlo poiché nessuno protesterà è errata e va sostituita con la consapevolezza che lo spazio pubblico è di tutti, quindi anche nostro, e perciò gli dobbiamo la stessa attenzione e premura che abbiamo per il nostro spazio privato.

Questo intervento culturale che crea le coscienze è la strada da seguire per un auspicabile recupero urbanistico e abitativo soddisfacente.

Giovedì 24 marzo 2022, ore 17. Ingresso gratuito, è consigliata la prenotazione a sbscomunicazione@gmail.com o whatsapp al 3456048479. Green pass obbligatorio da esibire all’ingresso. Mascherina per tutta la durata dell’evento. Al termine dell’evento, l’autore, offrirà un aperitivo ai presenti.

SBS Comunicazione ringrazia COCO-MAT e Elisabetta Pesce, dello store di Roma, per la disponibilità e il sostegno.

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