Les Jours de France à Rome, il duo Michel Portal e Bojan Z a la Casa del Jazz

Sabato 9 marzo alle ore 21 alla Casa del Jazz, per “Les Jours de France à Rome”, il duo composto da Michel Portal, clarinetti, sassofoni e Bojan Z, pianoforte. Uno dei protagonisti del jazz europeo insieme al pianista serbo/francese autore di un’originale mix tra tradizione balcanica e linguaggio jazz/blues/funky. Non nuovo a esperienze in duo – le più famose incise su disco sono quelle pluripremiate con Richard Galliano e con Martial Solal, il grande polistrumentista Michel Portal si presenta in duo con il pianista Bojan Z.

La sopraffina tecnica di Portal al clarinetto basso, ricca di armonici, doppi e tripli suoni, crea in questo concerto un’interazione totale col pianoforte di Bojan Z.

Se il jazz europeo può oggi dire la sua con originalità, il merito va indubbiamente anche a Michel Portal: compositore nato nel 1935, polistrumentista francese di eccelso virtuosismo (oltre a sax soprano e vari clarinetti suona con grande trasporto emotivo il bandoneon, strumento simbolo del tango) è infatti in prima linea sin dalla fine degli anni Sessanta nel mescolare il linguaggio del jazz con elementi della cultura europea, sia colta che popolare.
Dotato di straordinaria personalità, vanta un rimarchevole repertorio sia classico (Mozart, Brahms, Schumann, Berg), che contributi nella creazione della musica contemporanea partecipando negli anni Cinquanta e Sessanta al movimento delle avanguardie, è stato protagonista in lavori di Boulez, Stockhausen, Berio, Kagel, Globokar. Michel Portal, nella storia del jazz europeo spicca come una delle personalità in assoluto più significative e anche come una delle figure meno riducibili a semplici schemi e appartenenze. Se il jazz europeo negli ultimi quarant’anni ha forse espresso la sua massima autonomia rispetto al jazz d’oltre Atlantico nella forma della cosiddetta ‘improvvisazione radicale’ emersa negli anni Sessanta, Portal è un ponte tra le due ispirazioni, è un musicista che mentre si distingue nettamente dai modelli americani, d’altra parte però sfugge anche all’identificazione con quest’ambito dell’improvvisazione radicale a cui è co¬munque contiguo e con cui ha parecchi tratti in comune.
È componente del New Phonic Art, formazione di punta della libera improvvisazione insieme al trombettista Bernard Vitet, il pianista Francois Tusques e il batterista Sunny Murray, basato sull’improvvisazione collettiva, la ricerca sonora e la creazione istantanea mai dimentico della magia e bellezza di danze e arie popolari (Benny Bennet, Perez Prado), musica dei Paesi Baschi, sua terra di origine. Parallelamente si dedica al jazz, affascinato da Ellington e dai solisti americani. E il jazz diviene sua terra d’adozione. I suoi gruppi, battezzati Michel Portal Unit, nascono nei primi anni Settanta, laboratori di libera improvvisazione con formazioni sempre mutevoli aperti all’incontro tra musicisti europei e americani. Lavora con musicisti come Albert Mangelsdorff, John Surman, Steve Lacy, Han Bennink, Dave Liebman, e con tutta la scena francese. Famosi i duetti con Lubat e Jean-Pierre Drouet. Compone moltissime colonne sonore per il cinema, suona accanto a solisti di danza (da ricordare il lungo sodalizio con Carolyn Carlson). Ha ottenuto tre Cèsar e un Sept D’Or. Dagli anni Ottanta dirige diverse formazioni, in particolare il trio, spesso con Daniel Humair e Bruno Chevillon. Collabora con Mino Cinelu, Joachim Kuhn, Martial Solal, Jacky Terrasson e fonda un quintetto assieme a Louis Sclavis. Ma il successo maggiore arriva nel celebre duo con il fisarmonicista Richard Galliano, attivo ormai da più di un decennio. Negli ultimi anni Portal si è interessato al funk, collaborando con musicisti di Minneapolis vicini all’entourage di Prince.
Dice di se e del suo recente lavoro Bailador, dove racchiude tutto il suo senso di libertà rispetto alla creatività e all’interpretazione musicale:
Quando da giovane andavo alle feste flamenco mi ricordo che c’erano sempre i ballerini che danzavano in modo perfetto e che interpretavano il flamenco; a fine serata però c’era sempre qualcuno, un po’ ubriaco che trascinato dal ritmo della musica saliva su un tavolo e iniziava a danzare un po’ goffamente interpretando il flamenco a modo suo. Per i puristi questi bailador spontanei erano figure ridicole, pallide imitazioni di veri ballerini di flamenco, io invece li trovavo più veri e coinvolgenti dei ballerini stessi in quanto erano molto veri, e cercavano di interpretare a loro modo la danza fornendo un senso del ritmo molto coinvolgente.
Questo è Bailador, un tentativo di andare al cuore del ritmo senza paura di mescolare le differenti culture. Ci sono delle musiche ermetiche come, appunto, il flamenco o certa musica sacra che non si vogliono lasciar contaminare, hanno dei paletti molto rigidi e non vogliono lasciar entrare alcuna influenza esterna; questo, per me, è un grave limite alla creatività, noi non nasciamo con questo insensato obiettivo di classificare, essere classificati, e distinti da altri, anzi, abbiamo bisogno di confronto. Io vorrei dire ai musicisti se vi sentite di esprimervi fatelo il più liberamente possibile e senza accettare schemi! Fate come il bailador che danza senza paura di essere criticato e si diverte!(aaj-sett 2011).

Nato a Belgrado nel 1968 Bojan Zulfikarpasic comincia a studiare pianoforte all’età di cinque anni. “La musica è un’attività molto diffusa nel mio Paese,… La mia famiglia, assieme ad amici, si riuniva per festeggiare e suonare fino a notte tarda. Io mi addormentavo con le canzoni del patrimonio musicale jugoslavo. Poi, attraverso l’insegnamento, ho scoperto Bach, Ravel e Debussy, grazie ad un’amica ho scoperto i Beatles e grazie a mio padre la musica brasiliana. Io ripetevo i brani, provavo a trovare gli accordi giusti, e questo ha provocato una certa attitudine alla musica jazz.”. Da adolescente continua i suoi studi al conservatorio di Belgrado e diventa un musicista jazz famoso nel panorama musicale jugoslavo (nel 1989 riceve in Jugoslavia il Premio come Migliore Giovane Musicista Jazz). Dopo il servizio militare in Jugoslavia, dove nell’orchestra dell’esercito scopre la ricchezza della musica tradizionale balcanica, nel 1988 si trasferisce a Parigi diventando in poco tempo un nome incontestabile del jazz francese. Si iscrive al CIM, una scuola di riferimento per molti giovani artisti, e comincia a suonare con altri musicisti. Con il chitarrista Noël Akchoté si esibisce in tantissimi bar e club della capitale. La sua carriera inizia ad ottenere riconoscimenti importanti nel 1990. Sostituendo il pianista del quartetto di Marc Buronfosse (con Julian Lourau al sassofono e François Merville alla batteria), Bojan conquista il primo premio da solista al “Concours de la Défense”. La sua performance non passa inosservata nemmeno ai grandi nomi del jazz. Nel 1991 entra a far parte del famoso “Azur Quartet” dell’emblematico contrabbassista francese Henri Texier, e in seguito dal gruppo del clarinettista Michel Portal. Con il suo particolare linguaggio – un maturo vocabolario jazz realizzato dosando leggere influenze tratte dal folclore balcanico – Bojan lascia un’impronta indelebile in tutti i gruppi in cui suona. Oltre ad esibirsi in vari gruppi, Bojan è anche leader in formazioni tutte sue. Il 1993 segna l’inizio della sua collaborazione con l’etichetta Label Bleu con l’incisione dell’album di debutto del Bojan Z Quartet registrato durante un concerto a New York, seguito due anni più tardi da Yopla!, il suo secondo album inciso sempre col quartetto. Inizialmente, nel 1999, esce il suo progetto multietnico Koreni, che raccoglie otto musicisti d’origine diversa. Dopo alcuni anni di riflessione sulle caratteristiche del piano solista, registra nel 2001 l’album Solobsession, che raccoglie apprezzamenti e consensi a livello internazionale. Questo album, il quarto uscito con il suo nome, presenta composizioni superbe e fuori dall’ordinario, confermando nuovamente l’originalità assoluta di questo pianista jazz che ha caratteristiche assolutamente uniche, scaturite da un talento inesauribile. Con i gruppi di Texier, Portal e Lourau, con i propri gruppi e da solista, si è esibito nei grandi festival jazz di Montréal, North Sea Jazz, Paris Jazz Festival, Copenhagen Jazz Festival, Jazz in Marciac, London Jazz Festival e nelle sale da concerto come il Palau de la Musica a Barcellona e alla Konzerthaus di Vienna. Nel 2002 Bojan viene nominato Chevalier de l’ordre des Arts et des Lettre dal Ministero della cultura francese e riceve il Premio Django Reinhardt come Musicista dell’anno dell’Accademia Francese del Jazz. Il suo quinto album per Label Bleu, nonché il primo col “trio Transpacifik”, segna l’inizio della collaborazione con musicisti americani quali il contrabbassista Scott Colley (famoso per aver lavorato con nomi importanti come Herbie Hancock e Chris Potter) e il batterista newyorkese Nasheet Waits. Venne registrato a New York nel 2003. Da allora suona con Ben Perowsky o Ari Hoenig alla batteria ed il grande bassista francese Remi Vignolo. Nel 2005 è stato insignito del “European Jazz Prize” (Hans Koller Prize) come best european jazz artist.Il suo album Xenophonia, uscito nel 2006, ha vinto il premio “Les victoires du jazz 2007” come miglior album dell’anno.

 

Casa del Jazz: viale di Porta Ardeatina, 55 Roma

Info: 06/704731; info.cdj@palaexpo.it

Ingresso  15 euro

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