Daniele Marcelli si racconta…

Da piccolo rimasi affascinato dal violino guardando un film (Frankenstein Junior) e da allora questo amore non ha più smesso di esistere.

Iniziai a studiarlo e qualche anno dopo passai al mio strumento attuale, la Viola, con la quale suono in diverse formazioni da camera e sinfoniche.

Il mio amore per la musica però, non si è limitato a fare di me solo un interprete. Sentivo la necessità di dire qualcosa di mio. Mi ripetevo sempre: se posso leggere le note e portarle sullo strumento, perché non posso fare il contrario, crearle e poi scriverle. Non era così facile come credevo ma studiando e provando, ho iniziato anche a comporre.

Daniele Marcelli con la Viola

Per me la musica è…?
Beh tutto, oserei dire. Non c’è momento della giornata nella quale non sia con me, e non mi riferisco all’ascolto, ma la mio essere, dentro di me. È come se nell’animo avessi una costante e infinita colonna sonora che mi accompagna e che cambia con il cambiare delle mie sensazioni.
Inoltre professionalmente parlando, vivo con, di e per la Musica.
Si la musica per me è tutto!
A cosa o chi ti ispiri quando componi?
Le ispirazioni posso essere davvero infinite, ma non sempre poi si riesce a tramutarle in musica.
Può essere un semplice stato d’animo. Una immagine che ci balena nella mente, uno sguardo o un tramonto. Il primo brano che scrissi a 18 anni era per solo pianoforte ed ha per titolo “Il Vecchio e il Bambino”. Immaginavo un bambino che colpito dalla povertà di un senzatetto, cerca di aiutarlo in ogni modo fino a diventare suo amico.
Molti anni dopo composi una Fantasia Sinfonica dal titolo “La Donna e il Guerriero” che scrissi per mia madre che ci aveva lasciato l’anno prima. Ho composto diversi brani sia per orchestra che per piccoli ensemble, ed in ognuno di questi c’è qualcosa di me. Non riesco mai a comporre con la sola ragione e nozioni tecniche, se prima non c’è un qualche input emotivo.
C’è un messaggio nella tua musica?
Non riesco a vedere la musica solo come un mestiere o una professione, la vivo più come una missione. Vorrei poter trasmettere sempre un messaggio di speranza, regalare un sorriso e qualcosa su cui riflettere. Insomma poter arricchire chi ascolta. Il più bel complimento lo ricevetti da una signora dopo aver ascoltato proprio La Donna e il Guerriero. Mi ringraziava per averle attenuato il dolore della perdita della propria figlia giovanissima. Me lo disse piangendo e mi abbracciò. Risposi a fatica, avevo il nodo in gola, e ricambiai l’abbraccio dal profondo.

Daniele Marcelli

Tra cinema, teatro e tv, la musica come cambia?
Una vera colonna sonora, quella scritta dapprima ispirandosi alla sceneggiatura e poi rifinita in post-produzione, può influire tranquillamente di un buon 50/60% sullo stato d’animo dello spettatore ed ampliare così lo spettro delle emozioni.
Se si provasse a vedere un film togliendo totalmente il commento musicale, ci sarebbe un grande vuoto.
Per il teatro è un po’ lo stesso, la musica ha un ruolo più emotivo e coinvolgente, mentre nella TV ricopre più una funzione di identificazione e sottofondo.
C’è un artista con cui hai lavorato, che ti è piaciuto di più?
Musicalmente parlando, mi è capitato di lavorare con diversi musicisti del panorama musicale internazionale. Mi divertì e arricchì molto fare delle orchestrazioni per quello che doveva essere il primo Festival Internazionale del Musical, che vide sul palco numerosi performers di tutto il mondo che calcavano già allora i palchi di Broadway, del West End Londinese e italiani. Ma il mio preferito è stato Gigi Proietti, il Maestro!
C’è qualcosa che ancora non hai realizzato e che sogni di fare?
In effetti si. Una bella colonna sonora di quelle nelle quali puoi permetterti di usare una vera orchestra sinfonica. Adoro comporre e dirigere la mia musica. È una sensazione unica che si rinnova ogni volta che impugni la bacchetta. Ogni esecuzione non sarà mai uguale alla precedente e questa è la vera magia. Sarà per questo che per dirigere, usiamo una bacchetta come i maghi?
Che consiglio daresti a chi vuole intraprendere questo mestiere?
Di studiare molto e bene.
Una cosa che dico sempre ai miei allievi è che studiare musica fa bene. Che lo si faccia per
diventare dei professionisti o per hobby. Migliora la concentrazione, aumenta la motivazione, sviluppa le capacità cognitive, riduce lo stress e l’ansia e migliora le capacità sociali. Per fare questa professione, ci vuole tanto studio e buona volontà, ma le soddisfazioni sono enormi.
Certo l’Italia offre sempre meno ai musicisti, ma ormai siamo in un mondo sempre più connesso e crearsi un avvenire anche fuori, non è più così difficile come una volta.
Il tuo rapporto con la fede?
Domanda difficile. Sicuramente non credo che il creato sia solo un insieme di leggi fisiche e
casualità. Sono un pessimo praticante, ma sono anche fermamente convinto che la vita sia un dono talmente grande, che deve necessariamente far parte di un disegno più grande del quale non è possibile vederne il tracciato. Quando sento alcuni brani musicali mi convinco sempre più che qualcosa di divino c’è e che prima o poi ci sarà dato sapere. Speriamo però il più tardi possibile (sorrido).

Emanuela Del Zompo al concerto di Daniele Marcelli

Un pensiero per ricordare Gigi Proietti.
Negli anni in cui ho avuto l’onore di lavorare con lui, ho solo potuto respirare una grandissima
umanità, una sincera bontà d’animo e semplicità. Il tutto contornato da una immensa maestria e
amore per qualsiasi cosa facesse. Una volta gli dissi che a lui non lo si viveva come la star da adorare, come un mito… ma come una persona di casa alla quale si voleva sinceramente bene. Io almeno ho sempre provato dell’affetto per lui già da prima di conoscerlo. Lo ringrazierò sempre per tutto quello che ho imparato da lui. Anche se alcune di queste cose non potrò mai metterle in pratica, sicuramente hanno ampliato il mio bagaglio personale e umano.

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