Dopo Cuore Leggero Manupuma torna con una versione inedita di Charleston”, una sorta di omaggio a Milano, alla sua anima metropolitana e poetica, ai suoi angoli nascosti e ai suoi personaggi notturni.
Qualche giorno fa abbiamo incontrato Manupuma e ci siamo fatti raccontare dell’album Cuore Leggero e del nuovo singolo “Charleston”
Il titolo dell’album, “Cuore Leggero”, sembra suggerire un equilibrio tra la pesantezza della vita e la leggerezza dell’animo. Cosa rappresenta questo equilibrio per te e come si riflette nel tuo lavoro?
Se ci penso capisco che sono arrivata solo adesso alla conclusione che la vita di un essere umano e’ in continuo mutamento. Un conto è capirlo, un conto sentirlo; mi sono guardata indietro e mi sono accorta per caso di essermi salvata da una tormenta. Sapevo di essere nata in mezzo all’amore ma non mi aspettavo che la mia vita sarebbe stata una tempesta. Penso che avere il cuore leggero sia lo stato meraviglioso che si raggiunge cantando, stando immersa nel suono della musica che, personalmente, mi porta in una realtà in cui sto’ bene, mi sento a casa protetta e viva.
In che modo il lavoro con artisti come Michele Ranauro e il resto del tuo team ti ha ispirato e arricchito nel corso della realizzazione dell’album?
Non essendo musicista, nel senso che non suono strumenti musicali, le mie poesie hanno preso la forma di canzoni quando ho incontrato Michele Ranauro, pianista e compositore; ci siamo trovati subito molto affini per il modo di sentire certe cose e grazie a questo è stato facile tradurre in strofe chilometriche poesie scritte negli anni. Era quasi scontato che ci fosse il suo piano e i suoi arrangiamenti nel mio nuovo album prodotto da Taketo Ghoara.
Manupuma, come descriveresti l’evoluzione del tuo suono e della tua scrittura rispetto al tuo esordio? Ci sono stati cambiamenti significativi nella tua musica e nella tua visione artistica?
Penso che dal passato si possa prendere quello che riteniamo interessate e che, in qualche modo, possa essere rielaborato. A questo proposito, mi piacerebbe riprendere alcuni brani del mio primo album e riproporli in un live ma vestirli con altri abiti, insieme ai miei nuovi brani.
Alcuni dei brani, come “Polvere”, sembrano toccare corde molto intime e personali. Quanto è stato difficile esprimere emozioni così intime attraverso la musica?
Cantando ho ritrovato la mia parte adolescente che ascoltava Janis Joplin e si commuoveva, mi sono emozionata e mi sono ricordata di mio papa’ e di quanto mi mancava: sono andata negli abissi per ritrovare l’anima e per ritrovarlo e sono tornata all’alba.
Qual è la tua idea di “successo” in musica? Come vedi il tuo percorso e quale direzione speri di prendere nei prossimi anni?
Mettermi a fuoco e stare nel mio balance, per il futuro ho in mente e sto’ progettando dei live, voglio preparare qualche cosa di nuovo che non sia per forza una performance legata all’idea di concerto che di solito si ha in mente, per questo ci vuole tempo, ricerca e prove, ed è quello che faccio tutti i giorni, spero ne uscirà un lavoro interessante da presentare.
C’è’ una traccia a cui sono particolarmente legata, che si intitola ”Los Angeles ”, per chi ha voglia di ascoltarlo e’ l’ultima traccia del mio primo album ”Manupuma”. Vorrei riprendere in mano il “modo” e il tipo di ricerca che avevo iniziato su questo brano e sperimentarlo su altri.
l tuo album è molto ricco di significati e temi profondi. Quanto influisce la tua vita personale e le esperienze quotidiane su ciò che scrivi e canti?
Grazie per aver trovato profondità, viva i cuori leggeri!
Perchè dopo diversi anni hai deciso di pubblicare una versione inedita del brano “Charleston”?
Dopo 11 anni, mi sono resa conto che il fuoco che avevo dentro quando ho scritto questa versione era e rimane autentico. Qui il mio modo di cantare si avvicina alla performance teatrale. Ho pensato fosse bello divulgarla ora. È una versione libera, è una versione divertita ma è anche amare la vita così com’è.