Gennaro Battimo esordisce con il romanzo “Sherlock & Olmo. La morte di Mascia Maria”, un’opera che pur avendo la struttura di un giallo, si distingue per la sua capacità di intrecciare il mistero con una profonda riflessione sulla vita quotidiana e sulle dinamiche umane.
Il protagonista, Nicola Olmo, si muove tra il suo lavoro in una lavanderia a gettoni e un’indagine che diventa più un percorso introspettivo che una ricerca di verità assolute. Con uno stile asciutto ma evocativo, Battimo costruisce un racconto che esplora la solitudine, l’amicizia e la complessità delle relazioni interpersonali. In questa intervista scopriamo il dietro le quinte del romanzo e il percorso creativo dell’autore.
Il suo romanzo sfugge ai canoni del giallo classico: il mistero della morte di Mascia Maria esiste, ma l’indagine si sviluppa più attraverso i dialoghi e le riflessioni dei personaggi che tramite una ricerca serrata di indizi. Come è nata questa idea?
Il protagonista che avevo nella testa era qualcuno che per lavoro doveva parlare e confrontarsi con tante persone. Avevo pensato inizialmente a un parrucchiere, che cattura le confidenze dei propri clienti. I dialoghi fra amici o conoscenti, i punti di vista differenti, i vari modi di interpretare la realtà in funzione dell’angolo dalla quale la osservi; questo è il filo conduttore del romanzo.
La storia è nata via via, procedendo con la scrittura. Così, a un certo punto, è comparso tra gli utenti della lavanderia a gettoni gestita da Nicola Olmo, il giovane investigatore denominato Sherlock; e poi si è materializzato il caso della morte di Mascia Maria.
Nicola Olmo è un personaggio dalle molte sfumature: il suo continuo bisogno di dialogo, il rapporto con i clienti della lavanderia, la sua tendenza a osservare più che agire lo rendono una figura umana e complessa. Quanto di lui nasce da un’esperienza personale o da osservazioni della realtà?
Nicola ha preso vita facendogli fare tutto quello che non so fare. È un dongiovanni amante della tecnologia, del faidate, dei viaggi e della cucina.
Inizialmente, Olmo lavorava in un salone di parrucchiere (difatti il file del manoscritto è ancora salvato con il titolo di Nicolalosciampista.doc). Solo dopo un po’ ho capito che sapevo poco o nulla dei parrucchieri, perciò Olmo è diventato il gestore della lavanderia a gettoni del romanzo.
La lavanderia a gettoni è un luogo particolare, non solo perché è il fulcro della quotidianità di Nicola, ma perché diventa un punto d’incontro tra persone che normalmente non avrebbero occasioni di parlarsi. Che valore ha per lei questa ambientazione? Ha attinto a luoghi realmente esistenti per costruire lo spazio narrativo del romanzo?
Quando ero studente a Pisa, negli anni 90, mi sono imbattuto per caso in una lavanderia a gettoni; la prima della provincia.
Dopo un litigio, sono diventato amico del titolare, che ora fa il professore all’istituto alberghiero. Andavo a lavare le lenzuola, perché da studenti fuori sede non avevamo la lavatrice a casa; pero’ andavo soprattutto a parlare col titolare, di politica, di libri, di film, a sfogare la tensione creata dagli esami da superare.
Il romanzo si regge su dialoghi vivaci e riflessioni interiori più che su lunghe descrizioni o scene d’azione. Era una scelta narrativa che aveva in mente fin dall’inizio?
Da adolescente, presi dalla libreria di casa un libro che aveva una struttura nettamente diversa da quella dei libri tradizionali, era un romanzo epistolare. Un botta e risposta tra i protagonisti. Con “Sherlock & Olmo” ho sostituito le lettere con i messaggi whatsapp tra Nicola e la sua amica Loredana, per poter far scambiare tra i due informazioni e stati d’animo in pochissime battute.
Sherlock è un investigatore, ma non è certo il detective infallibile a cui siamo abituati nei gialli più classici. Qual è il suo ruolo all’interno della storia e che rapporto ha con Nicola?
Tutti i clienti della lavanderia di Nicola Olmo hanno dei soprannomi; Sherlock è il soprannome attribuito a un giovane che ha appena concluso il corso di studi per diventare investigatore privato. Amico di Nicola, si affida a lui per chiedere aiuto in tutto; anche quando decide di accettare il primo caso. Assieme i due si mettono alla ricerca della verità, cercando di risolvere il mistero della morte di Mascia Maria.
Ci sono molti personaggi secondari che arricchiscono la narrazione e donano profondità alla storia. Quale tra questi le è più caro? C’è un personaggio che ha avuto un’evoluzione inaspettata durante la stesura del romanzo?
Sono numerosi i personaggi che gravitano attorno alla lavanderia a gettoni e che colorano in qualche modo la quotidianità di Nicola Olmo. Ma il personaggio più caro (l’unico inventato) è quello di Mascia Maria, che mi dà la possibilità di parlare della grandezza delle donne, che purtroppo, ancora molto devono aspettare per essere trattate alla pari di noi uomini.
È l’unico personaggio inventato, ma nella vita reale, un giorno mi ha contattato proprio una signora di nome Mascia Maria, anche un po’ risentita dopo aver letto il titolo del libro. Però gliel’ho regalato, l’ha letto e ora siamo amici.
Il romanzo è fortemente legato al concetto di memoria e di nostalgia. I rimpianti di Nicola, il suo rapporto con il passato, il confronto con i compagni di scuola che preferisce evitare… pensa che il ricordo sia un tema che influenza fortemente il nostro presente? Scrivere questo romanzo è stato, in qualche modo, un atto di elaborazione personale del tempo trascorso?
Io ho lasciato San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli appena ho raggiunto la maggior età: sono andato a studiare in Toscana e ci sono rimasto.
La Toscana mi ha accolto benissimo; ma la vera nostalgia verso la terra di origine è una costante. Come disse il poeta Goethe: “Non può essere mai triste chi può tornare col pensiero a Napoli”.
Il suo stile è diretto, privo di eccessi, ma al tempo stesso evocativo e carico di significati nascosti. Ha sempre scritto in questo modo o il suo stile si è evoluto nel tempo? Ci sono aspetti della sua scrittura che ha dovuto limare o che ha riscoperto proprio durante la stesura del romanzo?
Non mi sono mai dilungato in dettagli troppo descrittivi; forse perché ritengo che ogni lettore abbia il diritto di lasciare libera la propria immaginazione, o forse perché non né sono in grado. Anche nel mio lavoro cerco di essere diretto ed evitare eccessi; probabilmente per fornire al mio interlocutore gli elementi essenziali per potersi fare un’idea.
L’ironia è un elemento importante del libro, non solo nei dialoghi ma anche nella costruzione di alcune situazioni. È qualcosa che le viene naturale o è una scelta consapevole? Pensa che l’ironia sia un modo per alleggerire la narrazione o per rivelare qualcosa in più sui personaggi?
Probabilmente l’ironia è l’eredità principale che mi ha lasciato Napoli. La uso nella vita privata e in quella lavorativa. Si tenga conto che ho vissuto i primi 18 anni della mia vita a San Giorgio a Cremano, il paese di Massimo Troisi, uno dei comici più innovativi del suo tempo; e comunque Napoli è la patria di De Filippo, Totò, Luciano De Crescenzo….)
“Sherlock & Olmo. La morte di Mascia Maria” è il suo primo romanzo pubblicato, ma nella sua biografia si accenna ad altri racconti già pronti, a testi rimasti inedito nelle memorie dei suoi PC. Qual è il prossimo passo? Sta già lavorando a una nuova storia e, se sì, seguirà lo stesso approccio narrativo o sperimenterà qualcosa di diverso?
Si può dire che è quasi pronto “Sherloch &Olmo: la gita scolastica a Londra”. Racconta il secondo caso che deve risolvere Sherlock, sempre con l’aiuto di Nicola Olmo, naturalmente. Ma ho in mente anche il titolo per il terzo, “Scherlock &Olmo: la lezione di catechismo”.