Fadi Musa: “nel mio libro un mix di cruenti fatti di sangue e torbidi intrecci, ma troviamo anche umanità”

Animale notturno, amante del cinema e appassionato di storia, Fadi Musa, classe ’91, vive a Roma. Si è laureato in scienze politiche e specializzato in giornalismo e comunicazione digitale. Madre italiana e padre palestinese, ha soggiornato per lunghi periodi in giro per il mondo. Oggi è giornalista, content creator e l’autore del romanzo I Signori di Whitechapel (Edizioni Mea).

Londra vittoriana, anno 1888, una città in bilico tra luci e ombre, tra progresso economico e arretratezza dei diritti sociali. Quali personaggi si contendono il malfamato quartiere?

I reietti, gli emarginati, i piccoli criminali che si muovono negli scuri vicoli di Whitechapel. Sono loro i protagonisti della storia. Donne e uomini che dalla nascita hanno dovuto lottare per sopravvivere, venendo a compromessi con un ambiente marcio, corrotto e violento che li ha plasmati a sua immagine. Quella che racconto è una lotta per la rivalsa. Gli ultimi che sgomitano per prendersi quello che vogliono: una condizione di vita migliore. Unico problema è che lo fanno nell’unico modo che conoscono: violenza, tradimenti e alleanze di convenienza.

Quale rapporto ti lega a Londra?

Ho vissuto a Londra per un po’ e l’ho adorata. Ricordo la prima volta che ho girato per le strade del centro. Ho avuto una strana sensazione di déjà-vu. Era come se ci fossi già stato, eppure, come dicevo era la prima volta. Alla città sono molto legato anche perché ero molto giovane all’epoca, ed è lì che ho fatto le prime esperienze da giovane adulto.

Nel tuo libro si parla anche di Amore… raccontaci.

Nel romanzo si esplorano i meandri tetri di Londra, e anche dell’animo umano. Paura, ingordigia, egoismo, crudeltà, violenza e avidità muovono i protagonisti del romanzo. Di fronte a tanta oscurità mi sembrava giusto introdurre uno spiraglio di luce. L’amore che si incontra nei vicoli di Whitechapel è concreto, passionale, carnale, e tuttavia sa concedersi anche rari momenti di gentilezza, rapimento ed estasi.

Oltre che uno scrittore, sei un giornalista. Come riesci a coniugare così bene il fare informazione con la narrativa?

Tutto parte dall’amore per la scrittura. Anche se il giornalismo è cambiato e naviga su mezzi digitali, la scrittura è sempre alla base del mestiere. Quando scrivo in veste di giornalista racconto e spiego vicende e fatti concreti. Quando invece lavoro su un romanzo libero la mia parte creativa e mi sbizzarrisco. Anche nei romanzi però cerco di mantenere una certa professionalità giornalistica. I personaggi e le loro gesta sono immaginari, ma il contesto in cui si muovono è reale e frutto di un intenso lavoro di ricerca tra le fonti storiche.

Hai dichiarato: “Scrivi per evadere dalla routine”. Vorresti cimentarti anche in altri generi letterari?

Assolutamente, voglio ancora evadere dalla routine. Ci sono tante terre da esplorare, persone da conoscere e avventure da vivere. Scrivere è uno dei modi per immergermi in scenari di difficile accesso nella vita reale, e in molti casi, aggiungerei per fortuna.

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