Trovo che “Fiumi” resti sospeso come un poco accade nella sua immagine di copertina. Trovo che questo primo disco dei Laboa suoni inglese, suoni di metallo, suoni anche con quel calore pop di cui noi italiani siamo maestri. È un disco che peraltro si arricchisce di ben oltre 170 video che troveremo in rete a raccontarci una produzione che per molti artisti significa anche un bel passaggio di vita…
In rete oltre 170 video per raccontare la nascita di questo disco. Com’è nata una simile idea?
Stavamo per entrare in studio per registrare alcuni dei brani che potete sentire in questo EP e ci siamo detti che sarebbe stato molto interessante documentare la “nascita” delle nuove canzoni. Siamo da sempre dei grandi divoratori di video su YouTube e quindi in quel momento abbiamo deciso di raccontare le sessioni in stile vlog, a puntate, come se fosse una piccola serie. Poi è arrivata la pandemia e tutto il mondo della musica si è fermato; lì abbiamo deciso di portare avanti il progetto e di ampliarlo: abbiamo iniziato ad intervistare i professionisti della musica che, anche dopo il lockdown, stavano vivendo un momento abbastanza tragico. Da lì in poi abbiamo documentato ogni passo che abbiamo fatto: dalle prove, al songwriting, ai concerti, per più di tre anni, ogni settimana, fino ad arrivare ad oggi.
E poi di questo documentario che ne avete fatto? In qualche modo è legato al disco?
Il focus non è solo il disco, ma è la vita dietro alla band. Tutti vedono il risultato finale, il disco appunto. Noi vorremmo raccontare anche tutto il processo che sta dietro, con l’obiettivo di creare una community, dare e ricevere consigli ed evolvere come musicisti e come persone.
Veniamo a “Fiumi”: titolo che trovo interessante. Adoro navigare nel sotto-testo delle parole. La vita che scorre? E in genere il fiume può anche esondare e portare distruzione…
Sicuramente durante questi anni le nostre 4 vite sono cambiate molto, eravamo immersi in un processo naturale di crescita, fatto di alti e bassi, di distruzione, di costruzione e di realizzazione. La musica per noi è sempre stato il mezzo con il quale abbiamo potuto confrontarci sulle cose importanti e scavare dentro di noi per capirci un po’ meglio. Fiumi è un EP che nasce proprio dall’esigenza di buttare fuori alcune emozioni, che sono uscite con forza nel momento della scrittura di questi brani.
E sapete che nel vostro pop tinto di rock ho percepito più volte questa tensione pronta ad esplodere? Sottile sensazione ma da qui nasceva la domanda precedente. Che ne pensate?
Crediamo che siano diverse le sensazioni che è possibile percepire all’interno dell’EP, sicuramente scrivere per noi è un atto liberatorio e abbiamo raccontato situazioni emotive di cui ci volevamo liberare.
Altro ingrediente portante: sospensione e distopia. Anche dalla copertina, trovo che il fiume sia a riposo… la vita è a riposo? Il suono di questo disco è a “risposo”?
Una parte di questi brani sono nati in un periodo in cui tutto il mondo era fermo e in cui ci siamo tutti ritrovati a fare i conti con noi stessi, noi compresi. Questo processo è a “riposo””solo in apparenza, perché ti cambia più dentro che fuori.