Il pop (post)post-moderno di Doriah

Fuori da venerdì 10 novembre “Canzoni Secsi”, album di debutto di Doriah, autore e produttore siciliano trapiantato a Bologna. Sospese tra cantautorato classico e (post)post-moderno, le sue canzoni, spesso dissacranti e surreali, sanno anche essere insospettabilmente romantiche e, a loro modo, indubbiamente “pop”. Immerse in un mare fluttuante di sintetizzatori, oscillando tra riferimenti più disparati (da Lucio Dalla ai CCCP, dalla trap alla techno commerciale anni ’90) e in costante bilico tra iconografia e iconoclastia (da Hemingway a Sartre, da Maradona a Gesù Cristo, da PornHub a Non è la Rai), queste dieci “Canzoni Secsi” non sono altro che, nelle parole dell’autore, “un modo di affrontare le incertezze e le angosce del nostro tempo, senza la presunzione di ottenere risposte ma con la possibilità di porsi ancora delle domande”. Le categorie di ricco e povero, alto e basso si fondono senza soluzione di continuità dando vita a scenari ambigui e volutamente paradossali, in un approccio bizzarro, selvaggio, ondivago e irrefrenabile. Non esistono soluzioni, nuovi valori da affermare o vecchi da restaurare: una volta constatato il vuoto valoriale dei nostri giorni, Doriah preferisce essere quello che “sta seduto in riva al fiume e gode dell’osservare l’acqua che scorre. Il caos è progresso”. 

Qual è stato il momento che ti ha fatto dire “voglio fare musica”?

Sono un ragazzo cresciuto negli anni ’90, penso che la prima cosa che mi ha spinto a suonare in una band è stata la scoperta dei Nirvana. Le prime canzoni alla chitarra le ho imparate sul live Unplugged in New York.

Hai voglia di raccontarci che cosa vorresti trasmettere agli ascoltatori di “Canzoni Secsi”?

Questo album è venuto fuori lungo il corso di un bel po’ di anni, in mezzo ci sono stati miei grandi cambiamenti personali, covid e guerre. È un po’ una raccolta di tutte le mie crisi e vorrei dunque che potesse aiutare chi lo ascolta a sentirsi meno solo di fronte alle proprie crisi. Il titolo dell’album è un po’ un azzardo che ci siamo presi con il mio team, volevamo che non fosse preso eccessivamente serio, anche se tutto sommato la maggior parte delle canzoni hanno una vena malinconica.

Qual è l’aspetto della tua musica di cui sei più fiero?

Sono molto fiero quando le persone che ascoltano la mia musica mi dicono che hanno provato qualcosa, perlopiù devo dire che mi arrivano messaggi del tipo “mi sono fatta/o un piantino con la tua canzone x”. Questo mi fa credere che arrivo alle persone, che qualcosa della mia musica risuona emotivamente.

Qual è invece il tuo tallone d’Achille, l’aspetto su cui senti di dover migliorare?

Direi su tutto, non si smette mai di imparare, vorrei migliorare a scrivere, a produrre, a cantare.

Come speri di continuare la tua esperienza musicale da qui in avanti?

È appena uscito il mio primo album dopo una lunga gestazione, spero di portarlo dal vivo il più possibile, spero anche di poter cominciare a lavorare alle cose nuove che ho in cantiere.

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