Intervista a Riccardo Selci per il suo singolo “Io ti darei”

Riccardo Selci, autore, musicista e imprenditore nella meccanica, sposato e padre di cinque figli, nasce a Pesaro nel 1975. Fin da ragazzo canta e scrive brani con un gruppo rock della sua zona. Nella maturità, il suo impegno si concentra nel lavoro d’impresa e nella famiglia, limitando l’attività musicale per alcuni anni. Dal 2020, nella maturità, Riccardo torna a scrivere aprendo il suo cuore, per il bisogno di raccontare le sue esperienze e i suoi ideali. Nel 2022 produce il suo primo EP “LA MIA ORIGINE”, nel 2023 avvia un nuovo progetto con la pubblicazione di 3 singoli, le esibizioni live con una nuova band e le partecipazioni ad alcuni concorsi. Continua il suo percorso nel 2024 con il primo singolo dell’anno “Io ti darei” con l’etichetta Maionese Project.

Come è iniziata la tua avventura nel mondo della musica?

Il “primo tempo” è iniziato verso i sedici anni, perché mi piaceva l’aggregazione che ogni volta si formava attorno a qualcuno che suonava la chitarra. Avevo scritto anche un paio di canzoni, poi dopo qualche anno ho conosciuto il mio gruppo storico e con loro ho iniziato a formarmi e a scrivere più assiduamente.

C’è stato un momento decisivo in cui hai detto “questa è la mia strada”?

Io faccio un altro mestiere, sono amministratore dell’azienda di famiglia con soddisfazione e responsabilità, però la domanda non è fuori luogo perché c’è un momento in cui si è riacceso il fuoco per la musica. La perdita di mio padre, ormai più di cinque anni fa, è stato il fatto che ha mosso il mio centro emotivo e ho dovuto farci i conti. Dà lì le canzoni sono diventate protagoniste del mio vivere.

Come hai superato le sfide che hai incontrato e cosa hai imparato da esse?

Le sfide spostano il tuo baricentro e sono per così dire un momento di verifica, quindi dopo di esse o sei più perso o sei più certo. Io credo di essere più certo, poi vediamo, ci vuole tanta umiltà. Ripartire per un’avventura come questa dopo aver ampiamente superato i 40 non è cosa banale.

Come hai visto evolvere il tuo stile musicale e artistico nel corso degli anni?

Lo stile di scrittura si perfeziona ma come impianto resta lo stesso. Lo stile musicale si evolve tanto, anche da un pezzo all’altro, perché facendo impari, sia a fare meglio, che ad ascoltare tutta la musica in modo nuovo. Dal punto di vista artistico in generale credo di essere più libero, crescendo mi sono alleggerito di alcuni clichè e scrivo solo di quello che mi colpisce, di quello che mi urge.

Quali consigli daresti a chi sta iniziando la sua carriera artistica?

Non sono in grado di dare consigli di questo tipo, dico solo, se desideri una cosa non limitarti a pensarla, prova a farla, perché nell’esperienza tante cose si chiariscono.

C’è un messaggio o un’emozione che speri di trasmettere attraverso questo singolo?

Il tormento che la canzone esprime, è dovuto all’accorgersi di non potere fare la felicità di chi si ama, pur con tutte le buone intenzioni e la dedizione che ci si possano mettere. Canto il disagio di non essere abbastanza, di non avere gli strumenti per riempire il buco che c’è nel cuore dell’altro e il timore di perdere sè stessi nel tentativo di farlo. L’amore è una cosa seria.

Hai intenzione di esplorare nuovi generi musicali nei tuoi prossimi progetti?

Il mio genere viene definito cantautorato/indie, ma ascoltando i grandi autori, ai quali mi ispiro, si possono trovare contaminazioni di ogni genere, quindi direi che il campo è aperto.

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