10 domande per la scrittrice Manuela Chiarottino

Manuela Chiarottino è nata e vive in provincia di Torino. Vincitrice del concorso Verbania for Women 2019 e del Premio nazionale di letteratura per l’infanzia Fondazione Marazza 2019, nella scrittura ama il genere rosa, declinato in diverse sfumature. Tra le sue pubblicazioni si annoverano: “NAPOLEONE” (CTL Editore Livorno, 2021), The Ghostwriter (Dri Editore, 2021), Diario della felicità (2021), Matrimonio a scadenza (Dri Editore, 2020), La stessa rabbia negli occhi (2020), La nostra isola (Triskell Edizioni, 2020), Tesoro d’Irlanda (More Stories, 2020), Fiori di loto (Buendia Books, 2020), La bambina che annusava i libri (More Stories, 2019), Incompatibili (Le Mezzelane, 2019), La custode della seta (Buendia Books, 2019), Tutti i colori di Byron (Buendia Books, 2018), Il gioco dei desideri (Amarganta, 2018), Maga per caso (Le Mezzelane, 2018), Un amore a cinque stelle (Triskell, 2016), Cuori al galoppo (Rizzoli 2016), Due passi avanti un passo indietro (Amarganta, 2016), Il mio perfetto vestito portafortuna (La Corte, 2016), Ancora prima di incontrarti (Rizzoli, 2015) e molti altri.

Manuela, siamo abituati a leggere interviste in cui si parla dei tuoi tantissimi libri, aspetto di cui ti chiederò qualcosa anche io, ma vorrei concentrarmi più su di te come donna e scrittrice. Se dovessi descriverti con tre aggettivi per i rispettivi ruoli, quali useresti?

Come donna sono riservata, a volte timida, ma nello stesso tempo socievole, perché amo fare amicizia, condividere e chiacchierare. Diciamo che non sono estroversa, ma nemmeno chiusa al mondo, anzi, anche perché sono molto curiosa. E poi sono testarda, specie se credo davvero in qualcosa. Come autrice direi romantica, fedele alle mie idee e ai miei principi, abbastanza poliedrica.

Siamo abituati a vederti cimentare in diversi generi letterari. Avviene per noia, curiosità personale o per stupire i tuoi lettori?

Principalmente per curiosità verso uno o l’altro argomento e poi per mettermi alla prova.  In ogni caso mi interessa l’idea, se la ritengo valida la seguo, anche se a livello editoriale andrà a finire in un genere diverso dal solito. Prima di tutto ci sono le storie e poi le classificazioni.

Ami di più leggere o scrivere?

Forse ho meno tempo per essere solo una lettrice, ma di certo non potrei rinunciarvi.

Come lettrice sei onnivora o hai gusti ben precisi?

Narrativa a parte, da ragazza ho divorato fantasy, poi sono passata al romance e ultimamente al thriller, ma nel mezzo ci può stare anche altro. Non amo invece l’horror o il poliziesco puro.

Hai scritto tanto anche al maschile. Come riesci a calarti nei panni di uomo, nel suo sentire e, talvolta, nel suo linguaggio?

La prima volta sono andata abbastanza d’istinto, basandomi sull’idea che i sentimenti sono sentimenti per tutti, ma cercando comunque di prendere spunto da amici, conoscenti e personaggi dei film per i modi di fare o le espressioni. Chi curava la collana era un uomo e mi ha promosso, non ne ero affatto certa. Anche quella è stata una piccola sfida.

C’è un personaggio maschile e uno femminile tra tutti i tuoi libri che ami particolarmente?

I personaggi sono come dei figlioli ed è difficile scegliere. Direi che Gioia di “Ancora prima di incontrarti”, pubblicato da Rizzoli, è nel mio cuore perché nel prologo Gioia sono io, in quanto la storia inizia con un ricordo reale di me bambina, poi è tutta fantasia. Ma ogni personaggio femminile ha qualcosa di me o qualcosa che vorrei avere, come non essere legata a tutte loro? Come personaggio maschile invece ho un debole per i due protagonisti di “La locanda del porto”, opposti e complementari tra loro.

Ti occupi per gli altri di editing: quali sono i punti di forza e gli errori più comuni che riscontri nei manoscritti a cui metti mano?

In generale spesso si tende a ripetere più volte lo stesso concetto o a spiegarlo in modo eccessivo, dando poca fiducia ai lettori. A volte vengono introdotti personaggi minori che poi sono subito abbandonati senza essere stati caratterizzati o senza che abbiano svolto un ruolo preciso, mentre ogni elemento della storia deve avere il suo perché. Generalizzare comunque non è possibile, ognuno ha i suoi punti di forza e le sue debolezze, l’importante è trovare la giusta armonia con l’autore e fargli capire che il mio compito è solo valorizzare il suo testo e non trasformarlo, cosa di cui molti hanno ancora paura.

Gli scrittori dovrebbero essere dei lettori forti o si può provare a scrivere anche senza esserlo?

Qualcuno sostiene che si possa scrivere senza essere un lettore, ma sinceramente io non lo credo possibile. Il mio amore per la scrittura è stato la conseguenza del mio amore per la lettura. Leggere apre la mente e ti fa crescere, che tu scriva o meno, ma leggere ti fa anche scrivere meglio. Un testo segue delle regole che non sono solo quelle della grammatica, ad esempio su come sviluppare un certo genere e/o per un certo scopo. Come si fa senza avere alcun riferimento? Come si può scrivere senza aver mai letto certi autori del passato?

Sei, inoltre, anche una ghostwriter… ci spieghi esattamente che cosa significa?

Una ghostwriter è chi scrive dei testi per altri rimanendo nell’ombra. Chi mi commissiona il romanzo mi descrive la sua idea, può essere un accenno di trama o una trama dettagliata, e io la sviluppo, ma sarò lui o lei a firmare l’opera. Io amo in particolare scrivere autobiografie, in questo caso la storia c’è già, basta metterla su carta … o sul computer…  ed è sempre interessante, se non affascinante, entrare nella vita di qualcun altro, scoprendo esperienze a volte vicine e a volte lontanissime dalle mie. Bisogna farlo con delicatezza e creando un rapporto di fiducia.

Infine, arriverà presto una nuova uscita editoriale?

A fine marzo uscirà il romanzo “La libreria delle storie rimaste”, una storia delicata, romantica, quasi magica, al confine tra il Romance e la Up Lit. Consigliato per chi ama la campagna inglese, le vecchie librerie che conservano storie e segreti e… i gatti.

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