Il 28 Febbraio 2014 esce Interrato dell’acqua morta,il primo album di Stefano Battistella
Riflessioni e rabbia di un cantautore timido
“Mi chiamo Stefano Battistella, ho ventidue anni, studio filosofia e scrivo canzoni.”
Così si presenta Stefano Battistella giovanissimo cantautore veronese classe 1991 e studente di Filosofia. Stefano suona per tutta l’adolescenza con i No Land’s Man, band post-rock veronese di cui è frontman e autore dei testi in lingua inglese e delle musiche. Terminata l’esperienza con i No Land’s Man inizia a scrivere pezzi in italiano.
La composizione con pianoforte e chitarra gli dà il pretesto di buttare giù pensieri dell’umore del momento. Interrato dell’Acqua Morta nasce con i primi 4 o 5 pezzi registrati in uno studio in Valpolicella: poca roba, pochi soldi, come sempre…
Le sue canzoni piacciono subito al ragazzo che gestisce lo studio di registrazione, Cristiano Tommasini bassista dei Sin Circus e O’ Ciucciariello, il quale a sua volta chiama un paio di amici, Bruce Turri, batterista de Le Maschere di Clara e Giordano Sartoretti (tromba e flicorno) degli Allegrovivobis. E la band è fatta!
“Si suona, si suda, ci si crede” ed ecco le dieci tracce che compongono Interrato dell’Acqua Morta, un disco e una via di Verona; un canale che è stato interrato dopo un’alluvione e insieme un suono che ristagna nelle acque sporche del vissuto quotidiano del giovane artista alla sua prima esperienza da solista.
Contenuti immediati (Ne ho piene le palle), ironici e ispirati da filosofiche letture pomeridiane (La professione di fede del biscotto savoiardo, L’autodidatta), seguite da impennate di rabbia (La Sbronza del Secolo), banali esperimenti giovanili (Morte Nera), l’amore nelle sue declinazioni (Angelica e Perra sin amor), metafore biologiche (il mollusco Ascidia che, raggiunto lo scoglio cui attaccarsi, si libera del suo sistema nervoso).
Racconti e situazioni che sfuocano il confine tra serio e faceto, interpretate da una voce versatile e con un lavoro melodico e armonico tutt’altro che assente. In copertina la scelta di rappresentare la rabbia “impagliata”, una volpe imbalsamata il cui urlo si perde nell’infinito silenzio.
L’album è anticipato dal primo singolo “La professione di fede del biscotto savoiardo” e dal suo video ufficiale http://www.youtube.com/watch?v=bt7Rg8oencE. Si tratta di un brano ispirato al personaggio del Vicario savoiardo di Rousseau, una delle letture pomeridiane di Stefano, che nei suoi testi prende spunto da riflessioni e situazioni che oscillano tra ironia e serietà, tra arguzie e istintivi moti di rabbia.
Un brano che non è certamente nato con delle pretese di verità o serietà. E’ un pezzo ironico, nato da un gioco di parole. Parla di Dio, di amore, di dipendenza e di necessità, il tutto condito con del tiramisù e accompagnato da un video folle e divertente girato in un giorno soltanto dal giovane videomaker Giacomo Ballarini.
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