Proserpine, il nuovo album di Augustine

Augustine, a tre anni dal precedente “Grief and Desire”, anticipato dal lancio dei due singoli, “Pagan” a gennaio ed “Anemones” il 9 aprile, accompagnati dai rispettivi video diretti da Francesco Biccheri.
Come il titolo suggerisce, la cantautrice veste simbolicamente i panni della dea latina dell’oltretomba. L’intero album ruota intorno a questa figura mitologica e – racconta Augustine – «nasce da un’idea di inesorabilità, di reclusione, di auto-esilio; di vita vissuta osservando il mondo da dietro una finestra». Si tratta di un viaggio introspettivo, un simbolico precipitare nell’Ade, una morte psicologica con le sue piccole rinascite.
Le nuove sonorità, dense e cupe –musicalmente molto più vicine al Dark Folk, che al Dream Pop del discoprecedente – ricalcano i contenuti tematici e riflettono il lavoro svolto in studio, una novità per la cantautrice, finora legata all’auto-produzione a all’home recording. L’album è infatti prodotto da Fabio Ripanucci, in collaborazione con Daniele Rotella, presso La Cura Dischi di Perugia.
La narrazione musicale segue lo svolgimento del mito, avvalendosi di alcune simbologie cruciali, come il melograno. La figura della dea è posta nella sua dualità di dea degli inferi e dea legata alla primavera e alle messi: morte e rinascita, due temi chiave dell’intero album.

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Il 16 Aprile 2021 è uscito per I DISCHI DEL MINOLLO “Proserpine”, il nuovo album di Lo spunto autobiografico intimamente sofferto viene trasceso fino a toccare realtà occulte, più profonde ed insondabili.
Gli arrangiamenti si aprono alla presenza di alcuni strumenti analogici dal suono fortemente caratterizzante (quali Moog e Rhodes), mentre le chitarre – quasi sempre acustiche – si fanno più taglienti. Le batterie elettroniche cedono il posto, in alcuni pezzi, alla batteria acustica.
Le caratteristiche stratificazioni armoniche vocali sono sempre presenti, anche se meno eteree e sognanti, mentre la vocalità stessa è portata verso derive più viscerali.
I testi raggiungono un carattere di forte intimismo, pur prediligendo forme chiare e semplici e strutture ritmiche scandite da rime, dall’andamento ossessivo e cantilenante, «da ninna-nanna».
Ne risultano atmosfereoscure, lisergicheed oniriche, talvolta aperte ad un fugace sprazzo di luce.
L’immagine-guida di questo lavoro è costituita dal quadro di Dante Gabriel Rossetti Proserpina, che ritrae la dea nell’atto di guardare verso una fessura improvvisamente apertasi dalle porte del palazzo dell’Ade.
La foto di copertina – opera di Francesco Capponi,realizzata con un autentico banco ottico Vittoriano – è una sorta di tableau vivant del quadro emarca una temporalità “altra”, quella solenne distanza che caratterizza l’album.
Sara Baggini è una cantautrice, produttrice e poli-strumentista. Compositrice fin dalla prima adolescenza, si trasferisce da Sondrio a Perugia all’età di 19 anni, per frequentare l’Accademia di Belle Arti, dove si laurea in Pittura presso il corso del prof. Sauro Cardinali. L’arte visiva, espressa nell’attenzione per l’immagine, ricoprirà sempre un ruolo molto importante anche nella carriera musicale dell’artista.
Dopo l’esordio nel 2010 con One Thin Line –e parallelamente ad alcune collaborazioni per formazioni elettroniche quali Alas Laikae Other Us – sceglie lo pseudonimo di Augustine, tratto dal nome dell’isterica, protagonista del saggio di Georges Didi-Huberman L’invenzione dell’isteria,poiché la paradossale condizione dell’isteria è assunta dall’autrice come paradigma del fare artistico, specialmente in quanto legato ad una complessa e problematica sensibilità femminile.
Nel 2018 pubblica Grief and Desire, una sorta di romanzo autobiografico musicale, ben accolto dalla critica malgrado il carattere fortemente indipendente.
Nel 2019 il video di Augustine, diretto da Francesco Biccheri, vince il II premio come “miglior videoclip italiano autoprodotto” al VIC – Videoclip Italia Contest.
Nel 2021 pubblica il suo nuovo album, Proseprine, dando inizio ad una nuova collaborazione con l’etichetta I Dischi del Minollo.
L’immaginario delle sue canzoni è alimentato dalla letteratura (per esempio Virginia Woolf e Sylvia Plath) e dalla pittura (i Preraffaelliti e Dante Gabriel Rossetti), così come dalla musica.
La maggior parte delle influenze musicali provengono dalla scena britannica Post-punk, Dream Pop e Dark Wave degli anni ’80 (Cocteau Twins, Dead Can Dance, This Mortal Coil, Siuoxsie And The Banshees), ma anche da cantautrici ed artiste da lei amate (Kate Bush, Sinead O’Connor, Annie Lennox, PJ Harvey, Agnes Obel, Anna Calvi, St. Vincent, Bjork, Enya, Julianna Barwick, Meredith Monk).
Temi ricorrenti delle canzoni sono: malattia, ipocondria, perdita, lutto, assenza, distanza, amore nascente e abbandono, colpa, biasimo, estasi e caduta.
L’onirico ed il delirio – al confine con la consapevolezza – sono percepiti come i soli linguaggi possibili per generare un più profondo senso.
L’artista si pone come oggetto e soggetto allo stesso tempo e – come l’isterica – nell’immagine di sé trova la propria identità: distorta, frammentata, eppure l’unica.

Crediti

Tutti i brani scritti da Augustine (Sara Baggini).
Prodotto da Fabio Ripanucci, Sara Baggini e Daniele Rotella.
Registrato, mixato e masterizzato presso La Cura Dischi, Perugia.
Pubblicato da I Dischi del Minollo.
Distribuito da CD Baby (formato digitale) ed Audioglobe (copie fisiche).
Sara Baggini: voce, chitarra, basso, Rhodes, tastiere, synth, percussioni, stomp-box, drum machine.
Fabio Ripanucci: chitarre aggiuntive in Fanny, They Killed Me e Moments of Pleasure and Joy, Rhodes, tastiere, Moog, percussioni, drum machine.
Daniele Rotella: basso in Tower Stones e percussioni in Pomegranate.
Massimo Margaritelli: basso in Fanny, They Killed Me e Moments of Pleasure and Joy.
Niccolò Franchi: rullante in Pagan e batteria in Moments of Pleasure and Joy, How to Cut Your Veins Correctly e Adonis.
Francesco Federici: tom in Pomegranate.
Foto di copertina: Francesco Capponi. Melograno di ceramica: Maria Diletta Rondoni.
Artwork: Antonio Rossi e Sara Baggini.

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