Phebo: La storia del tempo perduto

Phebo: “La storia del tempo perduto”, che emozione e che responsabilità partecipare al premio Mia Martini!

Se c’è una cosa che Phebo, al secolo Tiziano Finarelli, non sa proprio fare, è di cantare temi banali su musiche anonime. Nell’ultimo anno ha sfornato tre canzoni, una più bella e significativa dell’altra, con cui ci sta abituando a un modo di comporre che richiede una qualità ormai non usuale. Quasi d’altri tempi, tanto è raffinato e convincente.

Dopo Cane sciolto e Sogna anche tu, il brano sostenuto dalla Fondazione Italiana Verso il Futuro, eccolo di nuovo in radio con La storia del tempo perduto (edizioni Starpoint e Keep Hold). Stiamo parlando di una canzone che invita a recuperare un atteggiamento più sincero e più semplice verso la vita. Lo si potrebbe fare, iniziando ad apprezzare quel che si ha senza cercare la felicità nelle infinite rincorse proposte dai social, che spesso provocano inutili invidie. Eccolo allora Phebo, ospite della nostra intervista di oggi.

C’è un momento della tua vita in cui hai scoperto che la felicità era già in quel che stavi vivendo?

La possibilità di fare della passione musicale il mio mestiere ha senza dubbio accresciuto questa consapevolezza a un certo punto. Ma non c’è solo quella. L’amore di mia moglie e gli affetti che mi circondano, sono in quella quotidianità che, in alcuni istanti di pace e tranquillità con me stesso, scopro essere sempre più di grandissimo valore. Ecco, credo che sia un’esperienza che sia possibile a tutti, basterebbe fare meno chiasso e mettersi un po’ di più in ascolto di sè stessi.

Ti riferisci al rumore dei social?

Anche, ma il mio non è un attacco o un rifiuto dei social in sé. Ne condanno l’abuso, che porta a quell’assurda incapacità di scoprire quello che davvero è importante nella nostra vita. Tanto da farci dimenticare cosa appartenga a noi e cosa alla massa.

Phebo: "La storia del tempo perduto" - foto dal video
Phebo: “La storia del tempo perduto” – foto dal video

Questo brano sarà anche in finale al Premio Mia Martini 2022. Cosa significa per te questa partecipazione?

È una gara a cui tengo molto e arrivarci con una canzone per me così importante mi carica ancora di più. Ambivo da tempo a esserci, per diverse ragioni. Anzitutto rappresenta la possibilità di un confronto anche con altri colleghi: questo è sempre uno stimolo in più per fare un bilancio, migliorarsi, cercare con intelligenza soluzioni artistiche di una certa qualità. Tra l’altro si tratta di un Premio che negli ultimi anni ha permesso a tanti cantanti di farsi conoscere a platee importanti. E poi c’è il motivo principe…

Ossia?

A qualcuno magari sembrerà persino scontato, ma il fatto di partecipare a un concorso dedicato a Mia Martini mi inorgoglisce particolarmente e, allo stesso tempo, mi fa sentire una grande responsabilità. Come se la delicatezza e l’attenzione cantautorale assumessero un impegno più preciso: è un dovere che cerco sempre di rispettare nei confronti di chi ama la musica e al Premio sicuramente lo sentirò in modo più forte.

Phebo la storia del tempo perduto - cover
Phebo La storia del tempo perduto – cover

Chi è Mia Martini per uno come te, che era molto giovane quando se ne andò Mimì e che ora fa il cantautore?

Una delle più grandi voci di sempre, che con il suo coraggio e la sua grinta sapeva trasmettere grandi emozioni. Purtroppo sappiamo tutti come venne rovinata la sua vita, ma la memoria della sua carriera artistica non smette di descriverla come una straordinaria protagonista. Lei sì che il pubblico lo sapeva sempre rispettare, cantando con quell’animo pulito e trasparente che sembra appartenere ai bambini. Oltre alle canzoni più famose, ha dato voce a brani un po’ più nascosti che restano delle autentiche perle.

Mia Martini risvegliò tante coscienze, in diversi modi. Anche La storia del mondo perduto sembra destinata a far riflettere molte persone. Se vincesse un Premio come quello, potrebbe imporsi a maggior ragione l’inno di qualche campagna sociale…

Senz’altro mi piacerebbe molto vincere, ma ciò che più mi interessa è far ascoltare a tutti la mia canzone e lanciare un messaggio in cui credo fortemente e che emerge da questo pezzo. Voglio spronare ciascuno a tornare al dialogo, alla voglia di vivere al di là dell’apparire. L’ultimo libro che ho letto recentemente è proprio il romanzo di Paolo Bonolis, Notte fonda, e mi ha sorpreso piacevolmente vedere che un conduttore saggio e colto come lui abbia affrontato argomenti simili.

Cosa ti ha colpito di più?

Il fatto che quando si metta in secondo piano il dialogo, si finisca con lo scordarsi di incuriosirsi e assaporare la vita vera. Ci si chiude troppo spesso in individualità, create da tecnologie opprimenti, che costruiscono una realtà virtuale. Ecco, La storia del tempo perduto in effetti racconta proprio il tema centrale di Notte fonda. Mi piacerebbe poterla fare ascoltare a Bonolis, che oltre a essere molto attento al “senso della vita” è anche un grande esperto di musica. In fondo quel tempo non è davvero finito: io ci credo ancora…

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