Veronica Evangelisti: un viaggio nel dialetto romanesco

Con la silloge “GNA FACCIO PIÙ”, Veronica Evangelisti porta in primo piano la potenza espressiva del dialetto romanesco, trasformandolo in uno strumento poetico capace di raccontare la vita con ironia, profondità e verità. L’avviciniamo e lei ci accompagna nel suo mondo fatto di parole schiette e sentimenti privi di maschere, dunque dal sapore popolaresco nel senso alto di questa parola, dove ogni poesia nasce da un momento vissuto, da un pensiero fugace o da un’immagine che diventa voce. Un viaggio tra sarcasmo e dolcezza, dove il dialetto diventa lingua universale, capace di parlare a chiunque cerchi storie vere e poesia che pulsa di umanità.

Il dialetto romanesco come  lingua del cuore: cosa cambia, a livello emotivo e comunicativo, quando si scrive in dialetto rispetto allitaliano?
Il dialetto è immediato, è spontaneo, non è ragionato. La mia poesia è così, schietta e diretta, dialettale, semplice.

Eppure molte poesie nascono da viaggi in luoghi assai distanti da Roma… un po’ come rivederci le tue origini ovunque tu sia?
I viaggi sono determinanti per la cultura di una persona. In realtà tra tutti i miei viaggi, l’unico in cui mi sono sentita veramente a casa è stata la Giordania, trovarsi di notte nel deserto, davanti a un fuoco, cho solo il silenzio assoluto, ti fa veramente trovare una nuova connessione con sé stessi.

Nel libro si alternano sarcasmo, critica sociale e momenti di pura intimità. Mille facce e comunque conservi la tua voce identitaria: secondo te come ci sei riuscita?
Non lo so, sono io e basta. Ho scritto solo quello che pensavo, di getto. Come citano spesso in Boris: “Così de botto, senza motivo!”

Critichi molto i social, lo fai con ironia… ma in qualche modo aiutano alla diffusione? Come ti rapporti a loro?
Io sono una social media manager, conosco bene i pro e i contro, e quello che proprio mi dà fastidio è l’uso improprio. Non sopporto chi si nasconde dietro una tastiera, chi insulta senza sapere, gli analfabeti funzionali, le persone che usano i figli per guadagnare tramite essi. Non sopporto molte cose, tra cui la mancanza più totale di rispetto verso sé stessi o altre persone. La cosa che poi mi urta il sistema nervoso, è il politicamente corretto, siamo a un livello veramente basso. Potrei scrivere un tema su questo. Comunque i social sono uno strumento, che se si usa bene è fantastico, altrimenti rimane solo lo specchio di una società, annichilita e rovinata dalla forza di inerzia di un pollice che scrolla su uno smartphone.

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