Carlo Fei. Black Light

Carlo Fei. Black Light – In occasione della mostra CARLO FEI. DOPPIA ESPOSIZIONE No. 6
Progetto speciale a cura di Stefano Pezzato

Museo Pecci Milano
Ripa di Porta Ticinese 113 – Milano
martedì 29 novembre 2011, ore 19aperto fino al 10 dicembre 2011
da martedì a sabato, ore 15-19, ingresso libero

 

Dalla serie di 12 stampe fotografiche Project Val di Luce raccolte in scatola nel 2009 Carlo Fei  ha sviluppato il progetto editoriale Black Light, realizzato in collaborazione con il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci e pubblicato nel 2010 da SilvanaEditoriale, Milano.
Il volume comprende 44 fotografie, una conversazione di Carlo Fei con Elio Grazioli e un contributo di Stefano Pezzato. L’impaginazione grafica di Laboratorium, Firenze. Edizione bilingue: italiano/English.

 

intervengono
Carlo Fei, Elio Grazioli, Raffaella Perna, Stefano Pezzato

 

Carlo Fei è nato nel 1955 a Firenze, dove vive e lavora. Laureato in pedagogia con una tesi sperimentale sull’utilizzo della fotografia di ritratto in casi di psicodiagnostica, ha compiuto anche studi musicali e fatto esperienza tecnica di laboratorio in chimica e fisica. Dalla fine degli anni settanta opera come fotografo professista nel mondo dell’arte, collaborando con gallerie, riviste, musei, istituzioni pubbliche e private fra cui il Centro Pecci di Prato, la Fondazione Pitti Discovery di Firenze, il Palazzo delle Papesse di Siena, il Museo Marino Marini di Firenze, la Galleria civica d’arte contemporanea di Modena. Dai primi anni Novanta ha sviluppato un autonomo percorso di ricerca artistica, presentato in mostre collettive e personali sia in Italia che all’estero.

 

Elio Grazioli insegna Storia dell’arte contemporanea e Teoria e storia della fotografia all’Università degli Studi di Bergamo e Storia dell’arte contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Bergamo. Dirige con Marco Belpoliti il semestrale monografico “Riga”. Ha curato per la Bruno Mondadori i volumi di Rosalind Krauss: Teoria e storia della fotografia (1996); Passaggi. Storia della scultura da Rodin alla Land Art (1998), L’informe. Istruzioni per l’uso (2003), L’inconscio ottico (2008). Presso lo stesso editore ha pubblicato Corpo e figura umana nella fotografia (1998), Arte e pubblicità (2001), La polvere nell’arte (2004) e Ugo Mulas (2010).

 

Raffaella Perna vive e lavora a Roma. Tra le sue pubblicazioni, oltre a diversi saggi, i volumi In forma di fotografia. Ricerche artistiche in Italia tra il 1960 e il 1970 (DeriveApprodi, 2009), Mimmo Rotella. Reportages (DeriveApprodi, 2010), la riedizione della autobiografia di Mimmo Rotella Autorotella. Autobiografia di un artista (postmedia books, 2011). In corso di pubblicazione il volume Wilhelm von Gloeden. Ritratti, travestimenti, tableaux vivants (postmedia books, 2012). Ha curato per l’Auditorium Parco della Musica di Roma la mostra Synchronicity. Record Covers by Artists (luglio 2010). Curatrice, con Ilaria Schiaffini, del convegno Per un Museo della Fotografia a Roma (novembre 2011) promosso dall’Università La Sapienza e dall’Università di Roma Tre. Collabora con il mensile “alfabeta2”.

 

Stefano Pezzato, responsabile artistico e conservatore al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato e al Museo Pecci Milano, curatore delle mostre personali di Wim Delvoye, Domenico Gnoli, Massimo Vitali, Bertrand Lavier, David Tremlett, Daniel Spoerri, Loris Cecchini e di vari progetti d’artista a Prato e Milano. Autore di saggi e cataloghi, ha curato la pubblicazione del volume La collezione (Centro Pecci/Giunti, 2009); la mostra Wonder World. Expecting a restless future alla Ekaterina Foundation, progetto speciale per la 3. Biennale d’arte contemporanea di Mosca (2009); la mostra Oltre il Grande rettile al Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno (2010), il progetto espositivo ed editoriale sull’archivio di Mario Mariotti al Centro Pecci di Prato (2011)

 

Fino al 10 dicembre 2011 è aperta la mostra
CARLO FEI. DOPPIA ESPOSIZIONE No. 6

 

Il progetto espositivo concepito appositamente per il Museo Pecci Milano rappresenta il sesto capitolo di una serie inaugurata da Fei presso lo spazio Zelle Arte Contemporanea di Palermo nel 2008 e sintetizzata nel concetto ambivalente di Doppia Esposizione, intesa come proposta del lavoro fotografico e come intervento ambientale che assume, a sua volta, valore di opera.
Nella sede milanese del Museo Pecci la duplicità del progetto è sottolineata dalla collocazione dei lavori alle due estremità dello spazio espositivo, corrispondenti alle opposte polarità su cui Fei ha concentrato la propria ricerca dal 1998, e inoltre dalla presenza di due serie distinte di lavori, Project Val di Luce (2007-2010) e Papaveri (2011).

 

Project Val di Luce include il lavoro fotografico, con la sua prerogativa di fissare il momento,        e una riflessione sulla “realtà” e sull’impossibilità di arrestare il flusso continuo di vita e morte.      Lo sguardo sul paesaggio e la “natura” di tale sguardo, inteso come rivelazione dell’essenza astratta della fotografia in quanto negazione dell’elemento fenomenico, conduce Fei all’unione dialettica dell’apparenza e della sostanza (acqua, terra), della luce e dell’oscurità (Black Light), del positivo e del negativo (né più né meno).
Il soggetto ripreso è un “pretesto”, come afferma Fei, per intraprendere un’indagine sull’idea stessa che sottende all’immagine: un attraversamento o shining, di cui il bagliore sfolgorante della luce è la metafora significativa; un’immersione nella totalità avvolgente dell’oscurità che sottrae il discorso sulla fotografia alla sua stessa presenza, evidenziata dalla simultanea disposizione degli elementi naturali dentro le forme simboliche del positivo e del negativo. L’esito finale della fotografia è l’irriconoscibilità della rappresentazione che sprofonda nell’abisso dilagante del nero e, d’altra parte, approda all’apparizione sfolgorante del bianco ripetuta all’infinito nel video Di oscuri siti (2010) della durata di appena 13 secondi.

 

 

Papaveri è l’ultima serie fotografica realizzata da Fei in un personale tributo al testo musicale di Fabrizio De Andrè: Dormi sepolto in un campo di grano, non è la rosa, non è il tulipano che ti fan veglia dall’ombra dei fossi, ma sono mille papaveri rossi.
Ciascun fiore si staglia nitido su fondo nero, ingigantito nella scala e inesorabilmente fissato al punto in cui l’immagine della vita e della morte che esso incarna coincidono e si confondono fra loro, per ribadire ancora una volta il concetto filosofico secondo cui “nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”, evocato dall’espressione né più né meno che comprende anche quest’ultima serie di fotografie.

Articolo precedenteCello Songs, l’ultimo lavoro di Sarah Jane Morris a La Casa del Jazz
Articolo successivoGli appuntamenti dal 23 al 29 novembre alla Casa della Memoria e della Storia