A Occidente del Futuro. Intervista con la scrittrice Lia Migale

Quando la Natura si ribella, quando i governi non sanno affrontare il presente, quando la violenza individuale cancella i sentimenti, allora sì che è difficile pensare che esiste il Futuro (Lia Migale)

È da poco uscito in libreria A Occidente del Futuro, l’ultimo romanzo di Lia Migale per i tipi della casa editrice romana La Lepre. Mi è sembrato interessante iniziare questo 2023 con uno sguardo al futuro e lo abbiamo fatto incontrando Lia Migale, scrittrice economista e femminista storica che ha fatto dell’impegno politico il sapore della sua vita.

In questo ultimo lavoro, che potremmo definire distopico, l’autrice racconta la storia di Eva ed Arianna. Una madre single e sua figlia, il loro quotidiano, le loro amicizie, gli amori perduti e quelli nuovi dell’adolescenza. Eva non ha un amore e Arianna non ha un padre. Appartengono a due generazioni con un diverso rapporto con la politica. Eva si batte per i diritti e per la legalità e, anche se disil­lusa, crede ancora nelle istituzioni, per lei la politica implica passione civile. Arianna, invece, vede la politica solo nei termini del fare: aiutare chi è indietro nella vita, il mondo a salvarsi, la natura a rigenerarsi, inventare soluzioni contro il cambiamento climatico. Il romanzo ci offre una visione della corrente del tempo: il passato, anche se difficile, contiene ancora l’allegria della gio­vinezza; mentre il presente, che definisce l’età adulta, è attraversato dal dolore. E poi, il futuro, uno strano futuro privo di speranza. Eppure, la vita riserva sorprese inattese. Infatti, tra le difficoltà di una quotidianità difficile e violenta, Arianna ritrova il padre che non aveva mai conosciuto. Padre e figlia dovranno confrontarsi con sentimenti nuo­vi e contraddittori, ritrovando una nuova umanità e un ignoto e diverso modo di vivere il loro rapporto. E, forse, la speranza nel futuro…

Qual è il valore delle relazioni oggi e quale ruolo può avere nel costruire un futuro?
Oggi le relazioni sono individuali: tra amici, tra parenti, nella relazione amorosa o sessuale. La mia generazione ha conosciuto anche un altro tipo di relazione, più collettiva e sempre legata a un pensiero di trasformazione del mondo: con i compagni nei movimenti o nei partiti, di sorellanza nel femminismo. Ma la costruzione del nostro futuro dipende soprattutto dalla coscienza e dalla responsabilità che ciascuno riesce ad avere non solo rispetto a sé stesso ma soprattutto rispetto agli altri. La relazione è quindi piuttosto una conseguenza del grado di maturità che la società riesce ad esprimere. Oggi sembra che tutti abbiano preso coscienza dei problemi ambientali e climatici, ma si è assunto anche la responsabilità che ne dovrebbe conseguire?

Il disordine, secondo lei, può contenere in sé una forza creativa o è solo una forza dal potenziale negativo?
In fisica il caos non produce mai ordine, ovvero il suo contrario e quindi ciò che potremmo definire il positivo. Ma è pur vero che il caos è non-conoscenza delle forze e dei movimenti che quelle forze permettono. Di conseguenza cosa può emergere da una situazione di caos ci è assolutamente sconosciuto ma ciò non vuol dire che non possano darsi situazioni positive. La guerra è indubbiamente creatrice di caos, ma nella storia dopo alcune terribili guerre sono successi dei movimenti non immaginabili prima, come ad esempio dopo la prima guerra mondiale quando è profondamente cambiato il ruolo delle donne che di necessità erano entrate nel mondo del lavoro mentre gli uomini erano al fronte. Oppure dopo l’ultima guerra mondiale quando è nata l’idea dell’Europa unita politicamente. Cosa succederà dopo quest’altra assurda guerra nella nostra Europa? Ora non è dato rispondere, ma qualcosa di positivo potrebbe anche accadere.

Le protagoniste Eva ed Arianna hanno nomi evocativi, quasi iconici. Da dove è nata questa scelta?
Le mie protagoniste hanno un ruolo in questa storia che si sviluppa nel tempo: da un passato ad un futuro (uso l’articolo indeterminativo perché non è solo il passato, il presente e il futuro di due persone, ma probabilmente di molti) quindi i loro nomi hanno effettivamente un ruolo iconico: Eva è la donna, la madre, colei che si cura degli altri; Arianna (ed è in parte dichiarato nel romanzo) non è tanto l’Arianna mitologica (per intenderci quella del filo per uscire dal labirinto) ma è quella di Nietzsche che rappresenta “il ponte” verso una nuova umanità. Come dire che il filo si fa struttura. Arianna nel romanzo è colei che nella relazione con il padre ritrovalo riesce a modificarlo. Ad intessere un rapporto mai di dipendenza (anche se solo affettiva).

Come cambia la sensibilità politica e il suo agire tra Eva e Arianna?
Eva è appassionata di politica, e per lei la politica significa intessere una relazione con le istituzioni. Anche se nel romanzo lei e i suoi amici creeranno un movimento attraverso azioni non proprio legali sarà al fine di sensibilizzare non solo l’opinione pubblica ma proprio le istituzioni alla necessità di legalità. Per Arianna la politica non è mai una passione. La sua passione è la musica, è il suo lavoro, mentre la politica è la necessità di fare in proprio delle cose che aiutino gli altri. Lei, come i suoi coetanei, non si rivolge alle istituzioni, ma opera direttamente. In lei sono rappresentati i moltissimi giovani che già oggi fanno volontariato, che aiutano i migranti, che creano case di accoglienza per le donne vittime di violenza, che vanno a pulire le spiagge, e mille altre cose.

Ogni romanzo è espressione della vita e del suo autore. Tra le due protagoniste qual’è quella che le assomiglia di più?
Ovviamente per età Eva, ma io non sono madre, quindi Eva ha molto di più di me, ma anche meno di me.

Cosa c’è a occidente del futuro?
Verso la fine della storia viene svelato il senso del titolo. Perché nel futuro che io racconto si avvera il peggio: le istituzioni politiche non sono in grado di governare il caos, i cittadini sono abbandonati a loro stessi, la Terra manifesta la sua forza distruttrice. Ovvero, come dirà uno degli amici di Arianna, per loro il futuro come speranza non può esistere: “Infatti – amaramente Leo – è come se il nostro tempo fosse un po’ il tempo dove il futuro muore, siamo nell’occidente del futuro. In un futuro-presente”. Speriamo che non necessariamente sia questo il futuro che attende i giovani di oggi e di domani.

Guardando a occidente dove il giorno muore e dove nel romanzo muore il futuro c’è ancora una possibilità: quella della vita che offre sorprese inattese… Il pianeta è rotondo e in fondo all’Occidente potremo trovare un nuovo Oriente, una nuova alba e forse la risposta alla domanda della Lepre che campeggia in copertina: Come saremo trasformati da questo futuro inquietante?

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