Documenti e soldi falsi, in manette tre calabresi

SAN CESAREO (RM) – I Carabinieri della Stazione di San Cesareo hanno arrestato L.G.F,  P.M., Z.M.F, tutti di origini calabresi di rispettivamente 48, 41 e 31 anni, con l’accusa di possesso di documenti e di una banconota falsi e ricettazione.

 

L’operazione è scattata nel tardo pomeriggio di ieri, quando L.G.F. e la moglie, P.M.,  sono stati  fermati da una pattuglia della Stazione di San Cesareo mentre stavano viaggiando a bordo della loro autovettura lungo via Prenestina Nuova.

 

Nel corso del controllo, i militari hanno rinvenuto nell’abitacolo una banconota da 50 euro palesemente contraffatta, una tessera sanitaria, denunciata smarrita dal legittimo intestatario, alcune carte bancomat di vari istituti bancari e una Postepay, prive di intestatario e del cui possesso i due non hanno saputo fornire una valida giustificazione.

 

Già in passato la coppia si era resa protagonista di alcune truffe messe a segno grazie a documenti falsi: tali elementi hanno indotto i Carabinieri ad estendere le verifiche anche nella loro residenza di Zagarolo, dove è stata sorpresa una terza persona, Z.M.F., anch’egli con precedenti, che alla vista dei militari ha tentato vanamente di allontanarsi dall’abitazione portando con sé delle borse.

 

Nella casa, in parte nascosti all’interno di un mobile ed in parte nelle borse, i Carabinieri hanno scoperto e sequestrato 30 di carte di identità, proventi di furti, scippi o smarrimenti, e numerose tessere sanitarie e codici fiscali, anch’essi di illecita provenienza.

 

Tra il materiale trovato e che sarà oggetto di ulteriori accertamenti per stabilirne la provenienza e l’utilizzo, anche 10 bancomat, una ventina di carte di credito e alcune tessere banco posta, oltre a buste paga e certificazioni anagrafiche.

 

I carabinieri ritengono che i tre malviventi avessero fondato la banda per tentare di ottenere in materia fraudolenta l’erogazione di prestiti da istituti finanziari, aprendo conti correnti postali e bancari  utilizzando di volta in volta documenti abilmente contraffatti.

 

I tre sono stati rinchiusi nel carcere di Rebibbia a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

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