Matteo Carmignani: “Le curve del buio” è il disco d’esordio

Si intitola “Le curve del buio”, e qualche percorso tortuoso e oscuro ce l’ha davvero, l’esordio da solista del cantautore toscano Matteo Carmignani. Una vita interessante e articolata, alcune esperienze in band, prima di arrivare a un approccio cantautorale, ma con un po’ di rock, al debutto su lp.

Undici canzoni, aperte da “Il tempo che non ho”, che promette di aprire le “porte della percezione”, e chiuse dal primo singolo “ll posto al sole”, che propongono una voce interessante e del tutto contemporanea, nonostante qualche nostalgia vintage qui e là.

Sensazioni elettriche e acustiche si rincorrono in un disco costruito con calma e sapienza. “È un disco che – racconta Carmignani – per me segna un punto di arrivo e di rinascita dopo un percorso durato oltre tre anni, un periodo intenso fatto di introspezione che mi ha cambiato e ha rivoluzionato il mio rapporto con la vita. Ho imparato a vivere leggero e gran parte dei fardelli che mi sono portato dentro per anni adesso li ho esorcizzati e una buona parte li ho raccolti in questo disco”.

E sono esorcismi musicali che funzionano, come in brani come “In divenire”, con i suoi contrasti tra percussioni e sonorità eteree, per colei che “portava amore”. Ci sono silenzi e incomunicabilità nei brani, ma c’è anche una grande voglia di mettersi in contatto, come succede negli spazi vasti di “Timidamente (il sogno di te)”.

Filtrano idee elettriche da alcuni brani, spesso anche soltanto viste in tralice: succede per esempio nella piuttosto minacciosa e inquieta “Quel che rimane”, pronta però ad allargare le braccia e poi esplodere.

Le atmosfere sono spesso pensose e non sempre ricche di ottimismo. Ma l’aria è mutevole e le sensazioni trasmesse dal disco sono tutte molto intense. Un debutto tardivo, se vogliamo, quello di Matteo Carmignani. Ma come certe vendemmie fatte in ritardo, il risultato che si gusta è più appuntito e ricco di sapore.

Il progetto è diventato realtà grazie all’intenso lavoro svolto in studio presso il “DpoT Recording Arts Studio” di Prato, con la produzione artistica di Fabrizio “Simoncia” Simoncioni, che oltre alle tastiere, ha curato parte degli arrangiamenti e le orchestrazioni. Insieme con lui hanno preso parte al progetto Matteo Tassetto e altri musicisti di spessore tra cui Giuseppe Scarpato, Fabrizio Morganti, Mauro Lallo e poi altri Mario Mazzantini, Nicola Albano e Lorenzo Capelli.

Articolo precedenteLe “Cartoline da Callisto” di Mario Marco Farinato
Articolo successivo“Voglia Di Gridare” è il nuovo singolo di Deborah Iurato!