Five Hundred: il nuovo funk del passato

Ecco l’esordio discografico dei Five Hundred, trio piemontese che da forma ad un suono ampiamente sagomato da tanti live anche importanti come Hiroshima Mon Amour, Gru Village Festival e Ariston di Sanremo, con la partecipazione a Casa Sanremo e Sanremo Rock. Oggi in rete e su tutti i canali di distribuzione troviamo questo “Romantici”, lavoro che segna un punto di summa del percorso fin quei raccolto che, se pur giovane, sentirete quanta coerenza e credibilità dimostra. Una maturazione nata sul campo e non dietro le macchine di uno studio di registrazione come spesso capita. E si percepisce tutto…

Un esordio che arriva dopo tanto suono dal vivo. Un approccio che vi ha premiato o che si è rivelato ininfluente sul risultato finale?
Secondo noi, suonare dal vivo è la più grande palestra che un’artista possa fare. Sui palchi s’impara a gestire le emozioni e ad intrattenere il pubblico. Quindi siamo contenti dal nostro percorso finora, nel bene e nel male.

I Five Hundred e i Talent: cosa pensate a riguardo?
I talent sono una grandissima possibilità che va affrontata con maturità. Qualche anno fa non saremo stati in grado di parteciparvi, ora invece non ci escludiamo l’idea di farne parte. Potreste vederci presto, senza dubbio.

Spesso la scena indie va a ripescare il passato… chi in un modo chi in un altro. Secondo voi perché?
Forse perché per qualche anno soprattutto in Italia ci si è un po’ fermati sullo stesso genere di musica, perlopiù quella che dominava le classifiche, e questo ha portato alla riscoperta di vecchi album e brani del passato. Per quanto riguarda il nostro caso, siamo legati al passato anche per le nostre influenze e gli ascolti che abbiamo fatto fin da bambini grazie ai nostri genitori.

Trovo che questo disco, a parte qualche momento come proprio il singolo “Gelosia cronica”, comunque resti sempre sul posto: corre o balla ma comunque sul posto. Non decolla e non scappa mai verso chissà quale direzione. E questa cosa l’ho trovata assai coerente… non so se mi sono spiegato… voi che mi dite?
Abbiamo cercato di trovare un filo conduttore in tutti i brani e, fortunatamente tutto è successo in modo molto naturale senza sembrare tirato. La coerenza è dovuta da una serie di caratteristiche che abbiamo voluto rispettare sia a livello di scrittura che dal punto di vista della produzione. Per questo album abbiamo lavorato con Fractae, il nostro produttore, per tutti gli 8 brani, questo sicuramente ha aiutato a dare una immagine più omogenea a tutto il disco.

Un primo disco: cosa vi ha insegnato e a cosa vi sta preparando?
Questo nostro primo disco ci è servito molto dal punto di vista professionale e anche umano. Abbiamo capito tanto di noi e della nostra musica, ma la cosa più importante in assoluto è che abbiamo visto i punti dove abbiamo bisogno di migliorare ulteriormente e questo non fa altro che darci carica per continuare a lavorare e fare uscire presto tante altre belle canzoni che parlano di noi e ci rappresentino a pieno.

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