I Fantasmi dal Futuro tornano con “Sono come te”: intervista alla band

I Fantasmi dal Futuro tornano sulla scena musicale con un nuovo EP composto da quattro brani, un passo successivo all’album d’esordio del 2022. La loro identità sonora si conferma e si evolve, mantenendo elementi distintivi come la voce filtrata con tocchi di autotune, le chitarre avvolte da riverberi post-rock e una sezione ritmica incisiva. Questo nuovo lavoro continua a esplorare le loro radici rock, mantenendo uno sguardo attento alla contemporaneità e alla sperimentazione.

Con un sound che intreccia malinconia e impatto energico, i Fantasmi dal Futuro si confermano una realtà interessante nel panorama indipendente italiano. I loro testi, spesso ermetici e carichi di inquietudine, non scivolano mai nell’autocommiserazione, bensì nella consapevolezza di un’espressione autentica e personale.

In questa intervista, la band ci racconta il processo creativo dietro l’EP, le sfide incontrate durante la sua realizzazione e il loro punto di vista sul fare musica oggi in Italia. Una conversazione che svela il loro modo di intendere il rock, tra passione, ostinazione e una visione artistica ben definita.

L’EP si apre con “Sono come te”. Cosa rappresenta questo brano per voi?

È un brano che sintetizza il nostro stile, il nostro linguaggio. Musicalmente c’è l’energia che ci caratterizza, mentre il testo racconta una sensazione non proprio felice. Scherzando, diciamo sempre che siamo specializzati nel produrre canzoni tristi.

C’è un messaggio comune nei vostri testi?

C’è più uno stile, un mood, che unisce le nostre canzoni. Alcuni testi sono piuttosto ermetici e ci piace pensare che ognuno ci possa sentire qualcosa di diverso. Diciamo che in generale ci piace rimestare nel torbido, perciò i nostri testi non sono sicuramente solari e spensierati. Raccontiamo inquietudini e incertezze, ma sempre con una certa dose di grinta e senza autocommiserazione.

Cosa significa per voi suonare oggi in Italia?

Quello che è sempre stato anche nel resto del mondo: una fatica infinita per trovare un palco e un pubblico, ma una soddisfazione talmente grande da darti la carica per ripetere da capo tutto quanto ogni volta. Diciamo che in Italia forse è un po’ più complicato, ma siamo cocciuti. Parecchio.

Qual è stata la sfida più grande nella realizzazione di questo EP?

Mah, è andato tutto talmente liscio che alla fine ci siamo chiesti se ci fossimo scordati qualche passaggio, qualcosa. Tutto veloce, niente intoppi, insomma, “ci siamo dimenticati qualcosa?”. Forse il fatto di non essere più dei ragazzini e di avere una certa dose di “mestiere” ci facilita le cose. O forse siamo fortunati, chissà.

Come vi immaginate il futuro della band?

Sicuramente non siamo una band che punta al “mainstream” ma all’indipendenza (anche se a dire “indie” ormai si intende tutt’altro, ma vabbè). Vogliamo proseguire per la nostra strada, fatta di concerti e canzoni coerenti con le facce che abbiamo. Insomma: palchi e chilometri, chitarre vecchie e canzoni nuove. Olè!

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