I FUORI SCENA
CHE VITA MERAVIGLIOSA
un’idea di Veronica Meddi
drammatizzazione e regia Veronica Meddi
con (in oa) Federico Galassi, Fabio Florio, Gianluca Canetti, Alessandro Vella, Patrizia Barbieri, Maria Grazia Maniccia, Paola Iuliano, Sara Toso, Marzia Canacari, Alessia Meddi, Pina Burelli, Giuliano Lattanzi, Paola Scarchini, Stefano Dionisi.
E la straordinaria partecipazione del Maestro Massimo Bognetti (chitarra), Emiliano Florio (chitarra e voce), Valerio Galassi (voce), Eleonora Lattanzi (voce), Giorgia Antonelli (basso), Manuele Santoro (chitarra).
Scena I Fuori Scena, costumi I Fuori Scena, luci e fonica David Di Ianni, riprese video Don Enrico Maria Trusiani, layout e design Angelo Fracassi, foto Cristiano Ferranti. Produzione I Fuori Scena
Centro Culturale Benedetto XVI
(Ingresso da Piazza Santa Maria Consolatrice)
17 – 18 maggio 2025
Al Centro Culturale Benedetto XVI della Chiesa Santa Maria Consolatrice (Casal Bertone, Roma) nell’anno giubilare, per la Festa patronale Santa Maria Consolatrice, il 17 alle ore 20:30 e il 18 maggio alle ore 18:30 la compagnia teatrale I Fuori Scena presenta CHE VITA MERAVIGLIOSA, uno spettacolo di Veronica Meddi.
Sono 14 i singoli personaggi che appaiono in scena e centellinano tutta la loro straordinaria bellezza, goccia a goccia un’umiltà appesantita da un carico di problemi, sogni mancati, amori sgretolati, vizi che rasentano la blasfemia.
Eppure, nonostante tutto e tutti, questi 14 individui – a uno a uno – è proprio dalle macerie in cui scavano che trovano, se non un tesoro, almeno un raggio impallidito di speranza.
Se vero è che le unghie si spezzano, i denti marciscono, le ossa vanno in frantumi, altrettanto vero è che loro nelle azioni quotidiane che li vedono impegnati nell’arte della sopravvivenza si pongono domande a cui tentano di dare risposte.
Nella bellezza dei contrasti cadono gli inutili giudizi stereotipati.
Solo un giudizio è ammesso, è Universale, dunque, mentre in scena avviene l’azione, nel pubblico si apriranno riflessioni profonde, banali mai. Non c’è pietismo, né elemosinate attenzioni, piuttosto si manifesta in ognuno di loro tutta la straordinaria bellezza. In questa apparente tragedia vibra con fierezza sfrontata tutto il sacro pathos della vita che restituisce loro una visibilità dai contorni ben delineati.
«Luogo incantevole» è la battuta che apre lo spettacolo – appartiene a Estragone nella meravigliosa assurdità beckettiana dell’En attendant Godot -. Ma facciamo finta che Godot cali dall’alto sotto forma di albero e che a lui sarà possibile chiedere tutto ciò che non capiamo e non capiremo mai.
Per quanto visibili noi, custodiamo in un celato e protetto intimo le paure, le ansie, le lacrime, i dolori, lutti e tradimenti, perché abbiamo scelto di lasciare implodere tutto questo lasciandolo marcire dentro. Loro no, questi 14 potenti invisibili urleranno come Munch ai passanti distratti tutto il loro malessere e come la Maria di Schmidtner scioglieranno i nodi di una vita che è e deve essere meravigliosa. In ogni singola vita ce ne sono molte altre, inutile negare l’umano ovvio, ed è proprio nella coralità apparentemente laica che il regista ha scelto di mostrare il sacro.
Intanto qualcuno chiude gli occhi e implora a tutti di andare via, chi conosce bene i domani che non arrivano mai, chi è madre mai, c’è chi se la prende col Padreterno, chi nella sua follia pensa di essere la Madonna, chi ha scelto di tacere perché il silenzio è sacro, chi di diventare un fumetto da sfogliare, chi ammazza suo fratello, chi si gioca la vita come in una partita a carte.
Sono quattordici sopravvissuti, imperfetti, pieni di cicatrici. Sono voce di carne e di anima a cui bolle il sangue che pulsa tra le ossa che fanno male.
Di queste 14 vite non si butta via niente, anzi, è proprio dal niente che tutto nasce, cresce, si rivela.
A detta del regista.
“Ho pensato che, in questo anno Santo, per mezzo di uno spettacolo teatrale, avrei potuto spostare quei corpi da sotto il colonnato di San Pietro a fin dentro la Cappella Sistina. Tutti meritano un’immersione di bellezza. Gli elementi scenici predominanti sono una scalinata di Piazza San Pietro – la potente immagine di un uomo solo, il Papa, in una notte fredda di pandemia mi ha come stracciato l’anima – e un fondale su cui ho scelto di esporre il Giudizio Universale di Michelangelo Buonarroti; infatti, quest’opera mostra l’Evento dell’ascesa al potere alla fine del mondo del Cristo per inaugurare il Regno di Dio è uno straordinario capolavoro dell’arte occidentale;
Proprio come Papa Francesco credo che l’artista deve « contrastare la cultura dello scarto » e come asseriva lui « Questa società ha preso l’abitudine, dopo l’usa e getta delle cose, di usare e scartare anche le persone, così come butta via le loro illusioni ei loro sogni… Niente è perduto, niente è scartato, tutto ha un senso all’interno della magnifica opera di Dio. La misericordia di Dio non scarta », così, io che non sono una regista, in uno spazio che non è un teatro, insieme a 14 persone che non sono attori, con il nulla abbiamo creato un vero spettacolo.
Credo che la tenerezza di questo spettacolo sia l’unica rivoluzione che può sfiorare le sensibilità delle presenze in sala, proprio come fanno i soffioni, i piccoli fiori selvaggi che crescono ostinati tra le pieghe dell’asfalto”.
Orari degli spettacoli :
sabato 17 maggio ore 20.30 e domenica 18 maggio ore 18.30
durata 90 minuti senza intervallo
ingresso offerta libera (il ricavato andrà completamente devoluto in beneficenza)
CHE VITA MERAVIGLIOSA
Drammatizzato e diretto da Veronica Meddi
Con Federico Galassi, Fabio Florio, Gianluca Canetti, Alessandro Vella, Patrizia Barbieri, Maria Grazia Maniccia, Paola Iuliano, Sara Toso, Marzia Canacari, Alessia Meddi, Pina Burelli, Giuliano Lattanzi, Paola Scarchini, Stefano Dionisi.
17 e 18 MAGGIO
CENTRO CULTURALE BENEDETTO XVI
Ingresso da Piazza Santa Maria Consolatrice
informazioni e prenotazioni
339 5607076