Con Mar Viola, i Lady and the Clowns offrono un album che non si accontenta di suonare bene: vuole raccontare un percorso, tracciare un’identità, affrontare il caos. Non è un disco pensato per compiacere o inseguire mode, ma piuttosto per mettere ordine – e allo stesso tempo smontarlo – tra le molte anime musicali e narrative della band romana.
Il trio nasce con un’impronta dichiaratamente rock, ma fin dagli esordi ha mostrato una predilezione per l’ibridazione. In questo secondo lavoro, dopo l’EP Who’s the Lady? e la colonna sonora per il videogioco Downtown Club, si ha l’impressione che abbiano trovato un equilibrio più solido. La coerenza del progetto non viene dalla fedeltà a un genere, ma da una visione d’insieme che tiene insieme funk, pop, alternative, e momenti punk, senza perdere il filo.
Le dodici tracce si muovono lungo un percorso a tratti concettuale, a tratti viscerale. Il tema del viaggio, sia fisico che interiore, attraversa brani come Forbidden Seas, Mar Viola, The Route e Disillusione. Qui il mare diventa simbolo di qualcosa che attrae e spaventa, una superficie mutevole sotto cui si agitano desideri, paure, illusioni. Ma non tutto è simbolico: Body e Nothing to Say affrontano con un linguaggio diretto e asciutto la crisi dei rapporti con sé stessi e con gli altri, tra ansia da prestazione e incapacità di comunicare.
La presenza di due cover – Hung Up e La Notte Vola – serve più a sottolineare la duttilità della band che a cercare facili riferimenti: le reinterpretazioni sono filtrate da una precisa identità sonora, che rende questi brani coerenti con il resto del disco. Curiosa e intelligente la scelta di realizzarne anche una versione inglese, Magic, nella tradizione delle pop hit internazionali anni ’80.
L’impressione è che Lady and the Clowns abbiano preso consapevolezza della propria cifra artistica. Mar Viola è un album stratificato ma accessibile, che funziona bene anche senza decifrare ogni riferimento. La produzione è curata senza essere patinata, e l’energia live della band – ben nota a chi li ha visti sul palco – si avverte sotto la superficie di ogni brano.
Senza slogan né pose, Mar Viola è un disco sincero, che accetta il rischio di mettersi a nudo. È una prova di maturità che non ha bisogno di dichiararsi tale, ma lo dimostra in ogni scelta.