Musica incantevole tra le rocce del Brenta

Un pubblico numeroso e attento ha seguito il concerto evento che ha visto Mario Brunello, Isabelle Faust e Danusha Waskiewicz eseguire le Variazioni Goldberg di Bach. Musica emozionante e indimenticabile premiata da applausi lunghissimi

 

Era uno degli appuntamenti più attesi di questa edizione del Festival I Suoni delle Dolomiti perché prometteva di far incontrare la musica incantevole di Bach con uno dei luoghi più belli delle Dolomiti di Brenta, raggiungibile in non meno di tre ore di camminata. Dunque un concerto tutto da conquistare prima di poterlo gustare. E non sono mancati gli spettatori, saliti in circa cinquecento alla ricerca anche di un felice incontro con un luogo decisamente alpino.
Le rocce tipiche del Brenta, le bocchette, la neve ancora presente sulle vedrette e poco più in là alcune delle cime più note del gruppo con le vie che ancora portano i nomi dei grandi alpinisti dolomitici. I camminatori sono spuntati da soli o a piccoli gruppi, risalendo i sentieri e le placche segnate dal ghiaccio. Un flusso continuo che ha riempito il piccolo anfiteatro a pochi minuti di distanza dal Rifugio Tosa Pedrotti.

E in un silenzio rotto solo dal percolare dell’acqua dalle rocce ha preso via la musica di Bach, quelle variazioni Goldberg che la leggenda vuole fossero state realizzate per un principe insonne, per rallegrarne le notti ed eseguita dal suo giovane clavicembalista di nome, per l’appunto, Goldberg. E proprio l’elemento della bellezza sembra essere quello che segna questo capolavoro. Musica quasi celestiale verrebbe da dire e qualche lacrima apparsa qua e là durante il commovente inizio di quest’ora e mezza abbondante di musica è sembrato ribadirlo. Le note che escono dagli strumenti imbracciati da Mario Brunello al violoncello, Isabelle Faust al violino e Danusha Waskiewicz alla viola, si fanno acqua, si fanno vento e brezza, pietra e aria. Condensano via via tutti i ritmi e gli stati d’animo, i colori dei giorni e lo scorrere del tempo. Non si fatica a credere a quello che il maestro Brunello consiglia prima dell’esecuzione: “E’ una musica che tiene svegli perché è un gioco di altissima qualità e di grande abilità compositiva. Le variazioni Goldberg sono belle, meravigliose e orecchiabili. Seguite il profilo delle montagne e fate così con la musica. Perché essa come le montagne non è misurabile ma solo contemplabile e non si può fare altro che attenderne poi la fine”.

Mirabile l’esecuzione alla quale il pubblico tutto ha dato il proprio apporto mantenendo un silenzio totale. Le trenta variazioni sono così scivolate nella natura del Brenta, baciate talvolta dal sole e velate altre da una nebbia che valicata bocchetta Brenta di faceva nubi. E così il tema originale è divenuto quasi infinito con un canone a intervallare ogni coppia di variazioni fino all’overture “ricomincio da capo” che sembra dare a pubblico e musicisti l’illusione che si potrebbe rimanere in eterno in questo mare di note. E forse più di tante riflessioni, più di tante composizioni in cui il pensiero ha voluto andare oltre, qui il musicista è riuscito col “gioco” a vincere sul tempo, sulle cose che finiscono, ideando un potenziale concerto infinito.

Sotto le rocce della Tosa però la musica è finita lasciando il posto a lunghissimi ed entusiasti applausi. Fossimo stati in un teatro i musicisti avrebbero dovuto fermarsi per regalare un certo numero di bis, ma qui siamo in alta montagna e il cammino per il ritorno è lungo. Così Brunello, Faust e Waskiewicz hanno suonato l’incipit di una sinfonia di Bach e poi, strumenti in spalla, hanno iniziato la discesa a valle, nell’allegra compagnia colorata dei tanti camminatori presenti.

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