Live At Estival Jazz, il nuovo disco dei Final Step

Live At Estival Jazz, il nuovo disco dei Final Step. Esce in tutti negozi di dischi e nei principali shop online (finalstep.ch) il nuovo album dei Final Step, Live At Estival Jazz. Nuovo lavoro della band made in Switzerland dal sapore rock-jazz, che documenta il loro live all’Estival Jazz il 2 luglio dell’anno scorso a Mendrisio. Un album intenso ed appassionato che testimonia la volontà e la capacità di rivivere dall’interno, con creatività ed allegria, la fusion che, ben lontano dal limitarsi ad essere maniera, si fa piuttosto gioco musicale e fitto interplay con il pubblico.

 

Gli ampi orizzonti dei Final Step

La cifra stilistica dei Final Step è il jazz elettrico post-davisiano, in quella sua variante canonica che si è soliti definire fusion. Per meglio dire, lo scaffale in cui potremmo inquadrare questa formazione è quello di una band jazz-rock, dove il marchio bifronte indica uno stile scandito da una intensa pulsazione ritmica, spesso ostinatamente binaria e funk. Che in questa band si scrolla la polvere della maniera animandosi della forza di nuove idee, di un’intensa creatività compositiva che offre una rilettura tutt’altro che filologica, piuttosto evolutiva, di un modo di fare incontrare il jazz con i ritmi del rock.

 

La storia

Il progetto artistico, nato dalla creatività del suo fondatore Matteo Finali, nasce nel 2010 ed esordisce con un primissimo album, Desert trolls con cui il gruppo alle sue prime prove di ginnastica sonora sembra tentare il percorso, saggiare la tenuta degli arrangiamenti, misurare le proprie forze. Condendo il tutto di una notevole dose di energia. A fianco a Finali, in questa prima fase, c’è Max Pizio al sax.

Con Uncle Joe’s Space Mill del 2014, si inizia ad intravvedere un’evoluzione estremamente personale. Finali, sempre supportato da Pizio, ma affiancato ora da un quartetto di strumentisti ben lucido, maturo e ambizioso, inizia una originalissima esplorazione di moduli ritmici d’origine nordafricana e magrebina. L’impasto elettrico-tribale è qui declinato dunque in una direzione forse un po’ meno funk, ma non per questo meno godibile né coinvolgente. Sta in questa virata, che impone una decisa svolta alla poetica della band, il tratto ancora oggi più interessante del loro stile.

Il terzo disco, Three Sails, del 2015, segna un’evoluzione non tanto nel repertorio quanto nell’espansione dell’organico. I fiati della front line sono ora due, tromba e sassofono: i brani tratti dal mulino spaziale dello zio Joe risuonano ora con una nuova quadratura, una forza tranquilla nell’espressione. Come se, trovato il modulo più affidabile e sostenibile, la band esplorasse la personalità di ognuno dei pezzi con una autorevolezza e con una calma degna di nota. La souplesse è perfettamente palpabile osservando le riprese live della registrazione, che sono contenute in un DVD allegato alla pubblicazione.

Il 2016 è l’anno dell’Estival Jazz, il contesto giusto per dare voce ad una dimensione musicale ampia e complessa, ricca per energia ed arrangiamenti.

Da qui Final Step parte per una nuova avventura, per un’esplorazione creativa che si va facendo sempre più chiara e definita. La rotta è disegnata sulla mappa di un progetto collettivo. Sfrutta le risorse di un genere che mostra non soltanto di essere perennemente vitale, ma anzi, di saper prestare le sue risorse a forme musicali nuove e inattese.

 

 

Dicono di noi

“(…) Ein feines Beispiel für komplexen Funk-Jazzrock, der gut komponiert ist, schnell ins Ohr geht und ob so mancher verrückter, witziger Ideen überrascht.(…) Jedem zu empfehlen, der Funk nicht als tanzbaren Pop versteht, sondern als instrumental aufregende Musik.„ – (Volkmar Mantei)

 

“Final Step möchten so etwas wie die europäische Antwort auf Steps Ahead sein.”

(Reinhard Kochl, Jazz Thing)

„Final Step è un pugno pieno di fusion pompante, funk e jazz elettrico!“”

(Joe Lang, Abstract Logix)

 

„“Gli Steps Ahead hanno trovato dei degni successori!“”

(Steve Braun, Rocktimes.de)

 

“I Final Step lo dimostrano ancora una volta: la musica non conosce confini!“ (Andreas Schiffmann, Musikreviews.de)

 

 

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