Massimo Maria Tucci, ex magistrato tributario, è professore universitario e avvocato internazionalista che i suoi clienti ritengono di successo. Ha girato il mondo ricavandone la convinzione che i sentimenti dell’uomo, buoni o cattivi, sono uguali a qualsiasi latitudine. Autore di numerosi testi scientifici, ha scritto ora il suo primo romanzo: il noir metropolitano ambientato a Torino, La porta dell’inferno (Albatros Edizioni).
Nelle sue pagine l’omicidio di una ragazza trovata nuda nella piscina di un palazzo della Torino bene fa emergere una città parallela in cui si muovono sette sataniche, club di scambisti e professionisti di specchiata fama apparente. Protagonista è l’avvocato Arnaldo Bertini che, senza perdere la sua ironia, sarà costretto a indagare perché finito egli stesso nella rosa dei sospettati. Andrà in cerca dell’assassino con il supporto morale di Mark, coinquilino stilista e cuoco raffinato, e l’aiuto professionale di un rassicurante agente investigativo. Dalle loro indagini verrà fuori il lato oscuro del capoluogo piemontese. Al protagonista il compito, forse impossibile, di richiudere la porta dell’inferno.
Sempre con la stessa casa editrice, peraltro, Massimo Tucci era arrivato in libreria alcuni mesi fa con LA MIA LOBBY, un titolo quanto mai profetico e attuale visti gli scandali tra concorsi pilotati, concessioni e altri fatti di cronaca a cui stiamo assistendo.
Qui Tucci prende in esame la realtà dell’università italiana e lo fa con quel piglio che fin da giovane – quando avrebbe voluto fare lo scrittore e il giornalista – l’ha visto andare con strenua determinazione controcorrente al sistema, alle dinamiche e alle sue falle: lo stesso principio su cui ha costruito poi tutta la sua carriera accademica.
I riti e le manovre di potere di una casta esclusiva sono esaminati con ironico disincanto da un Insider che li ha vissuti in prima persona in oltre trent’anni di carriera e vorrebbe che le cose cambiassero, cercando non solo di criticare ma anche di “costruire” una via d’uscita da percorrere nei prossimi anni, per continuare a dare speranza a chi rappresenterà il futuro del nostro paese.
È proprio inseguendo questa precisa missione che Tucci all’interno del libro suggerisce alcune ricette per i tanti che vorrebbero riformare veramente il mondo accademico.
Un’analisi senza filtri, insomma, di una delle tante lobby che costellano la società italiana, accompagnata da una serie di proposte concrete che devono muovere però da un presupposto fondamentale per l’Autore: ogni cambiamento dovrà partire dal dato umano, dalla riforma in primo luogo delle coscienze di quanti dovranno realmente attuarla.