Oltre le note: la storia di The Uncles

The Uncles, il duo acustico veronese formato da Dario e Riccardo, nasce dall’amicizia e dalla passione condivisa per la musica come mezzo di espressione. Dopo essersi conosciuti casualmente nel 2018 durante una manifestazione di beneficenza, hanno scoperto la potenza della loro unione vocale, trasformando incontri informali in un progetto musicale unico. La loro capacità naturale di armonizzare ha inizialmente portato al ri-arrangiamento di brani noti, evolvendosi poi verso la scrittura e produzione di pezzi originali.

“Quello che Rimane” è il loro nuovo singolo, che esplora temi di accettazione e consapevolezza al termine di una storia, offrendo agli ascoltatori un viaggio emotivo e riflessivo. Con una forte presenza nei live e uno stile acustico inconfondibile, The Uncles confermano la loro crescita artistica e la determinazione a scoprire nuove avventure musicali nel futuro.

Come è iniziata la vostra avventura nel mondo della musica?
La musica è dentro di noi da sempre, dalle prime lezioni di chitarra o di canto in tenera età. Per gran parte della nostra vita però, noi e la musica, non abbiamo percorso la stessa strada e per molti anni l’abbiamo vissuta come se non fosse del tutto nostra e come se dovessimo rinunciarvi. Forse non sappiamo bene dire ‘come’ ma sappiamo certamente il ‘quando’.
Fare musica, crediamo, nasca da un’esigenza: senti di dover cantare, quindi canti, e poi ti senti meglio.

C’è stato un momento decisivo in cui avete detto “questa è la nostra strada”?
Forse abbiamo sempre saputo che questa sarebbe stata la nostra strada, la vera domanda forse sarebbe quando abbiamo avuto il coraggio di percorrerla ed in questo caso la risposta è: quest’anno a marzo, abbiamo lasciato le nostre rispettive carriere lavorative per vivere interamente di musica.

Come avete superato le sfide che avete incontrato e cosa avete imparato da esse?
Sicuramente la nostra amicizia ed il nostro forte legame ci aiuta a farci forza, spalleggiarci e credere che insieme ce la si può fare. Un salto grande, alto ma condiviso.

Come avete visto evolvere il vostro stile musicale e artistico nel corso degli anni?
Siamo diventati grandi, siamo maturati e anche la nostra musica l’ha fatto. Probabilmente le prime evoluzioni le abbiamo notate nei testi che scriviamo, più profondi e riflessivi. Musicalmente poi, la gavetta e i live ci aiutano a perfezionarci e continuare a sperimentare ma per ora rimaniamo fedeli al nostro stile: acustico, due voci nient’altro.

Quali consigli dareste a chi sta iniziando la propria carriera artistica?
Una cosa che noi abbiamo sempre fatto fatica ad interiorizzare: non pensate che la musica di “un qualcosa” solo di altri, solo di chi diventa famoso, solo di chi riempie gli stadi. Pensate che invece un pezzo di musica è anche vostro e prendetevelo ogni giorno.

C’è un messaggio o un’emozione che sperate di trasmettere attraverso questo singolo “Quello che rimane”?
Il tema dell’accettazione e della consapevolezza alla fine di una storia. Crediamo di averlo trattato con estrema delicatezza e pensiamo che ognuno di noi i sia trovato di fronte a queste sensazioni. Vorremmo che chi ascolta, possa rivedersi e riuscire un po’ di più ad interiorizzare il dolore e passare oltre.

Avete intenzione di esplorare nuovi generi musicali nei vostri prossimi progetti?
Per vorremmo esplorare il nostro ed approfondirne tutte le potenzialità. Onestamente però abbiamo già un paio di bozze di brani che suonano molto più elettroniche ed eteree e questa potrebbe essere una di tante sfide future da superare. Vedremo!

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