Canova22, la mostra “PRATIVANWEES” inaugura la nuova stagione

GIOVEDÌ 5 MAGGIO

RIAPRE LA FORNACE DELLA CREATIVITÀ

CANOVA22 PRESENTA

PRATIVANWEES
testo di Luca Molinari

VERNISSAGE DALLE ORE 18:00

APPUNTAMENTO IN VIA ANTONIO CANOVA, 22

L’associazione culturale CANOVA22 inaugura il prossimo 5 maggio la nuova stagione artistica: si parte con la mostra “PRATIVANWEES, viaggi e riflessi”, apertura ufficiale delle celebrazioni legate al bicentenario di Antonio Canova, genio immortale del Neoclassicismo nonché nome tutelare della galleria che proprio alla fornace utilizzata dal Maestro consacra il cuore pulsante dello spazio espositivo.

L’allestimento inaugurale di questa stagione è un racconto fluido che si evolve per frammenti, una mappa capace di svelare al nostro sguardo punti di vista diversi nel contesto di un passaggio epocale fra quanto già vissuto in questi ultimi anni e ciò che ancora è imprevedibile.

PRATIVANWEES, viaggi e riflessi” è un inedito, intenso “passo a due” tra i disegni di Franz Prati (tecniche miste su cartone, carta da spolvero o carta da schizzi) e le ceramiche di Mara van Wees (argilla refrattaria, smalti).

Perfetto equilibrio fra due strade professionali differenti, che pure finiscono per confluire in un unico allestimento: un celebre architetto/artista di formazione veneziana e una altrettanto nota ceramista/scultrice olandese uniti dall’amore per Antonio Canova.

Le loro sono opere apparentemente a sé stanti eppure legate a doppio filo da un comune denominatore: l’acqua col suo fluire portatore di vita, le radici e la memoria, il mito omerico del viaggio per mare, le isole non trovate, la Città Eterna e la Venezia canoviane, infine il sogno utopico di luoghi di Bellezza perduta e riconquistata. La distesa azzurra, dunque, come quinta teatrale, ambiente naturale, paesaggio ricorrente dei lavori in mostra: Franz Prati e Mara van Wees, entrambi artisti di grande maturità ed esperienza, dialogano nello spazio espositivo “infuocato” della fornace canoviana per plasmare, dare concretezza a un sogno liquido. Osservando le opere in mostra vedremo le materie prime utilizzate – i pastelli dei lavori di Prati e le terrecotte di van Wees – dialogare fin quasi a fondersi fra le pareti e nel ventre materno della fornace.

Due traiettorie, due percorsi creativi diversi: destini artistici emersi dalla crescita in città di laguna e canali (Venezia e Amsterdam), e dunque nell’acqua marina la necessità reciproca di acquisire matrici, storie e visioni. Materiale cui poi ancorarsi per generare racconti che oltrepassino la realtà riportandoci a contatto col mito nella contemporaneità.

Franz Prati ha immaginato un intero isolato del centro storico (quello dell’ospedale San Giacomo, situato proprio di fronte la “Factory” romana di via Antonio Canova) come fosse un’arca leggendaria incagliata da tempo immemore nel tessuto urbano.

Ha quindi realizzato una serie di disegni nei quali quest’arca si arma dell’eterna Bellezza canoviana e lascia la città, rompendo gli ormeggi davanti al porto fluviale di Campo Marzio, salpando dal fiume verso il grande mare. Alla ricerca di origini e radici, ma anche alla scoperta di mitiche isole come Barenia e Acqualia, incaricate di lasciarci scorgere echi di eterno. L’approdo conclusivo avviene a Lucenzia, isola della luce e dei riflessi, una nuova Venezia sempre sognata.

Queste cattedrali marine, le cui forme s’impastano di terra e cielo, diventano così nuove geografie intuite all’orizzonte, come se fossimo eternamente in movimento e ci fosse consentita solo una vista da lontano. Si tratta di paesaggi in cui sogno e nostalgia si mescolano alle parola facendosi carte di navigazione per non smarrirsi nella contemporaneità. Scavare nelle viscere di Venezia significa ritrovare l’argilla primordiale della città lagunare, così intensa e così densa di storie.

Le stesse che animano i lavori di van Wees: le sue Zattere, I Santi Quattro Coronati, la sua Dea delle Acque o la Casa Rossa ci restituiscono al cuore della città e a un mito rinnovato costantemente nell’arte contemporanea.

Ariel Bertoldo

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