La rivolta nella Direzione Investigativa Antimafia

La rivolta nella Direzione Investigativa Antimafia – ROMA. 20/10!2011 – L’élite della Polizia di Stato per il contrasto alla lotta alla criminalità organizzata, inserita nella Direzione Investigativa Antimafia, è in rivolta a seguito della proposta dell’abolizione del T.E.A. (trattamento economico aggiuntivo), per tutto il personale interforze della D.I.A.

 

 

11 Parlamento e il Governo. per contrastare il fenomeno delle mafie e migliorare l’efficacia degli strumenti a disposizione, hanno predisposto un piano straordinario e riunito tutte le norme in un codice unico (Legge n.136 del 13 agosto 2010).

 

In controtendenza i vertici della D.I.A. anziché motivare e nello stesso tempo incrementare l’impegno del personale propongono. in una ottica di politica del risparmio, l’eliminazione dell’esiguo trattamento accessorio. mai aggiornamento dal 1991, previsto dalla legge istitutiva della D.IA., e che ammonta a circa 200/30O euro a seconda delle qualifiche e gradi rivestiti.

 

 

Una situazione che ha visto Far venire meno il rapporto di fiducia tra. il VERTICE e la sua STRUTTURA, la quale attraverso i propri rappresentanti ha chiesto al  Ministro dell’Interno ed al Capo della Polizia l’immediata rimozione del Direttore centrale.

 

 

Una prospettiva di risparmio assolutamente irrisorio ma comunque idonea ad affossare un ufficio cui risultati, in termini di sequestri e confische di beni alla criminalità organizzata di stampo mafioso hanno raggiunto oggi altissimi livelli mai toccati prima da alcun organo investigativo, nonostante i cospicui tagli di risorse subiti nell’ultimo biennio. Infatti sono 6 i miliardi di euro per beni sequestrati e 1.2 miliardi di Euro per beni confiscati che contribuiscono ad aumentare il F.U.G. (fondo unico giustizia).

 

 

Un provvedimento che incide sullo spirito degli operatori quotidianamente impegnati contro organizzazioni sempre più all’avanguardia e con ingenti risorse a disposizione per finanziare manovalanza e attività illecite.

 

 

L’ANIP ITALIA SICURA predisporrà opportune iniziative per ostacolare l’inaccettabile proposta poiché non è possibile pensare che la criminalità organizzata possa essere contrastata sfruttando il senso del dovere, l’obbligatorietà del servizio, il sacrificio e i rischi del personale e delle loro famiglie.

 

 

Sono proprio queste circostanze che obbligano il Sindacato o rivendicare le libertà, i diritti e gli strumenti garantiti dalla Costituzione per salvaguardare i lavoratori in particolare l’esercizio del diritto allo sciopero.

 

Roma 20 ottobre 2011

 

 

Il Segretario Generale Nazionale

don. Flavio Tuzi

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