Giulia Fagiolino si racconta: “Ogni libro che scrive riflette un momento che sto vivendo”

L’esordio letterario della scrittrice toscana Giulia Fagiolino era avvenuto con il romanzo “Quel Giorno” pubblicato da Capponi Editore nel giugno 2018, per poi tornare sul mercato editoriale con “In un battito d’ali” edito da L’Erudita, Giulio Perrone editore.

Giulia, dagli inizi a oggi tanti riconoscimenti, anche prestigiosi…

Sì, ed è la cosa che più mi inorgoglisce continuare a vincere tanti premi letterari internazionali, sia con il primo che con il secondo libro. Qualche giorno fa ho saputo di aver ricevuto un riconoscimento anche allo storico premio letterario internazionale Casentino, fondato negli anni ’40 da Carlo Emilio Gadda e che ha visto, tra i premiati, numerosi nomi importanti quali, ad esempio, Indro Montanelli.

Per te cosa sono l’ascolto e la scrittura?

Sia l’ascolto che la scrittura sono strumenti molto importanti per veicolare messaggi, storie, spesso vanno di pari passo, come è accaduto a me con il mio ultimo romanzo, In un battito d’ali, nel quale ho fatto tesoro dei racconti che mi sono stati raccontati dalla mia famiglia accaduti durante la seconda guerra mondiale. Se ci riflettiamo, la storia è stata spesso tramandata proprio grazie alle narrazioni orali poi messe per scritto, pensiamo ad esempio ai poemi omerici come l’Iliade o l’Odissea.

Ami anche altre forme d’arte oltre alla parola messa nero su bianco?

Tutte le manifestazioni di arte sono importanti e fondamentali a veicolare messaggi ed emozioni.

La stampa in questi mesi ha parlato tanto di “In un battito d’ali”, ma oltre a chiedertene una breve sinossi mi piacerebbe che tu ci facessi conoscere meglio il libro…

È un romanzo caratterizzato dal binomio realtà e fantasia, prendo spunto da alcuni fatti realmente accaduti alla mia famiglia durante la seconda guerra mondiale, sotto la linea Gotica, poi ho romanzato il tutto. Alcuni personaggi, quindi, sono realmente esistiti, altri di pura fantasia. Punto molto sullo stato emotivo e sulle sensazioni, voglio che il lettore si senta parte integrante della storia e fondamentale è anche il messaggio di speranza che caratterizza i miei romanzi, non a caso li definisco “catartici”.

In questi anni Giulia donna e Giulia scrittrice sono cambiate?

Beh sì, certo, mi sento più matura, sia come donna che come scrittrice. Se penso al primo romanzo mi vedo come una scrittrice quasi in erba rispetto al secondo libro molto più elaborato e complesso, vale lo stesso anche nella vita, con il passare degli anni si ha molta più esperienza.

A posteriori, riscriveresti pari pari le stesse storie senza cambiare alcunché?

No, ogni libro che scrivo riflette un momento che sto vivendo. Per me i libri sono in continuo divenire, non riuscirei a scrivere le stesse cose, le stesse sensazioni di anni prima. Anzi, spesso rileggendo cose passate penso “ma davvero sono stata io a scrivere questo?” ed è il bello della scrittura.

Infine, tra tutti i personaggi che hai generato finora, a quale ti senti più affine?

Nell’ultimo romanzo centrali sono la figura di Agnese, donna forte e matura che lotta nonostante tutte le difficoltà e la figlia Ginevra, una ragazzina che si contraddistingue per la sua tenacia fino a rischiare la propria vita per amore; in diverse interviste le ho definite due facce della stessa medaglia, perché seppur caratterizzate dalla differenza di età sono molto simili. Ecco, mi rivedo un po’ in loro due, sono state dei personaggi molto cari e mi è dispiaciuto abbondonarle una volta finita la stesura del romanzo.

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