Cristina Pacinotti e “Il vero senso dei suoi passi incerti”: un invito alla riflessione

Con il nuovo romanzo “Il vero senso dei suoi passi incerti”, edito da Morellini, Cristina Pacinotti racconta un viaggio che unisce movimento fisico e interiore. La protagonista, Maria, esplora realtà come gli ecovillaggi e affronta le contraddizioni della modernità, trovando nella maternità un punto fermo.

Un libro che invita a riscoprire il senso del cammino, intrecciando vita personale e ricerca di una visione alternativa del mondo.

Il viaggio descritto nel suo romanzo è sia fisico che interiore. Quanto è importante, secondo lei, il movimento per superare l’inerzia esistenziale della società moderna?
Ritengo che più del movimento tout court sia importante il riconoscere una direzione, sapere verso dove dirigiamo le nostre energie e i nostri sforzi. Non credo che nella nostra società manchi il movimento, anzi, ci muoviamo tutti moltissimo, e spesso questo correre di qua e di là, avanti e indietro, serve soltanto a mascherare un’assenza di senso o comunque una confusione interiore che ci impedisce di sapere verso dove dirigerci e perchè. Per cui sì, assolutamente sì al viaggio, al movimento interiore e anche a quello fisico, esteriore, in quanto, come scriveva Voltaire “è bello vedere cose nuove”, ma soprattutto quello che conta è scoprire il senso della ricerca che ci fa muovere. Sicuramente la funzione straniante del viaggio permette un rinnovamento dello sguardo, il vedere nuove cose ci porta a vedere le vecchie con nuovi occhi. Allontanarsi dal quotidiano, dal troppo noto, prendere le distanze da dove siamo e dal cosa facciamo normalmente può portarci a vedere la realtà in modo nuovo, a scoprire lati inediti di ciò che ci circonda e di cui ci circondiamo, a liberarsi dalle abitudini e dalle situazioni stagnanti. Ma senza viaggio interiore… non andiamo da nessuna parte e rischiamo di ritrovarci a girare sulla ruota come criceti in gabbia.

Maria, la protagonista, sembra abbracciare un’idea di alternativa. Ritiene che sia possibile conciliare la vita in un ecovillaggio con il ritmo frenetico del mondo contemporaneo?
Bisogna intenderci sul significato di conciliare. La realtà degli ecovillaggi (circa una ventina, soltanto in Italia, alcuni dei quali “in onda” da tanti anni) è già di per sé una risposta: sì, certo, possono ancora darsi isole, zone franche, luoghi dove mettere in atto con persone affini pratiche alternative di vita ma è oltremodo importante evitare l’isolamento, necessario nei primi anni di vita di una comunità, ma dopo da superare. E difatti al giorno d’oggi la maggior parte degli ecovillaggi fa parte di una rete di scambi con le realtà locali, l’associazionismo e la società civile. Solo allargando il Cerchio si possono diffondere diverse visioni della vita in tutti i suoi aspetti e coinvolgere sempre più soggetti interessati al Cambiamento.

Nel ’95, l’India rappresentava un’idea di spiritualità e rinnovamento per molti. Pensa che questa percezione sia cambiata oggi, e se sì, come?
Credo che in una società globalizzata come la nostra i punti di riferimento di un tempo abbiano perso molto del loro “smalto”. L’ India è ormai un territorio complesso, fatto di tante contraddizioni. La spiritualità che comunque troviamo in quei luoghi ha radici talmente profonde che neanche la globalizzazione è riuscita a cancellare. Per cui un viaggio in india, oggi come ieri, può avere una grande potenza trasformatrice.

La maternità in “Il vero senso dei suoi passi incerti” è centrale. Quanto ha inciso il legame tra Maria e Andrea nel plasmare la direzione del suo viaggio?
Tantissimo, il rapporto madre-figlio è l’unica certezza di Maria. Tra tanti passi incerti è il suo punto fermo, denso di significato, intriso di ricchezza esistenziale, fonte di continuo stupore e allegria. Il motore, il perno da dove tutto si muove per poi ritornare al centro: la meravigliosa e profondamente trasformatrice esperienza della maternità.

Maria incontra esempi di alternative autentiche durante il suo viaggio. Quali sono, secondo lei, le caratteristiche fondamentali di una vita veramente “alternativa”?
L’elenco sarebbe lungo: In sintesi direi un rapporto profondo, autentico con la Natura, la riscoperta di valori di solidarietà, la comunicazione circolare tra le persone, il rispetto per ogni diversità, l’impegno per una società più giusta attraverso l’esempio e la coerenza dei proprio stile di vita, la messa in campo di pratiche concrete il cui obiettivo sia difendere l’ambiente e valorizzare i lati più positivi e autentici delle relazioni umane per una crescita sia individuale che collettiva.

Articolo precedenteCharity Café di Roma, i concerti dal 1° al 4 gennaio 2025
Articolo successivoSold out per la personale di Dayan Nazari Pompei MMXXIV