PIETRO, La Galleria in Architettura, inaugura “Vola”, la mostra sul maestro Roberto Rizzoli a cura di Marcello Tedesco

Il secondo artista invitato a inaugurare lo spazio con le sue pitture è Roberto Rizzoli (Bologna, 1952), che aprirà al pubblico venerdì 27 ottobre alle ore 18.

Anche questa mostra, come la precedente, rientra nella volontà di PIETRO di porre l’attenzione su alcuni artisti che potremmo definire irregolari, ovvero non perfettamente assimilati al sistema dell’arte o all’industria culturale. Ognuno di essi si contraddistingue per un percorso e una pratica creativa radicalmente autonoma e solitaria, dove la posizione di marginalità è volutamente scelta e in alcun modo subita. Inoltre gli artisti coinvolti nel progetto hanno, in maniera evidente o meno, una relazione con l’architettura intesa come capacità di agire sulle strutture metaforiche o reali che contraddistinguono l’ideazione e la significazione di uno spazio.

Roberto Rizzoli si è formato a Bologna sotto la guida di Carlo Santachiara, tuttavia la sua bildung avviene grazie a continui viaggi attraverso l’Italia, e parte dell’Europa, che giovanissimo compie al seguito della famiglia. In questo periodo ha l’occasione di conoscere e approfondire i grandi maestri dell’arte antica, formando quella capacità di sapere fondere e metabolizzare esperienze estetiche e concettuali molto diverse e apparentemente inconciliabili. Questa attitudine, diventata nel frattempo impulso creativo, si radicalizza ancora di più quando assume i paradigmi della pop art come linea guida del proprio percorso, ma sapendoli, in maniera piuttosto ardita, integrare con l’arte antica e con alcuni episodi del novecento, uno su tutti Giorgio Morandi.

La perizia compositiva, una tecnica tanto raffinata da diventare linguaggio, la sensibilità fredda ma non anemica nell’uso del colore derivano da questo amore sincero per l’eterogeneità, l’incongruente, il corto circuito. Uno dei “sogni” di Rizzoli è creare un’immagine dove tutti gli ingredienti (massimamente compositi) sopra descritti siano per magia in perfetto equilibrio creando una sorta di enigma visivo. Un campo di forze magnetiche che polarizzi completamente, ma con dolcezza, l’attenzione di chi osserva l’opera. La sua prassi creativa si potrebbe definire come una giornaliera lotta contro l’arbitrario, quella porzione di inautentico che tende a intessersi fatalmente nell’opera, come nella vita, e che richiede all’artista la forza e anche il coraggio di scongiurare il realizzarsi di questa possibilità. Implicita è la volontà di transitare in un ambito linguistico, in questo caso la pittura, con l’intento di spingersi al suo limite e possibilmente travalicare questo confine.

Le opere in mostra sono due monumentali tele del 1996 dal titolo Vola. Il loro impianto formale rimanda immediatamente all’architettura. Tuttavia la struttura spaziale non è fine a sé stessa, ma è strumentale a un accadimento che l’artista “prestigiatore” desidera che avvenga: la levitazione di una misteriosa forma oblunga, ente che l’artista dichiara provenire dalla sua memoria.

Siamo dinnanzi a un’architettura attentamente e lungamente progettata, non solo nel suo aspetto iconografico, bensì anche nelle sottili interazioni che i campi prospettici, creati dal calore nero, intessono tra di loro, creando a loro volta un effetto percettivo che rende altresì “reale” la sospensione della forma al centro del quadro. I rimandi storici a questo impulso di relazionarsi con il peso che, in alcune condizioni può creare vibrante leggerezza, vanno da Simone Weil al polittico i Padri della chiesa di Michael Pacher.

Le grandi tele installate nello spazio di PIETRO entreranno come di consueto in stretta relazione con l’architettura del luogo, rendendo possibile una potenzialità insita nelle opere di Rizzoli: il dispiegarsi di un labirinto che porta ai margini dove questi, per una volta, non sono un luogo di esclusione bensì il limitare di una zona che confina con un altrove di libertà e di placida audacia.

L’allestimento è curato dall’Architetto Simone Gheduzzi che dichiara: “Mai mi sono sentito così immerso in un dipinto come in quelli del maestro Roberto Rizzoli.”

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