Passaggi alla Litografia Bulla presenta Giacinto Cerone

Come terzo capitolo di Passaggi, la finestra su strada della Litografia Bulla presenta Scannaciucc’, multiplo inedito di Giacinto Cerone. Dal 13 Febbraio al 13 Marzo 2021
Visibile dalle 11 alle 19.
Realizzato in collaborazione con la Litografia Bulla e Ceramiche Gatti nel 2003, il multiplo presenta unite due delle tecniche più care all’artista, il disegno e la scultura.

“Il mio divertimento è proprio lì, la litografia è il super disegno, qualcosa che con il disegno non puoi fare perché non ci sono dei neri, non ci sono carboncini, non ci sono gessetti che riescono a dare la profondità dell’inchiostro litografico. Quindi la litografia la considero il super disegno, al di là della banale possibilità che hai di produrne tante copie, io farei anche una litografia di una copia sola se fosse possibile. La litografia è un disegno automatico, la possibilità speculare che io ho, mi viene proprio spontanea, io riesco a scrivere al contrario, riesco a vedere al contrario, essendo mancino io scrivo al contrario facilmente, quindi, mi piace questo rapporto speculare della diretta conseguenza di fare delle cose che poi alla fine viene tutto il contrario nel verso sbagliato o nel verso giusto che sia. È questo che mi piace della litografia perché è geometrica, è spigolosa, è spillante, è traditrice, è la possibilità di poter tirar fuori dal disegno tutto ciò che c’è di falso e che il
disegno non ha, perché il disegno ha lo stesso identico problema della scultura, quello di essere troppo vero, è come una persona che è sempre troppo sincera.”
Giacinto Cerone, da Selfportait, 2002

“Dai, fammi provare!”
“Ok”, mi rispose subito (e io da quella risposta rimasi un po’ deluso perché
avevo voglia di fare qualche capriccio, e molto spiazzato perché in realtà non
ero pronto, così su due piedi, all’idea di fare una cosa tanto pericolosa).
Guardò la mia faccia, sorrise e disse: “guarda, lo devi tenere così”.
Mise con delicatezza il frullino acceso tra le mie mani e mi aiutò a stabilizzare
la presa. Era incredibile che appena la sera prima lo avessi scoperto a seguirmi
preoccupato, dopo avermi concesso a malincuore di uscire per la prima volta
con i miei amici, e ora era lui, molto più sereno di me, a lasciarmi maneggiare
quell’arma rotante. Di lì ad un minuto avrei inflitto alla sua scultura di legno
un taglio che non avrei cancellato mai dalla mia memoria.
Quando la lama del frullino toccò il legno, il mio corpo vibrò tutto, lui sorrise,
la scultura esalò una lacrima di resina che io, successivamente, strinsi tra
pollice e indice, incollandoli e creando un piccolo cannocchiale attraverso cui
guardare la faccia un po’ fiera di mio padre.
Michele Cerone, 2021

“Quando ero piccolo c’erano delle sere in cui non riuscivo a dormire e venivo
inghiottito dai mostri infantili, correvo verso camera di papà e
improvvisamente tutto si faceva silenzioso e rassicurante, si dirigeva verso
l’armadio e nascosto dall’anta cominciava a sferruzzare, si sentiva solo il
rumore di carta e campanelli, ogni tanto si girava a guardarmi, io ormai ero
incantato, poi continuava a modellare e incartare, i pollici che creavano,
avevano la stessa velocità di quando modellavano la creta o di quando
disegnavano su un foglio impregnati di colore, sembrava che tutto si creasse
da sé e che quei pollici fossero bacchette magiche, ma ad un certo punto,
come un mago, faceva apparire un dono, una serie di sorrisi, uno sguardo
silenzioso ed ero tornato sereno.”
Lorenzo Cerone, 2021

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