IL PARADIGMA DI KUHN. Atto primo in mostra alla galleria FuoriCampo di Siena

IL PARADIGMA DI KUHN, un progetto di Ettore Favini, Esther Biancotti e Jacopo Figura

con un testo di Rossella Farinotti – atto primo alla galleria FuoriCampo, Siena

opening sabato 20 gennaio, ore 19:00

21 gennaio – 31 marzo 2018

La mostra collettiva Il paradigma di Kuhn riunisce le opere di 19 artisti, dilatandosi in due sedie in due momenti diversi: il primo atto si svolge nella galleria FuoriCampo di Siena, che ospiterà dal 20 gennaio al 31 marzo 2018 una serie di 19 piccoli lavori realizzati da Marco Basta, Thomas Berra, Alessandro Biggio, Andrea Bocca, Pamela Diamante, Antonio Fiorentino, Mafalda Galessi, Corinna Gosmaro, Helena Hladilovà, Vincenzo Napolitano, Dario Pecoraro, Alessandro Polo, Gianni Politi, Agne Raceviciute, Stefano Serretta, Namsal Siedlecki, Luca Trevisani, Serena Vestrucci, Mauro Vignando.

Fu l’epistemologo Thomas S. Kuhn nel suo libro più famoso La struttura delle rivoluzioni scientifiche a indicare che la scoperta comincia con la presa di coscienza di un’anomalia rispetto alle aspettative, che viene esplorata finché la teoria paradigmatica non viene riadattata, e ciò che era anomalo si trasforma in normalità. Esiste dunque un legame di continuità fra scienza e rivoluzione, nel senso che lo scienziato opera sempre all’interno di una cornice di riferimento riconosciuta e apparentemente solida, fino ad individuare il limite e a superarlo con un adattamento teorico, alimentando dunque il seme del cambiamento verso una nuova rivoluzione.

Seguendo il pensiero di Kuhn, anche il mondo dell’arte può dirsi scandito da brevi momenti di rivoluzione, Manifesti o Secessioni, a cui si alternano lunghi periodi di “accademismo”, che, riproducendo certi principi compositivi o teorici, stimolano a loro volta un cosiddetto “punto di svolta” sul piano culturale.

Le opere presenti in mostra sono accumulate perciò da un pensiero anti-passatista, inteso non tanto come rifiuto del passato quanto piuttosto come rilettura obiettiva della storia, lontano da riferimenti ideologici pretestuosi, per proiettare la prassi artistica su tematiche più universalistiche attinenti il mutamento e la trasformazione, componenti ultimi e soluzione del reale.

Come Alessandro Biggio, che attraverso modelli in argilla dall’apparenza morbida e decadente, abbozza ritratti comuni che riporta poi, con esili, solitari e inquietanti disegni, attraverso bozze via via più figurative. L’idea di transizione si percepisce anche nelle strutture precarie di Andrea Bocca, seppure minuziosamente costruite con strumenti mai lasciati al caso e rielaborati. L’artista si fa portavoce in prima persona – come nel caso dell’autoritratto in cera di Antonio Fiorentino – del rapporto spazio temporale tra se stesso e le cose quotidiane. Diventa tutto relativo, non c’è più l’assoluto, neppure in pittura dove il gesto di Thomas Berra si è estremizzato in una sintesi armoniosa dove si fa avanti una ricerca ossessiva del tratto e del segno che, infine, rimane. Più cupa, misteriosa e documentativa la pittura di Dario Pecoraroche, attraverso un apparente istintivo utilizzo del colore, raccoglie momenti rubati in giro, rielaborandoli attraverso stratificazioni, come livelli di percezione diversi. La pittura è utilizzata anche come materia extra-mediale – fuori dal supporto canonico – come per Corinna Gosmaroche, con Scape, con colore a spray su poliestere, suggerisce allo spettatore un’altra possibilità spazio-temporale, fuori dal sistema, attraverso stratificazioni, accumuli ordinati di frammenti di quotidiano. Questa tipologia d’utilizzo dei materiali, sempre diversi, sempre più sofisticati e quasi controllabili, ricorda le opere scelte da Marco Basta che studia, sperimenta e interagisce con vari elementi per definire qualcosa fissato nel tempo: come nella serie di disegni digitali stampati su carta giapponese Funery, che bloccano un elemento storico all’interno di un’estetica precisa. Di controllo dell’uomo sulla materia e sulla natura racconta Namsal Siedlecky che indaga la tecnica e la creazione di oggetti d’uso comune, l’evoluzione della forma, senza snaturarne le funzionalità. Il quotidiano è tracciato e rielaborato da Vincenzo Napolitano attraverso installazioni di materie differenti e forme eleganti, dove elementi tolti al reale spezzano rigore e cambiano gli equilibri, fungendo da contrappesi. L’idea di passaggio, di minuziosa elaborazione produttiva, è quella indicata nelle opere di Helena Hladilova, i cui arazzi cuciti a mano come tele giganti ricordano un ciclo continuo di lavorìo e di consumo. È in un viandante attivo che sceglie se aprire le porte e cercare da dove provengono i miagolii dei gatti abbandonati – forse? – di Voiceover, l’opera sonora realizzata da Serena Vestrucci, che interviene con un’attitudine ironica nello spazio che ci pone davanti a un problema da risolvere: c’è una presenza nello spazio?

Questi sono solo alcuni esempi di opere in mostra incentrate sull’idea di costruzione e adattamento, su equilibri formali e rapporti di forze, in un’incessante analisi del proprio presente e di un’eventuale soluzione per il futuro. Un atteggiamento che forse deriva da un sistema dell’arte nazionale sempre più chiuso su se stesso che offre poche possibilità agli artisti italiani, ancora schiacciati da due paradigmi tanto ingombranti e resilienti – l’Arte Povera e la Transavanguardia – da apparire perfino dogmatici e inibire lo sviluppo di un nuovo corso per l’arte.

La mostra di trasforma dunque in una sorta di “spazio critico” sulle attuali “capacità” dell’arte contemporanea, sottoponendo alla verifica sperimentale alcuni principi artistici ed espositivi, grazie alle opere di artisti considerati come marcatori, sensibili indicatori di un’anomalia riconducibile all’esaurirsi della capacità esplicativa del paradigma.

Il secondo atto della mostra inaugura sabato 27 gennaio negli spazi di Studio O2 a Cremona (fino al 28 febbraio), un ex edificio industriale gestito da un gruppo di giovani ingegneri specializzati nella diagnosi energetica degli edifici.

IL PARADIGMA DI KUHN.

Marco Basta, Thomas Berra, Alessandro Biggio, Andrea Bocca, Pamela Diamante, Antonio Fiorentino, Mafalda Galessi, Corinna Gosmaro, Helena Hladilovà, Vincenzo Napolitano, Dario Pecoraro, Alessandro Polo, Gianni Politi, Agne Raceviciute, Stefano Serretta, Namsal Siedlecki, Luca Trevisani, Serena Vestrucci, Mauro Vignando.

atto primo

Galleria FuoriCampo

Via Salicotto, 1/3, Siena

21 gennaio – 31 marzo 2018

opening sabato 20 gennaio, ore 19:00-21.00

orari: martedì-sabato 16.00-19.00; domenica e lunedì su appuntamento

contatti: + 39 339 5225192 | +39 349 1781638 | info@galleriafuoricampo.com

sito web: www.galleriafuoricampo.com

atto secondo

StudioO2

via Mantova 33, Cremona

28 gennaio – 28 febbraio 2018

opening sabato 27 gennaio, ore 18.00-21.00

orari: visita solo su appuntamento

contatti +39 3488512302 – ettore.favini@gmail.com

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