La figura umana con le infinite possibilità degli avatar digitali sull’abito esposto a Pitti Immagine Uomo di Michele Serra, studente IED Cagliari di Fashion Design

Gli orizzonti della creatività tra arte e moda degli studenti IED Cagliari in un dialogo stretto con lintelligenza artificiale per riflettere sul confine sempre più attuale e sottile tra corpo umano, IA, coscienza e tecnologia, in esposizione al Museo degli Innocenti, Salone del Brunelleschi a Firenze, nellambito di Pitti Immagine Uomo 103esima edizione, la più importante manifestazione a livello nazionale e internazionale per la moda maschile.

From Flesh to Code: a dialogue on Transition” è il titolo del progetto di Michele Serra, studente IED Cagliari del terzo anno del corso di Fashion Design, coordinato da Nicola Frau e Massimo Noli, selezionato per partecipare a Firenze al progettoTransitionied” che coinvolge tutte le sedi del Gruppo IED e che vedrà esposte le opere di tutti i migliori otto diplomandi IED in Fashion Design al fianco dei più importanti brand della moda maschile di Pitti Immagine che raccontano il menswear contemporaneo con un approccio sempre più votato alla globalità e alla fusione di discipline e ispirazioni differenti.

Una sinergia molto importante che posiziona IED come istituzione in ambito moda ma caratterizzata da un approccio multidisciplinare sempre più volto a raccontare una nuova estetica che sia espressione della nostra contemporaneità e complessità avvicinando i linguaggi di arte e fashion, fil rouge delle tesi IED 2023.

I migliori studenti di fine corso in Fashion Design delle sedi IED che hanno preso parte a questo progetto sono stati guidati sin da gennaio da Lucy Orta, artista e performer britannica formatasi come fashion designer e considerata tra le maggiori artiste e performer contemporanee. Un percorso di mentorship che li ha supportati in tutti questi mesi nello sviluppo della propria creazione e nella curatela della presentazione al pubblico di Pitti Uomo.

Villa Satta, sede IED Cagliari

Appassionato da sempre di tecnologia, moda e IA, Michele Serra ha risposto alla call con il suo progetto “From Flesh to Code: a dialogue on Transition” che rappresenta la transizione della figura umana nello spazio digitale, nel metaverso. Una installazione interattiva che esplora il concetto di metamorfosi dellessere umano, proponendosi con provocazione al pubblico, incentivato a sperimentare e scoprire la relazione con l’intelligenza artificiale. Parte dell’installazione è infatti un proiettore che mostra una finestra di dialogo con il software ChatGPT basato su intelligenza artificiale generativa e apprendimento automatico progettato per simulare una conversazione con cui il pubblico può interagire tramite una tastiera, rendendo l’interazione tra domande e risposte parte integrante della performance e protagonista dell’installazione stessa. “Sono partito da una domanda che mi sono posto – spiega Michele Serra – E se gli esseri umani si potessero evolvere ancora in uno spazio non fisico, tecnologico? Immaginandomi quindi l’essere umano legato sempre più fortemente all’intelligenza artificiale e a uno spazio sempre più virtuale ho pensato a un’opera costituita da un abito scultoreo, quasi statuario, in tessuto di cotone grezzo rappresentante il vecchio umano, con un collo alto che gli copre la bocca e dando la voce alla IA. Dalla schiena emerge una scultura umana ma fatta di cavi elettrici e alluminio (tutti materiali di recupero), un esoscheletro al posto della pelle che tende un braccio verso l’esterno, quasi come a voler uscire dal bozzolo”.

Un’idea partita da una prima bozza, una sorta di conversazione tra umano e IA su tanti argomenti e in particolare verso scenari un po’ (ma nemmeno tanto) fantascientifici. “Mi sono chiesto in che modo l’IA può evolversi nell’integrarsi nella nostra vita di tutti i giorni, se e come la stessa intelligenza artificiale può integrarsi con il corpo, la coscienza umana o viceversa – aggiunge – Ho deciso quindi di rendere “viva” questa metamorfosi attraverso una performance che rappresenti la transizione di questa figura un po’ umana e un po’ artificiale in grado di interagire, per fare in modo che il pubblico possa approcciarsi all’IA facendo anche domande scomode, e sfidare quella paura e quella diffidenza dilaganti di questi tempi, dovute all’incognita sui limiti e sulle possibilità di una intelligenza artificiale che attraverso l’apprendimento e l’interazione ha la capacità di evolversi. Io ho ad esempio ho posto delle domande alla IA quali: ‘E se la coscienza umana si potesse trasferire completamente in uno spazio virtuale, cosa separerebbe questa coscienza umana da una IA molto avanzata?’ E l’IA non mi ha saputo dare una risposta. È questa la bellezza dell’idea della mia provocazione: riuscire a percorrere quella “sottile linea rossa” che separa gli umani dall’IA e che potrebbe condurre al cospetto di possibili verità”.

Per IED Cagliari essere presenti a Firenze durante Pitti è un’occasione di storytelling fondamentale per valorizzare il talento dei propri designer, la multidisciplinarietà dei progetti e il network di studenti che animano le sedi in Italia, Spagna e Brasile.

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